Prima pagina » Cultura » Pasolini, il mistero infinito: nuove rivelazioni sull’omicidio nel libro di Simona Ruffini

Pasolini, il mistero infinito: nuove rivelazioni sull’omicidio nel libro di Simona Ruffini

La figura di Pier Paolo Pasolini si è sempre intrecciata con il tema della predestinazione e della morte annunciata

Pier Paolo Pasolini

Pier Paolo Pasolini

La morte di Pier Paolo Pasolini, una delle figure più complesse e affascinanti della cultura italiana del Novecento, continua a sollevare interrogativi, a quasi cinquant’anni da quella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975, quando il suo corpo martoriato venne ritrovato all’Idroscalo di Ostia.

Oggi, sabato 8 febbraio, alle ore 17, presso la Parrocchia Sacro Cuore di Gesù Agonizzante di Vitinia (Roma Sud), la criminologa Simona Ruffini presenta il suo libro-inchiesta “Caro Pier Paolo, ti racconto il tuo omicidio”, un’opera che getta nuova luce su uno dei più inquietanti misteri della cronaca italiana.

L’autrice, nominata consulente dalla famiglia Pasolini, ha seguito da vicino le indagini che hanno portato alla riapertura del caso giudiziario, scoperte che potrebbero riscrivere la verità sull’assassinio dello scrittore, poeta, cineasta ed eretico per eccellenza del Novecento italiano.

Simona Ruffini

L’indagine sulla morte di Pasolini che ha riaperto il caso

“Le nostre indagini hanno fatto riaprire il caso giudiziario”, ci ha raccontato Simona Ruffini in un’intervista esclusiva. “Abbiamo avuto accesso al RIS per assistere alle operazioni peritali, raccogliendo diverse testimonianze depositate in Procura. Grazie al nostro lavoro sono stati trovati nuovi profili genetici allora ignoti. Questo ha cambiato la storia dell’omicidio Pasolini”.

Queste parole pesano come macigni su un caso che, ufficialmente, sembrava chiuso da anni. Nel 1976, Pino Pelosi, all’epoca diciassettenne, venne condannato per omicidio volontario in concorso con ignoti. Ma quegli ignoti sono rimasti tali per quasi mezzo secolo, alimentando il sospetto che dietro l’efferato pestaggio ci fosse una regia ben più oscura e complessa.

Le nuove prove scientifiche, emerse grazie all’accesso ai reperti custoditi nei laboratori dei carabinieri, potrebbero fornire una chiave di lettura diversa, più vicina alla verità che Pasolini stesso sembra aver previsto nei suoi scritti.

Pasolini e la profezia della propria morte

La figura di Pier Paolo Pasolini si è sempre intrecciata con il tema della predestinazione e della morte annunciata. Nei suoi articoli corsari, nei suoi scritti e persino nei suoi film, il poeta di Casarsa sembrava intuire di essere un bersaglio, un intellettuale scomodo che avrebbe fatto una fine tragica.

Basti rileggere le sue parole ne Il romanzo delle stragi: “Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato golpe, e che in realtà è una serie di colpi di Stato istituiti per garantire la continuità del potere. Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e Bologna. Io so“.

Le sue parole bruciavano come sentenze e prefiguravano un destino di isolamento, persecuzione e morte. Una morte che sarebbe avvenuta in un luogo desolato, un luogo di margine, l’Idroscalo di Ostia, simbolo perfetto del degrado e dell’abbandono, ambientazione finale della sua tragedia esistenziale. Nel suo ultimo film, Salò o le 120 giornate di Sodoma, Pasolini raccontava il potere che distrugge il corpo e l’anima, un sistema di oppressione che non poteva tollerare un poeta come lui.

Un delitto politico o un’aggressione casuale?

L’omicidio Pasolini è stato, per decenni, terreno fertile per le ipotesi più disparate:

  • Delitto di borgata o esecuzione politica?
  • Vendetta personale o omicidio orchestrato dai poteri forti?
  • Un’aggressione degenerata o un piano premeditato?

Le nuove scoperte riportate da Simona Ruffini nel suo libro sembrano inclinare la bilancia verso la tesi di un delitto più complesso, dove Pelosi potrebbe essere stato solo un’esca o un capro espiatorio.

L’esistenza di nuove tracce genetiche riaccende il sospetto che quella notte Pasolini sia stato massacrato da più persone, forse un gruppo organizzato, in un’esecuzione che porta il segno di una violenza eccessiva, sproporzionata, simbolica.

Le indagini riaperte dalla Procura potrebbero dunque dare finalmente un volto agli “ignoti”, chiudendo il cerchio su un caso che ha segnato per sempre la storia culturale e politica italiana.

La ferita ancora aperta della morte di Pasolini

L’eredità di Pier Paolo Pasolini resta viva, più che mai attuale. La sua poetica, il suo sguardo sulle contraddizioni dell’Italia, la sua denuncia del potere e dell’omologazione culturale lo rendono un intellettuale che ancora oggi inquieta e fa discutere.

L’evento di oggi a Vitinia non è solo la presentazione di un libro, ma un tentativo di restituire giustizia e verità a un uomo che ha pagato con la vita il suo coraggio di pensiero.

E mentre la verità giudiziaria è ancora da scrivere, una cosa è certa: Pasolini aveva previsto tutto. E il suo ultimo grido resta ancora inascoltato.