Perché l’amore finisce prima dell’amicizia? Cosa sbagliamo?
Immaginate un percorso dal punto A al punto Z in cui ogni lettera dell’alfabeto è una tappa in un processo di conoscenza fra due persone
Una volta mio zio Maurizio mi disse: “Il tizio che ha detto che i soldi non sono tutto nella vita deve essere lo stesso sciocco (non usò questo termine… ) che va dicendo che l’amicizia tra l’uomo e la donna è possibile” . All’epoca ero un adolescente e mio zio era appena rientrato dal Guatemala dove aveva contratto l’ameba, un temibile parassita che può risultare letale. Era stato curato all’ospedale Spallanzani di Roma ed era sopravvissuto miracolosamente.
L’età dell’innocenza
Attribuii le sue parole alle riflessioni di un uomo che era stato con un piede nella fossa e che probabilmente aveva maturato una visione un po’ negativa e a decisamente pragmatica della vita. Ma io avevo appena 16 anni, cominciavo a muovere i primi passi nella musica, non mi voltavo mai per guardare indietro ma avevo costantemente lo sguardo rivolto al futuro pieno di sogni, di speranze e di aspettative e credevo che l’amore fosse il motore del mondo. Con il tempo molti di questi sogni si sono avverati e mi considero da questo punto di vista un uomo fortunato. Ma ad certo punto del mio percorso ho cominciato a guardare più spesso indietro che avanti e mi sono accorto che stavo probabilmente invecchiando.
Già perché quando si è giovani raramente si guarda al passato con nostalgia perché il futuro sembra quasi infinito. Tuttavia, col passare degli anni, ci si accorge che la linea di traguardo che la vita ha posto è lì, da qualche parte, sempre più vicina. Così, forse un po’ per paura e un po’ per nostalgia, ci voltiamo indietro con un po’ di malinconia, a volte con un po’ di rimorsi e di rimpianti nelle tasche, con la consapevolezza che in fondo c’è molto di più in termini di anni di vita alle nostre spalle di quanti ci attendano di fronte. E’ da quel momento che ho cominciato a riflettere in maniera diversa sulle parole di zio Maurizio e mi sono detto che forse non era stata l’ameba a spingerlo a quelle conclusioni ma il fatto che all’epoca era già un uomo adulto e quando si cresce, prima o poi si esce dall’’età dell’innocenza.
La prima volta
Qualche giorno fa una mia giovane allieva di canto mi ha chiesto: “Maestro, ti ricordi la prima volta in cui ti sei innamorato?” . Con sua grande sorpresa le ho risposto che me ne ricordavo perfettamente così come non avevo dimenticato il nome di quella bambina, mia coetanea in terza elementare, e ne rammentavo in maniera chiarissima il viso e quella sensazione nuova, potentissima, quasi di morte imminente che mi spinse a correre in lacrime fra le braccia di mia nonna, spaventatissimo.
Mia nonna, che era una donna molto dolce ma anche molto pragmatica, mi spiegò che non sarei morto e che quello che provavo era semplicemente la mia prima cotta. Le sue parole non mi consolarono e non mi fecero sentire meglio. Soffrii come un cane per mesi anche perché Francesca, così si chiamava la bambina che aveva liberato uno stormo di spaventose farfalle nella mia pancia, non mi degnava di uno sguardo, cosa anche naturale visto che all’epoca le bambine giocavano ancora con le bambole e ascoltavano le Fiabe sonore incise su dischi 45 giri.
Da allora non ho mai smesso di innamorarmi al punto che gli amici più cari mi chiamavano scherzosamente “Quello che le ama tutte“. Si perché per me ogni volta era quella definitiva. Ogni volta che il mio cuore batteva per una ragazza, avrei voluto sposarla. Per fortuna soltanto due mi hanno detto sì altrimenti avrei fatto impallidire Elizabeth Taylor. Col tempo però mi accorgevo che le amicizie (maschili), quelle vere, si consolidavano e sopravvivevano allo scorrere del tempo, mentre le donne che incontravo, amiche o amanti, andavano e venivano e questo mi portò a riflettere fino a che, in età ormai adulta, giunsi alla conclusione che l’errore stava nel modo in cui si affronta il percorso dell’amore, in quanto quasi sempre diametralmente opposto a quello dell’amicizia. Badate bene, si tratta di una mia riflessione personale e non vuole rappresentare una spiegazione universale sui misteri dell’amore.
Come nasce un’amicizia
Provate a immaginare un percorso che va dal punto A al punto Z in cui ogni lettera dell’alfabeto intermedia rappresenta una tappa in un processo di conoscenza fra due persone. Nel caso dell’amicizia immaginate di essere invitati ad una cena. Fra le persone che conoscete ce ne sono alcune che incontrate per la prima volta. Durante la serata scambiate alcune parole con una persona in particolare con la quale vi trovate in sintonia. Medesime idee politiche, stessi gusti musicali. Finita la cena, vi scambiate i contatti e qualche giorno dopo vi ritrovate a chiacchierare al telefono.
Dal punto A, il primo incontro, state procedendo attraverso i vari punti successivi. Ci s’incontra per un caffè, poi si va a vedere una partita di calcio insieme, magari un concerto, si organizzano altre cene, si va in vacanza con le rispettive compagne finché bel giorno, magari dopo mesi, ci si ferma a pensare che quella persona la possiamo considerare come uno dei nostri più cari amici. Si è giunti al punto Zeta dopo un lungo percorso di conoscenza. Un percorso libero, naturale, non condizionato dal sesso o da sentimenti di possessività o di gelosia.
Come nasce un amore
Stessa scena, stessa cena. Solo che davanti a noi non c’è il nostro futuro amico ma una persona che sin dal primo sguardo attira la nostra attenzione per l’aspetto fisico. Ci attrae fisicamente, ci turba e ci accorgiamo che l’attrazione è reciproca. Punto A. Il primo incontro. Solo che a differenza del percorso dell’amicizia, dopo alcune tappe i B, C, D in cui ci si scambia il telefono, si va a cena, il primo bacio e poi si finisce assieme sotto alle lenzuola, si salta a piè pari con un balzo prodigioso fino al punto Z , e si stabilisce senza ombra di dubbio che quella persona possiede il nostro cuore.
Finché gli ormoni hanno la meglio su di noi siamo pronti ad accettare qualsiasi lato del carattere del partner, anche quelli che giuravamo non avremmo mai tollerato. Vediamo solo quel che ci piace nell’altro e distogliamo lo sguardo dal resto. Poi, dopo alcuni mesi, quando i livelli di ossitocina e vasopressina (gli ormoni responsabili dell’innamoramento) in circolo nel nostro corpo cominciano a calare, lentamente usciamo dal torpore dei sensi e cominciamo a percorrere a ritroso il tragitto di conoscenza dal punto Z al punto A. E quasi sempre ci accorgiamo di non avere poi cosi tanti punti in comune col partner a parte la passione, i sensi e così la storia d’amore si incammina verso il proprio tramonto.
Un po’ grazie alle massime di zio Maurizio, un po’ a causa degli eventi della vita, posso dire di comprendere abbastanza dell’amore e dell’amicizia da evitare di combinare danni.
Sul piano del rapporto con il denaro le cose non mi sono ancora chiarissime ma tengo sempre a mente quel che Tony Curtis, tenente di vascello nel film Operazione sottoveste, confidò a Cary Grant, Comandante del Sea Tiger quando gli disse:
“Da ragazzo ero vittima di una propaganda tendenziosa. Mi dicevano che il denaro non è tutto ed io me la bevevo. Poi scoprii che quelli che affermavano che il denaro non è tutto erano quelli che ne erano pieni e dicevano così per non farsi fregare quello loro”.