Per manus cardinalium: l’ultimo “Effetto Ratzinger” dai nemici di Benedetto XVI
Un nuovo caso di “Effetto Ratzinger”, quel fenomeno per il quale i nemici di papa Benedetto XVI, si tradiscono involontariamente
Straordinario. Un nuovo caso di “Effetto Ratzinger”, quel particolarissimo fenomeno che abbiamo già riscontrato parecchie volte per il quale i nemici di papa Benedetto XVI, i contestatori, i dubbiosi ostinati, gli scettici, gli una cum (conservatori legittimisti di Bergoglio), quando non proprio esplicitamente gli odiatori, si tradiscono involontariamente e svelano dettagli fondamentali, informazioni utilissime, canoni sconosciuti, aspetti storici mai considerati, oppure provocano reazioni rivelatorie.
L’Effetto Ratzinger continua
Uno dei più clamorosi? La falsa lettera attribuita a Mons. Gaenswein realizzata con una licenza word a nome di “Ariel Levi di Gualdo – presbitero” inviata a don Minutella per distruggerlo. Ha ottenuto l’effetto opposto e fatto sì che Mons. Gaenswein, smentendo tutto come “menzogna e pura fake news”, ci offrisse la certezza del fatto che papa Benedetto ha sempre celebrato la messa in comunione con se stesso e non con Francesco. Tra i più godibili effetti Ratzinger, vi sono quelli contenuti nel surreale, recente discorso di Andrea Riccardi, fondatore di S. Egidio, comunità di impostazione antitetica rispetto a Benedetto XVI.
Il professore ci spiega che Celestino V, il grande abdicatario, aveva concordato l’abdicazione coi cardinali, aveva fatto grandi gesti di abbandono dei simboli papali, ed era fuggito in eremitaggio lontano da Roma: tutto il contrario di papa Ratzinger che, infatti, non ha per nulla abdicato, come abbiamo dimostrato inoppugnabilmente analizzando la frase “Nessun papa si è dimesso per mille anni”, e che mantenne tutti i simboli della dignità pontificia. Ricordiamo anche il contributo involontario dell’una cum don Tullio Rotondo, che ci ha messo sotto gli occhi gli Acta Apostolicae Sedis del 1° marzo 2013.
Spunti utilissimi vengono anche dai commenti sui social: un vero hater, dileggiando lo scrivente, gli ha fatto scoprire, tempo fa, il canone 335 che parla della “sede romana totalmente impedita”, come alternativa a quella vacante, fondamentale per comprendere l’autoesilio di papa Ratzinger.
Il dettaglio che non avevamo notato
Ma giusto ieri, un utente piuttosto tranchant, criticando su Youtube un dialogo con Diego Fusaro, ha portato la nostra attenzione su un dettaglio macroscopico, che era sotto gli occhi di tutti, ma che non avevamo individuato.
Come molti di voi già sanno, gli avversari bergogliani e una cum tentano in tutti i modi di confondere le carte su munus e ministerium, “essere” e “fare” il papa. Essi sostengono che siccome munus può voler dire, a volte, anche ministerium, sia essere che fare il papa, allora Benedetto rinunciando al ministerium ha rinunciato anche al munus. Falsissimo e illogico, dato che l’oggetto della rinuncia è il ministerium, il quale ha un solo significato in tutto il diritto canonico: fare il papa, esercitare un carica, e non potrebbe mai essere sinonimo di essere qualcosa.
Ma a spazzare via definitivamente queste argomentazioni pretestuose, arriva il nostro utente critico, il quale polemicamente ci ricorda, incautamente, che papa Benedetto nella Declaratio specifica: “…declaro me ministerio Episcopi Romae, Successoris Sancti Petri, mihi per manus Cardinalium die 19 aprilis MMV commisso renuntiare…”.
“…dichiaro di rinunciare al ministero (ium) di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005…”.
Effetto Ratzinger: il munus e il ministerium
Per mano dei cardinali! Dobbiamo ricordare che il munus è concesso da Dio, e il ministerium da cardinali: questo certifica in modo definitivo – se ce ne fosse ancora bisogno – che papa Benedetto ha rinunciato al ministerium da lui inteso, così come dall’intero diritto canonico, esclusivamente come FARE IL PAPA. Se Benedetto con ministerium avesse interpretato (assurdamente) il munus, “essere papa” avrebbe dichiarato che aveva ricevuto il ministerium da Dio, il 19 aprile 2005, giorno della sua elezione. E invece no: dai cardinali.
Quindi si tratta proprio di quel potere pratico che gli stessi cardinali gli toglieranno involontariamente alla hora XX del 28 febbraio, cioè, secondo il computo delle ore romano, alle 13.00 del 1° marzo, quando il cardinale decano Angelo Sodano convoca il conclave illegittimo che manda automaticamente papa Benedetto in sede totalmente impedita privandolo del ministerium che gli era stato affidato, appunto, per mano dei cardinali nel 2005.
La Declaratio è, quindi, un perfetto piano canonico antiusurpazione, un modello circolare che abbiamo chiamato “l’Anello di Ratzinger” dove il Santo Padre, non potendo da solo privarsi giuridicamente del ministerium, “profetizza” ciò che attueranno di fatto i cardinali, travisando la sua dichiarazione e mandandolo in sede impedita. In tal modo, il Vicario di Cristo, costretto a togliersi di mezzo dai poteri forti e dalla Mafia di San Gallo, non ha abdicato, ma ha blindato la Chiesa, sospendendo ogni giurisdizione, facendo in modo che il suo successore non fosse un vero papa, si scismasse da solo e che il suo pseudo-pontificato, un giorno, sarebbe stato completamente annullato.