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Perché l’Italia ha bisogno dello Ius Scholae per costruire il suo futuro

Riccardi sottolinea che la cittadinanza non è solo una questione di vita privata, di diritti individuali, ma di interesse nazionale

Bandiera italiana

Foto di Maria Lucia P. Sampaio: https://www.pexels.com/it-it/foto/punto-di-riferimento-italia-statua-cielo-azzurro-16133374/

Ius culturae o ius scholae, l’idea è la stessa: garantire ai minori che hanno frequentato un ciclo scolastico nel nostro Paese l’accesso alla cittadinanza italiana. Tra i primi fautori di questo approccio volto a superare la nostra stantia legge sulla cittadinanza vi è l’ex ministro per l’Integrazione nonché fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, il quale ha più volte ribadito l’importanza dello Ius Scholae come strumento di integrazione e rinnovamento sociale per l’Italia. Il suo sostegno a questa riforma attesa da decenni non è una questione contingente, ma nasce da una visione più ampia che intreccia integrazione, giustizia sociale e sopravvivenza del Paese.

Riccardi sostiene convintamente che l’Italia non possa più permettersi di ignorare i giovani figli di immigrati che, pur vivendo e studiando in Italia, non vedono riconosciuta la loro piena appartenenza al Paese. Lo Ius Scholae, che ricordiamo permetterebbe a questi ragazzi di ottenere la cittadinanza dopo aver completato un ciclo di studi in Italia, è per Riccardi un passo necessario verso un’Italia più inclusiva e giusta. In un’intervista recente, ha definito “assurdo” che questi giovani crescano come italiani senza godere dei pieni diritti che ciò comporta.

La cittadinanza non è solo una questione di vita privata o diritti individuali ma un’urgenza demografica e sociale

Riccardi lega la questione dello Ius Scholae alla crisi demografica che l’Italia sta vivendo. Senza nuove generazioni che possano integrarsi pienamente nel tessuto sociale, il Paese rischia, secondo lui, un futuro di stagnazione. “Se non integriamo, l’Italia muore”, ha detto in un editoriale pubblicato su Famiglia Cristiana. Secondo l’ex ministro, accogliere e integrare non è solo una questione di solidarietà, ma una necessità economica e demografica. Citando il governatore della Banca d’Italia, Riccardi sottolinea che l’Italia ha bisogno di manodopera e di nuove energie per rispondere alla domanda di lavoro e rinnovare la società.

In un altro recente editoriale apparso questa volta sul Corriere della Sera, intitolato Gli italiani di domani, Riccardi descrive lo Ius Scholae come un atto di riconoscimento per quei giovani che hanno “imparato e assorbito la cultura italiana” attraverso il sistema scolastico. Questi ragazzi, afferma, sono già di fatto italiani: parlare di cittadinanza è solo il passaggio formale necessario per renderli pienamente partecipi della vita pubblica.

Inoltre, Riccardi sottolinea che la cittadinanza non è solo una questione di vita privata, di diritti individuali, ma di interesse nazionale. Ignorare la realtà di migliaia di giovani stranieri nati o cresciuti in Italia significa non solo escludere delle persone, ma anche creare tensioni sociali e privare il Paese di risorse preziose. In un mondo sempre più globalizzato, l’Italia non può permettersi di chiudersi e lasciare indietro chi ha già dimostrato di voler contribuire al suo sviluppo. Integrare questi giovani significa rendere il Paese più coeso e capace di affrontare le sfide del futuro.

Il ruolo della politica e l’urgenza di un cambiamento

Riccardi nelle sue recenti riflessioni non ha risparmiato critiche alla politica italiana, sia di destra che di sinistra, per la sua incapacità di affrontare seriamente la questione della cittadinanza. “Finora, nessuno ha voluto veramente questa riforma”, ha detto, facendo riferimento alle resistenze anche all’interno di schieramenti progressisti, dove il timore di perdere voti ha spesso prevalso sulle esigenze di giustizia sociale.

Tuttavia, Riccardi vede oggi una possibilità concreta di cambiamento, grazie al dibattito attivato anche da leader politici come Antonio Tajani, che ha mostrato aperture sul tema della cittadinanza. Per Riccardi, questo è il “momento giusto” per mettere in atto lo Ius Scholae, perché l’Italia non ha più tempo da perdere. Se si attende troppo, il rischio è che l’Italia diventi un Paese incapace di integrare, troppo anziano e ripiegato su sé stesso per gestire le sfide della globalizzazione. La cittadinanza, afferma, deve essere il coronamento di un percorso di inclusione che parte dalla scuola, un luogo dove “gli italiani di domani” imparano i valori di convivenza e rispetto reciproco.