Patrimonio Roma Capitale, la (s)vendita e lo stabile di Buzzi
La denuncia del M5S Roma: nel dettaglio, tutte le criticità della delibera che domani approderà in Aula
Dopo le due pregiudiziali di ieri, che hanno rimandato la discussione della delibera n. 88/2013 sull’alienazione del patrimonio di Roma Capitale (leggi qui), il M5S Roma continua ad annunciare battaglia. "Non sono stati forniti dei dati basilari per votare la delibera, ovvero su chi conduce gli immobili e il loro valore singolo ma c'è solo il totale e questo non ci permette di fare emendamenti al provvedimento" – denunciava ieri il consigliere comunale e capogruppo M5S in Campidoglio Marcello De Vito. Oggi, De Vito e i suoi 3 colleghi pentastellati – Virginia Raggi, Daniele Frongia ed Enrico Stefàno – spiegano nel dettaglio i motivi per cui hanno opposto un veto a questa delibera.
“Il sindaco Marino, come un conte in rovina, a dispetto del suo programma elettorale che prevedeva la tutela e la valorizzazione del dei beni comuni, proverà a vendere 600 immobili di tutti noi, molti dei quali di pregio, per porre rimedio ai disastri che sta provocando sui bilanci della Capitale”. Disastri che si sono accumulati anche negli anni precedenti. In questo articolo, tutti i dettagli; le foto in allegato all’articolo supportano i dati che verranno snocciolati.
NON UNA VENDITA, MA UNA SVENDITA. Ma perché il M5S si oppone così fermamente alla vendita del patrimonio di Roma Capitale? Perché, più che una vendita, in realtà sembra una “s-vendita”. “Gli immobili sono sostanzialmente gli stessi che Alemanno provò a vendere nella delibera 42/2012, ove si indicava un valore presunto di 247 milioni di euro, mentre oggi si ha l'improbabile pretesa di venderli a 300 mln, in una fase recessiva del mercato”. Il M5S Roma è contrario a “vendere questi immobili”, dei quali “molti sono appartamenti in centro affittati a due lire”, almeno finché “non avremo una vera anagrafe del patrimonio pubblico, che il Comune continua a non adottare, nonostante vi sia una delibera che lo impone” e “perché potrebbero essere sfruttati e valorizzati molto meglio, per il valore che hanno”. Questo provvedimento, dunque, “non rappresenta una misura strutturale”.
Peraltro, “prima di tutto deve essere verificato l'allineamento delle informazioni del data-base comunale con quello dell'Agenzia delle Entrate (Catasto e Conservatoria), altrimenti qualsiasi numero o informazione relativa al patrimonio non potrà mai essere certificata. Il cittadino ha il diritto di aver contezza del patrimonio pubblico attraverso un data-base dinamico, certificato e probatorio, come quello dell'A.d.E., non dagli elenchi che forniscono gli uffici comunali. Vendere diversamente significa vendere male. Del tutto ambigua peraltro è la destinazione dei ricavi” – incalzano dal M5S Roma.
MANCANO I DATI. Ma c’è dell’altro. Come denunciavano ieri, quando sono state presentate le due pregiudiziali, “non ci sono stati forniti i dati” – spiegano – “Abbiamo costantemente espresso la richiesta in tutto l'iter della delibera, fino alla Commissione congiunta Bilancio-Patrimonio del 21 gennaio scorso. In quella sede chiedemmo che ci venissero forniti i nomi dei conduttori, un particolare non di poco conto visto che per il residenziale hanno diritto di prelazione con sconto del 30%, nonché l'indicazione degli immobili affittati, le eventuali morosità e soprattutto il prezzo di ogni singolo immobile ed il suo criterio di determinazione”. Ma cosa è successo? “L'assessore non ci consegnava i dati e la maggioranza esprimeva parere favorevole”.
I VIZI DELLA DELIBERA. La delibera, inoltre, presenterebbe dei “vizi di legittimità”, in quanto sussisterebbe “l’indeterminatezza del suo oggetto” (foto 1). Ovvero: “La delibera si limita ad affermare che il valore complessivo dei circa 600 immobili è pari a circa 300 milioni determinato sulla base dei valori dell'agenzia del territorio, ma non indica il valore di ciascun immobile”. Questo comporta che: “Non potremo emendare un prezzo anormalemente basso di un immobile semplicemente perché questo prezzo in delibera non esiste, è indeterminato” e che “a seguito dell'approvazione del provvedimento, non esisterà alcun ‘deliberato’ che stabilirà di vendere un immobile, poniamo quello di via Pomona, a un dato prezzo, poniamo 914.100 Euro”. In sostanza, “sarà una delibera del tutto aleatoria e indeterminata nel suo oggetto: non vi è alcune certezza su quello che sarà il prezzo di vendita degli immobili".
LA QUESTIONE BUZZI. C’è poi la questione di Buzzi e dell'immobile concesso in locazione alla Coop 29 Giugno. “Abbiamo scoperto che uno degli immobili è lo stesso che Marino aveva affittato alla Cooperativa 29 giugno a dicembre".
Più precisamente “con Deliberazione n. 312 del 24 ottobre 2014 si concedeva in locazione alla Cooperativa 29 Giugno l'immobile in via Pomona 63 (foto 3), di circa 1000 mq coperti e 2400 scoperti (come si evince dalla delibera), per il misero ‘canone annuo di 14.752,80 e mensile in euro 1.229,40’ ” – incalzano i 4 consiglieri. Ma l’assessore Cattoi (attualmente con delega al Patrimonio, ndr) “una volta uscita la notizia, ha subito precisato che la Cooperativa 29 Giugno non avrà la prelazione con sconto del 30 %, trattandosi di immobile non residenziale” – precisano comunque dal M5S, pur chiedendosi – “Chi andrà a comprare all'asta per 914.100 Euro (questo il prezzo di vendita indicato negli elenchi che ci sono stati forniti solo ieri e che… non fanno parte della delibera!) un immobile che rende in affitto praticamente l'1% del prezzo per anni e anni”.
Non solo. “La delibera n. 312 relativa all’affitto stabilisce che l'immobile è di mq 1000 coperti e 2400 scoperti, mentre gli elenchi di determinazione dei prezzi forniti e che non costituiscono parte della delibera, stabiliscono che detto immobile è di 831 mq (foto 5). Quale delle due è vera?” – si chiedono De Vito, Frongia, Stefàno e Raggi.
E in tutto questo, viene da chiedersi: “L'assessore alla Legalità Sabella che cosa fa?”. E mentre si attende una risposta, il M5S annuncia la presentazione di un esposto, “unitamente ai nostri parlamentari romani” e promette battaglia in Aula “a colpi di pregiudiziali e migliaia di emendamenti”.
La questione dell’immobile affittato alla cooperativa 29 Giugno, è stata anche oggetto di un’interrogazione (foto 4). “Il provvedimento con il quale” veniva concesso in locazione “alla Coop 29 Giugno l’immobile sito in via Pomona 63” – si legge nel testo di un’interrogazione del M5S Roma – “disponeva che il ‘canone annuo è stabilito in euro 14.752,80 e mensile in euro 1.229,40 a decorrere dal 1 marzo 2014, da versarsi in rate trimestrali anticipate di 3.688,20 euro cadauna, soggetto ad adeguamento biennale sulla base della media degli indici Istat dei prezzi al consumo del biennio precedente, a decorrere dal 2016’ ” e che “dall’esame degli elenchi degli immobili posti in vendita nella proposta di delibera n. 88/2013, risulta un immobile sito esattamente in via Pomona n. 63”.
Per questo, i consiglieri chiedevano “se l’immobile oggetto della proposta di delibera n. 88/2013 sia il medesimo di cui alla deliberazione di Giunta n. 312/2014” e “quale sia l’importo di vendita a base d’asta dell’immobile de quo; le modalità di determinazione dell’importo; se sussistano eventuali morosità da parte del conduttore”. L'assessore Cattoi ha risposto come abbiamo già scritto sopra. Pierpaolo Pedetti, della Commissione Urbanistica, ha poi aggiunto: “L'abbattimento del 30% è previsto solo per gli inquilini di immobili residenziali così come previsto dalla legge nazionale”.
Anche il consigliere comunale Alessandro Onorato e capogruppo Lista Marchini in Campidoglio, che si è già opposto alla delibera n. 88 sull’alienazione del patrimonio di Roma Capitale (leggi qui), denunciava questo particolare qualche giorno fa. “Il sindaco Marino non ci fa vedere le carte sull'alienazione del patrimonio, ma dalle prime indiscrezioni scopriamo che nell'elenco c'è anche un regalo alla cooperativa 29 giugno di Buzzi: 1.300 mq di locale più 2.000 di piazzale in affitto alla modica cifra di 1.400 euro al mese. Grazie a questa delibera anche loro potranno acquistare a prezzo di saldo. Infatti anche chi è moroso o chi ha il contratto scaduto potrà sanare la propria situazione e accedere alla prelazione”.
LE DUE PREGIUDIZIALI. Nella prima pregiudiziale, presentata ieri dal M5S Roma, si legge che “la proposta” è “viziata” sotto il profilo dell’ “eccesso di potere per carenza dell’istruttoria e vizio della motivazione” (foto 2). “Fin dal deposito della proposta di delibera agli atti delle Commissioni competenti e, poi, più specificatamente, nel corso della Commissione congiunta Bilancio-Patrimonio del 21 gennaio”, i consiglieri del M5S Roma “chiedevano di acquisire dagli Uffici competenti una serie di dati fondamentali ai fini della valutazione e dell’espressione del parere sulla delibera stessa”. In particolare chiedevano: “I nominativi dei soggetti conduttori degli immobili, il valore e la durata dei loro contratti di affitto (ovvero lo stato di occupazione dell’immobile), le eventuali morosità e, infine, il valore di vendita del singolo cespite e la sue modalità di determinazione”.
A norma dell’art. 43 del T.U.E.L., “i consiglieri comunali e provinciali hanno diritto di ottenere dagli uffici, rispettivamente, del Comune e della Provincia, nonché dalle loro aziende ed enti dipendenti, tutte le notizie e le informazioni in loro possesso, utili all'espletamento del proprio mandato. Essi sono tenuti al segreto nei casi specificamente determinati dalla legge”.
Tuttavia, come già specificato, “le predette informazioni non venivano fornite e la Commissione congiunta procedeva comunque all’espressione del parere favorevole sulla delibera”. Pertanto, “la mancata acquisizione ai lavori delle Commissioni dei predetti elementi e atti configura il vizio di eccesso di potere del provvedimento per i profili della carenza dell’istruttoria e della motivazione” e quindi la delibera si ritiene “irricevibile per illegittimità statutaria, regolamentare e normativa”.
Altro vizio della delibera, potrebbe essere quello della “violazione di legge per indeterminatezza dell’oggetto – violazione dell’art. 70 del Regolamento Consiglio Comunale”, oggetto della seconda pregiudiziale del M5S Roma. Nella proposta di delibera, infatti, “viene indicato il prezzo complessivo stimato per i circa 600 immobili posti in vendita ed allegato il loro elenco; ma la delibera non determina il prezzo di vendita del singolo immobile, né risulta ad essa allegato un elenco degli immobili con tutti i loro prezzi”.