Periferia romana, tra immondizia e degrado ma i romani lo meritano?
Incontri quotidiani con chi accatasta lerciume in strada, passeggiate poco salutari per le strade di campagna…
Incontri quotidiani con chi accatasta lerciume in strada. Passeggiate (poco) salutari per le strade di campagna, traboccanti di immondizia e di degrado. Questa, oggi, è la periferia romana.
Una signora in ciabatte, dal chiaro accento dell’est, che trasporta goffamente degli scatoloni carichi di immondizia, mentre fa lo slalom tra le buche (VEDI) del manto stradale per non inciampare. Altro che arte, cultura e storia… altro che “grande bellezza”. Purtroppo è questo qui, il nuovo volto di Roma.
O almeno della sua periferia. Mi ci sono imbattuto qualche sera fa, mentre tornavo a casa dopo il lavoro. Quelle pantofole le si stavano consumando a forza di fare viaggi… sì, perché la signora, facendo avanti e indietro dalla sua abitazione, grazie a quei suoi scatoloni stava accatastando un’allegra montagnola di rifiuti, di sacchi, di secchi e di un fetentissimo lerciume.
Decisamente contrariato, ho aperto la portiera della mia utilitaria e ho protestato vivamente per fermare quello scempio, ma… l’allegra signora in vestaglia, principessa piovuta da chissà quale epoca e cultura, dopo aver finto spudoratamente di non capire la mia lingua e avermi mandato a quel paese con un gesto, se n’è andata a passo svelto, borbottando, lasciandomi lì come un fesso. Col motore acceso e tanta rabbia.
Se n’è andata assai leggera e gioviale, senza patemi d’animo, quasi volando su quelle sue ciabatte martoriate. Già, perché l’immondizia e gli scatoloni, che tanto gravavano sul suo incedere, me li ha lasciati lì. A pochi passi dal mio giardino.
Eppure il quartiere dove abito sarebbe davvero bello… Molto verde, case piuttosto rade, vigneti a perdita d’occhio. Tante vigne, sì, visto che mi trovo proprio a ridosso dei Castelli Romani, casa del buon vino.
“Sarebbe bello”, già.
Di sicuro lo era, anni fa… ma ora, non più. Perché? Beh… è tutto imbrattato di degrado. E un ruolo da protagonista ce l’hanno, senza alcuna ombra di dubbio, ignoranza e inciviltà. Sono in tanti, purtroppo, a gettare la propria “monnezza” un po’ dove capita, fregandosene dell’obbligo di effettuare una corretta raccolta differenziata.
Saranno tutti stranieri, magari clandestini, che non risultano residenti e pagano affitti in nero? Non proprio… perché ci sono anche tanti italiani che, approfittando dei controlli tipicamente blandi del nostro paese, scelgono la via meno impegnativa: anziché dividere con cura i propri rifiuti e sperare così in un futuro migliore, ammucchiano senza ritegno la sporcizia agli angoli delle strade.
E l’immondizia per strada, si sa, col tempo può dare luogo a una situazione igienico sanitaria preoccupante. Roma, infatti, è invasa da gabbiani, cornacchie e da tanti aggressivi pappagallini verdi (VEDI) che spargono il loro guano ovunque e che sono un potenziale veicolo di infezione. Roma, poi, pullula di ratti. E di blatte.
Il randagismo fa il resto, spesso vanificando la raccolta differenziata dei cittadini, visto che i sacchi lasciati fuori dalle abitazioni vengono sistematicamente lacerati da cani e gatti affamati, che riversano il loro contenuto per strada e lo trasportano un po’ ovunque.
Avevo voglia di fare una passeggiata, qualche pomeriggio fa. Così sono uscito, sereno e speranzoso, per godermi ciò che resta di questa ex ridente zona di campagna, ma… di fronte all’ennesimo scempio, stavolta rappresentato da uno dei tramonti più tristi e poco poetici a cui io abbia mai assistito (tra tazze del wc, materassi e lavandini abbandonati nei prati), ho scattato alcune foto emblematiche e me ne sono tornato a casa.