PD vs Marino: chi vincerà la partita del nuovo stadio della Roma?
Marino vorrebbe accelerare sul nuovo stadio della Roma a Tor di Valle, ma in Aula la delibera non ha la priorità
Lo stadio della Roma come strumento elettorale. O meglio: visti gli entusiasmi che si muovono attorno al progetto del nuovo stadio della Roma, sembra palesarsi sempre di più la certezza che Marino, nonostante tutto, da questa consiliatura ne esca applaudito. E magari qualcuno lo rimpiangerà e lo ricorderà come il sindaco ‘delle grandi opere’.
Da più parti la costruzione del nuovo stadio della Roma ha incontrato opposizioni, soprattutto da parte di quanti sottolineano come l’area scelta, probabilmente non sia la migliore, visti gli argini del Tevere e la maleodorante (letteralmente maleodorante) situazione del depuratore del Fosso del Torrino. Ma, con ogni probabilità, lo stadio della Roma si farà – quando, non è dato saperlo. Pallotta e Marino sono determinati e decisi. Certo, qualche lato oscuro resta: ad esempio, non si capisce il perché della costruzione di 3 grattacieli nei pressi del nuovo stadio. Ma questo aspetto sembra non interessare molto a chi resta col fiato sospeso in attesa di vedere la prima pietra deposta.
Dalla loro, però, contro ogni opposizione, i vari esponenti del PD capitolino si dicono favorevoli. Insomma, l’attesa è tanta, ma qualche slittamento c’è già stato. Colpevole, la situazione delle ultime due settimane, tra periferie in agitazione e un permesso ZTL che ha fatto inciampare e arrestare la corsa del PD alla conquista di Tor di Valle. Ma, una volta risolto questo aspetto – Marino ha rendicontato in Aula sulle multe – perché non accelerare sulla discussione?
Domanda da un milione di dollari. Un interrogativo, questo, che si sono posti anche i 5 Stelle della Capitale. “Vista l’urgenza di approvazione della delibera di cui parla sempre il sindaco Marino, come mai la maggioranza PD calendarizza, rispetto al Consiglio Comunale precedente, due delibere urbanistiche (nn. 121 e 127) mettendole proprio davanti a quella dello stadio, che in tal modo passa dal 5° al 7° posto?”.
Insomma, il PD in Aula sembra “bloccare e rallentare la volontà espressa dal sindaco e dalla Giunta” – per dirla con le parole del M5S Roma. Che il PD romano, dopo aver fatto cerchio intorno al sindaco Marino sul #multagate per uscire dall’impasse istituzionale in cui Roma Capitale era precipitata – a condizione, come richiedeva il segretario Cosentino, che le multe fossero pagate e che in Giunta ci fosse un rimpasto notevole, rimpasto poi annunciato dal sindaco in occasione della conferenza programmatica del PD capitolino – stia ora tentando di proseguire nel solco che ormai a molti sembra essere noto da tempo, ovvero quello di far fuori (politicamente parlando, s’intende) il primo cittadino?
La posizione del M5S Roma sullo stadio è ben nota. “Sì allo stadio, no alla speculazione” – avvisano, ricordando come la “realizzazione del nuovo stadio dalla A.S. Roma comporta ingenti investimenti non solo da parte dei privati che vi hanno interesse, nel caso la Società di Calcio A.S. Roma, ma anche da parte del pubblico, vale a dire con soldi presi dalle tasche dei cittadini”.
Insomma, secondo il M5S Roma, “quello che è l'interesse privato di pochi amici degli amici viene ‘camuffato’ da interesse pubblico”, con costi che “non saranno interamente a carico dei privati, ma saranno (in buona parte) sostenuti dalla collettività”. Senza considerare che oltre al paventato “aumento di tasse per i cittadini”, si profila un impatto urbanistico non di poco conto, con la “realizzazione di tutta una serie di opere di viabilità, con relativi appalti e colate di cemento su tutto il quadrante interessato”. Dal punto di vista “ambientale-paesaggistico, idrogeologico e della sicurezza in generale, l'impatto sul territorio in oggetto, così come sulle aree limitrofe, sarebbe pesantissimo. Gli studi sommari presentati fanno riferimento allo stato attuale dei luoghi, con un generico accenno ai rischi potenziali a cui l'area è esposta rispetto a eventi di origine naturale, ma senza nessuna analisi approfondita sulla reale pericolosità dell'area stessa e di come l'aumento sconsiderato della esposizione, in seguito alle nuove costruzioni (per migliaia di famiglie), inciderebbe esponenzialmente nella valutazione del rischio stesso” – continuano dal M5S Roma.
Se è vero che Roma “necessita di stadi moderni e funzionali, che siano agli stessi livelli di quelli delle altre grandi città europee, è pur vero che ciò deve essere fatto nel rispetto delle regole, impedendo che la realizzazione dei suddetti impianti sportivi si trasformi nell'ennesima occasione per dare libero sfogo agli ‘appetiti’ degli speculatori edilizi e dei politicanti di turno”.
Ma a Roma, serve questo stadio? Pare di sì, stando alle dichiarazioni del sindaco Marino e della Giunta. E invece, il PD in Aula, boicotta il sindaco e fa slittare la discussione sullo stadio “alle calendae greche” – come osserva Marcello De Vito, consigliere capitolino M5S Roma. Quello stesso Movimento che si dice contrario alla speculazione derivante dalla costruzione dello stadio, ma che non può fare a meno di notare come la strategia di governo di questa città del PD Roma aggiunga danni ai danni. La denuncia del M5S Roma, quindi, si fa doppia: da una parte un netto ‘no’ alla speculazione, dall’altra sottolineare come il PD romano sia pieno di contraddizioni e incongruenze interne.
D’altra parte, inimicarsi una fetta gigante della popolazione romana – non solo i tifosi aspettano con ansia la costruzione dello stadio – è un modo per assicurarsi, per il PD, la dipartita (politica) di Ignazio Marino. Tanto anche i sondaggi-killer commissionati dagli stessi dem evidenziano come senza Marino, al momento, il PD sarebbe comunque il partito più votato – e di questo, i dem si fanno forza. E il sindaco Marino, poi, potrà sempre cavarsela dicendo che la costruzione dello stadio gli è stata impedita dai poteri forti che gli remano contro. Non certo dando la colpa al PD, visto anche che durante la conferenza programmatica del PD romano al Teatro Quirino, il sindaco si è detto orgogliosamente figlio del Partito Democratico. D’altra parte, i panni sporchi si lavano in casa. Insomma, nonostante tutto, si salveranno capre e cavoli. E, alla fine, ci rimettono i cittadini, costretti a subire scelte interne di partito che si riflettono sulla collettività, senza capirci poi un granché.