Per contrastare l’illegalità a Roma non bastano azioni spot
Rimossa una delle roulotte abusive di via Ramazzini e smantellato accampamento abusivo di via Newton: ma non basta
26 Febbraio: giornata di pulizia e decoro nella Capitale.
Dopo la rimozione dell'areo posteggiato in sosta vietata su via Ramazzini, è toccato ad una delle otto roulotte parcheggiate sulla stessa via in modo abusivo. L'operazione è stata condotta dagli uomini del XII Gruppo della Polizia Locale.
Come ci sottolinea il consigliere del Municipio XII di Roma, Marco Giudici – che insieme al consigliere regionale Fabrizio Santori sta portando avanti una battaglia di decoro e trasparenza – la roulotte è stata rimossa "per un sequestro amministrativo, non per confisca penale", ha commentato Giudici, che spiega: "Rimossa solo una roulotte, poiché priva di assicurazione e targa. Non mi risulta sia stata contestata la violazione della normativa penale edilizia".
Nonostante la rimozione del mezzo sia un segnale positivo, Giudici si dice "comunque fortemente perplesso" per l'operato "di un'amministrazione che anziché reprimere otto reati commessi alla luce del sole, sceglie di contestare una semplice violazione del codice della strada, seppure applicando la misura del sequestro, mentre la presenza di quelle roulotte configura un abuso edilizio grave in violazione del D.P.R. 380/2006, che deve essere perseguito di fronte alla magistratura e che prevede una sanzione dell'arresto fino a due anni, l'ammenda da 5164 a 51645 euro e la confisca della roulotte adibita a dimora, anche se montata su gomme".
E poi l'appello: "Il sindaco Marino e l'assessore Cutini (assessore alle Politiche Sociali, ndr) smettano di avallare questa forma di illegalità ed emarginazione che ha già generato vittime, come il giovane Carlo Macro o la clochard morta carbonizzata nel gennaio 2012".
Non solo. Secondo alcune stime, "Roma Capitale – commenta ancora Giudici – potrebbe incassare una somma che va da 10 a 100 milioni di euro applicando le sanzioni su 2000 roulotte e camper abusivi adibiti a dimora (spesso per indigenti, ndr) che sono presenti sul territorio capitolino".
Per far questo, secondo Giudici, "prima di tutto la nostra città deve liberarsi dalla morsa e dal ricatto di quei poteri forti che hanno collocato uomini e donne nei luoghi dell'amministrazione e che non vogliono che si agisca nell'alveo della legalità, perchè sarebbero i primi a pagare".
Per questo la rimozione di un solo mezzo, per mancanza di assicurazione e targa, non basta. Da un sopralluogo che Giudici e Santori hanno effettuato in molte zone di Roma, è venuto fuori che "dopo l'intervento di via Ramazzini da 2000 roulotte ad oggi se ne contano 1999".
Ma c'è dell'altro. A far navigare Roma nella criminalità, è la lenta macchina della burocrazia: in sede di commissione Trasparenza, che ha riunito Giudici e la stessa Polizia Locale, "è emerso uno scenario inquietante – commenta il consigliere – caratterizzato da lungaggini burocratiche che hanno portato a notificare oggi le prime denunce per abuso edilizio, dopo oltre due anni e mezzo dalle nostre prime segnalazioni".
Al momento, comunque, se non si può parlare di vittoria piena, si può almeno parlare di primi passi. Piccoli, ma pur sempre primi passi. Al sequestro di una delle rouolotte di via Ramazzini, infatti, il 26 Febbraio si è accompagnato anche lo sgombero e lo smantellamento dell'ennesimo accampamento abusivo di via Newton, sotto il cavalcavia di via Portuense. Presente sul luogo lo stesso Marco Giudici, giunto durante le operazioni di sgombero per congratularsi con la Polizia Locale e il comandante Napoli.
Ancora una volta, Giudici sottolinea però come una rondine non faccia primavera. Bene lo sgombero dell'accampamento, ma se non si interviene a monte, tutto sarà inutile: gli occupanti torneranno, l'accampamento si rigenerà, e Roma continuerà a vivere nell'illegalità. "E' giunta l'ora – commenta Giudici – che l'amministrazione adotti dei provvedimenti per scongiurare il fenomeno delle occupazioni abusive, specialmente in quei luoghi, come via Newton, periodicamente bersagliati dagli occupanti. Basterebbe, ad esempio, affidare le aree a qualche associazione, investire su quei terreni per realizzare opere e servizi per i cittadini o, semplicemente, installare delle reti anti intrusione".