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Pasqua, Papa Francesco in visita al carcere di Regina Coeli nel primo giorno del triduo

Il Pontefice, senza naselli per l’ossigeno ma visibilmente sofferente, ha affermato che vivrà il periodo pasquale come potrà

Papa Francesco, Bergoglio

Papa Francesco, foto di Claudio Pasquazi

Papa Francesco è entrato, in visita, nel primo pomeriggio del 17 aprile, nella Casa Circondariale di Regina Coeli a Roma. Nessuna processione ufficiale, solo una piccola auto bianca e un uomo stanco ma determinato. Ha voluto incontrare una settantina di detenuti, stringere mani, scambiare sguardi, ascoltare silenzi. Il tutto con il volto segnato dalla fatica e l’assenza degli ormai abituali supporti per l’ossigeno.

Papa Francesco a Regina Coeli: “Sono qui con gioia”

All’ingresso del carcere, l’accoglienza è stata quella riservata a chi viene riconosciuto come parte della comunità. Applausi, cori, un’ovazione spontanea: “Francesco, Francesco” si è levato dai cortili interni, ben udibile anche dall’esterno. Il Pontefice ha varcato il portone principale per poi fermarsi nella rotonda, il cuore simbolico dell’istituto penitenziario, dove si è svolto l’incontro con i detenuti, molti dei quali partecipano abitualmente alle attività spirituali guidate da don Vittorio Trani, il cappellano.

“Auguri per la Pasqua, sono qui con gioia”, ha detto con voce sottile. Un augurio semplice, essenziale, come la sua presenza. Don Vittorio, che conosce bene l’ambiente e le persone che lo abitano, ha sottolineato quanto il Papa apparisse affaticato, ma allo stesso tempo profondamente coinvolto: “È stato un momento forte, pieno di umanità. Ha avuto la forza di uscire dal Vaticano e venire qui, anche nelle sue condizioni”.

A colpire più di tutto è stata una riflessione condivisa dal Santo Padre all’uscita: “Ogni volta che entro in un luogo come questo, mi chiedo: perché loro e non io?”. Una frase che scardina ogni approccio moralistico e che rimette al centro la comune fragilità dell’essere umano. Non c’è distanza tra chi giudica e chi è giudicato, tra chi sta dentro e chi resta fuori. C’è solo la consapevolezza che la vita spesso divide per traiettorie più complesse del semplice bene o male.

Papa Francesco: “Vivrò la Pasqua come posso”

La mattinata si era aperta con la Messa Crismale a San Pietro, celebrata dal cardinale Domenico Calcagno. Papa Francesco non ha presieduto, come da previsioni: la sua salute ancora instabile non lo consente. Eppure, nel pomeriggio, ha trovato le forze per recarsi tra chi spesso è dimenticato, rendendo concreto il messaggio evangelico attraverso una scelta che è tanto pastorale quanto simbolica. La sua Pasqua comincia da lì, tra le mura grigie del carcere, dove la speranza ha bisogno di essere nutrita, anche solo con una presenza.

Alla domanda dei giornalisti su come vivrà la Pasqua, la risposta è arrivata disarmante e umanissima: “Come posso”. Nonostante la fatica visibile, Francesco ha voluto mantenere un filo con la tradizione del Giovedì Santo, quando ogni anno si reca in carcere per la lavanda dei piedi. “Quest’anno non posso farlo, ma voglio esserci lo stesso. Prego per voi e per le vostre famiglie”, ha confidato ai detenuti. Anche privato del gesto rituale, il senso della visita è rimasto intatto: un modo per dire che nessuno è troppo lontano per essere raggiunto, nemmeno chi vive tra le sbarre.