Petrolio, ecco perché l’euro-price cap è un’arma spuntata
L’Europa annuncia un tetto sui barili russi, di cui però l’OPEC+ anticipa il taglio della produzione: così le sanzioni continueranno a essere inutili, se non controproducenti
Al termine di una lunga e faticosa gestazione, l’Europa ha annunciato la nascita del price cap sul petrolio russo. Disposizione presentata (e recepita) trionfalmente, ma che in realtà è solo l’ennesima riprova della forte riluttanza dei Ventisette a imparare dai propri errori. Anzitutto perché altrove c’è chi ha molte meno remore ad agire rispetto (e in barba) alla Ue.
L’euro-price cap sul petrolio russo
Via libera all’introduzione di un tetto al prezzo del petrolio di Mosca. La conferma, scrive TGcom24, è arrivata dal Comitato dei Rappresentanti Permanenti dei Governi degli Stati membri dell’Unione Europea, per gli amici COREPER. Il provvedimento, aggiunge Il Foglio, sarà incluso nell’ottavo pacchetto di sanzioni contro la Russia. Con l’obiettivo (doppio) di ridurre le entrate che finanziano la guerra in Ucraina senza far crollare l’offerta globale di oro nero.
Occorre precisare che il greggio è nettamente la maggior fonte di guadagno dell’export russo (nel 2019 è valso 123 miliardi di dollari, contro i 23 del gas). Per questo, quando il Cremlino minaccia di bloccare le vendite ai Paesi che adotteranno il price cap, ha tutta l’aria di brandire un’arma spuntata. Ma la stessa cosa vale per le euro-misure punitive che, come le precedenti, con tutta probabilità risulteranno inutili, se non addirittura controproducenti.
Intanto perché Nazioni come Cina, India e Turchia (che hanno sostituito il Vecchio Continente nell’acquisto dei barili di Vladimir Putin) non aderiranno al meccanismo. Ma, soprattutto, perché quasi in contemporanea, come riferisce France24, si riunivano i Paesi dell’OPEC+,i 23 principali produttori di petrolio al mondo. I quali, come riporta l’ANSA, hanno deciso di tagliare la produzione di greggio di due milioni di barili al giorno allo scopo di farne impennare i costi.
Facile prevedere quali effetti avrà il combinato di queste due prese di posizione, soprattutto sui Tafazzi comunitari. E allora saranno veri e propri… cavoletti di Bruxelles.