PD: il matrimonio tra post Comunisti e post Democristiani è fallito
Il Paese ha bisogno di un forte Partito riformista che promuova un nuovo patto sociale, che non è rappresentato dal Pd
Con l’arrivo di Enrico Letta si spera che riesca a far uscire il Partito Democratico da un equivoco culturale post ideologico. Il matrimonio tra post comunisti e post democristiani è fallito per cui è necessario che le due anime si separino e tornino nel proprio alveo. Il Partito Democratico sin dalla nascita è stato privo di una chiara identità e di una ideologia di appartenenza. Dopo che un segretario post comunista ha combinato solo guai e si è appiattito totalmente sulla posizione di Conte e dei pentastellati. Un partito allo sbando senza una chiara linea politica.
Un’operazione mal riuscita
Il Partito Democratico si è formato aggregando una classe dirigente proveniente dal Partito Comunista italiano e dalla Democrazia Cristiana di sinistra che non presentavano alcuna affinità politica e privo di una chiara visione della società e dello Stato ma esclusivamente per la gestione del potere. Il patto è servito essenzialmente per garantire la sopravvivenza di alcuni leader di riferimento. Chi aderiva alla nuova formazione politica confermava la propria fede seguendo un leader di riferimento più che impegnato a costruire una casa comune.
E’ rimasta una operazione mai completata con gli ex democristiani che spingevano per formare il Partito dei moderati e gli ex comunisti interessati a conservare una diversità che li rendeva ostili alla socialdemocrazia.
E’ giunto il momento che i militanti e dirigenti prendano una seria decisione di tornare nuovamente a concretizzare due realtà, diverse ma unite nel contrastare l’avvento di forze non europeiste. Il grande rischio che il Partito Democratico corre è quello di perdere consensi elettorali sia a sinistra che tra i moderati. Attualmente molti elettori del PD rivolgono il loro sguardo al professor Giuseppe Conte. Gli ultimi sondaggi sono impressionanti a conferma di questo. Il Partito Democratico perde circa sei punti percentuale a favore del movimento rappresentato dall’Avvocato del Popolo.
Il nuovo segretario pone l’accento sullo ius soli e il voto ai sedicenni. Con tutti i problemi che gli italiani stanno vivendo sulla loro pelle è questo il momento migliore per affrontare certi argomenti? Il Paese ha bisogno di un forte Partito riformista che promuova un nuovo patto sociale e che spieghi come la Stato vada radicalmente ripensato. Per questo motivo un segretario di transizione non serve a nulla. Servirebbe un congresso straordinario e costituente che spazzi via equivoci e nostalgie e scriva nuovamente una importante pagina di storia politica.
Cesare Giubbi