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Piano pandemico, cos’ha da nascondere il Ministero della Salute?

Nel mirino dei Pm le pressioni dell’Oms per edulcorare il report sul dossier obsoleto. Intanto FdI chiede l’altro piano, di cui il Governo nega l’esistenza, e Speranza fa lo gnorri

piano pandemico

Il report dell'Oms sul piano pandemico dell'Italia

Un piano pandemico non aggiornato da anni e, pertanto, inadeguato ad affrontare l’emergenza sanitaria che poi, all’incirca un anno fa, sarebbe effettivamente scoppiata. È ciò su cui sta lavorando la Procura di Bergamo, nell’ambito dell’inchiesta sulla mancata istituzione delle zone rosse ad Alzano e Nembro. Un’indagine che nei mesi scorsi ha già lambito il Governo rosso-giallo, che però potrebbe essere più coinvolto di quanto inizialmente si credesse.

Un piano pandemico obsoleto

C’è un caso che da giorni sta catalizzando l’interesse di due giganti del panorama giornalistico internazionale quali The Guardian e il Financial Times. Un caso le cui radici affondano in terra italiana, ma di cui nel Belpaese non si parla ancora abbastanza. Anche se a portarlo all’attenzione del pubblico nostrano è stata la trasmissione Report.

È il caso del rapporto dell’Oms sul piano pandemico dell’esecutivo, approntato nel 2006 e mai aggiornato – ma solo riconfermato nel 2017. Come ha ammesso anche il viceministro alla Sanità Pierpaolo Sileri, aggiungendo che «qualche spiegazione da questo punto di vista dovrebbe essere data». Soprattutto perché, secondo una perizia chiesta dei Pm orobici, un dossier meno obsoleto avrebbe evitato 10.000 morti.

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Il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri

Invece, «impreparati a una simile marea di pazienti gravemente ammalati, la reazione iniziale degli ospedali fu improvvisata, caotica e creativa». Lo evidenzia(va) il report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, finanziato dal Governo del Kuwait e stilato da undici ricercatori, tra cui l’italiano Francesco Zambon. Report pubblicato sul sito della stessa World Health Organization lo scorso 13 maggio, e provvidenzialmente rimosso il giorno dopo. Ed è qui che la vicenda assume i contorni del giallo.

Una cospirazione tra Oms e Ministero della Salute?

«Uno degli atout di Speranza è stato sempre il poter riferirsi a Oms come consapevole figlia (sic!) di fico per certe decisioni impopolari e criticate […]. Se anche Oms si mette si mette in veste critica non concordata con la sensibilità politica del Ministro […] non credo che facciamo un buon servizio al Paese».

Così scriveva Ranieri Guerra, ex direttore del Dipartimento prevenzione del Ministero della Sanità, attualmente numero due del WHO per l’Europa e membro del Cts. L’e-mail, mostrata da Report, era diretta proprio a Zambon, cui il Nostro ricordava i «10 milioni di contributo volontario sulla fiducia e come segno di riconoscenza» appena elargiti da viale Lungotevere Ripa.

Guerra avrebbe quindi fatto pressioni affinché il ricercatore nel dossier postdatasse il piano pandemico, così da far risultare che fosse stato ammodernato nel dicembre 2016. Arrivando anche ad ammonire sibillinamente il suo sottoposto.

piano pandemico: ranieri guerra
Il vicedirettore dell’Oms per l’Europa Ranieri Guerra

 «Come sai, sto per iniziare con il ministro il percorso di riconferma parlamentare (e finanziaria) del centro di Venezia e non vorrei dover subire ritardi o contrattacchi». Il “centro di Venezia”, guarda caso, è il luogo di lavoro di Zambon.

Il quale, nel frattempo, era stato convocato come teste dai magistrati bergamaschi, che per prassi avevano dovuto inoltrare la richiesta all’Oms. L’ente dell’Onu, però, per tre volte non ha avvisato il proprio dipendente, pretendendo che si avvalesse dell’immunità diplomatica. Solo negli ultimi giorni Zambon è finalmente riuscito a presentarsi in Procura.

Guerra, nel frattempo, ha seccamente negato ogni addebito. Troppo tardi, però, per evitare che il prestigioso The Guardian alludesse a una cospirazione tra l’Oms e il Ministero della Salute italiano.

L’altro piano pandemico

A complicare ancora di più il quadro c’è un altro piccolo particolare. Galeazzo Bignami e Marcello Gemmato, due deputati di FdI, hanno fatto ricorso al Tar del Lazio per costringere viale Lungotevere Ripa a pubblicare l’altro piano pandemico. Quello realizzato, pare, tra febbraio e marzo, e tuttora allo stato di leggenda metropolitana.

Il Governo, infatti, ha sempre smentito l’esistenza stessa di questo documento, anche se i verbali del Comitato tecnico scientifico dicono il contrario. Se ne conosce perfino il titolo: Piano operativo di preparazione e risposta a diversi scenari di possibile sviluppo di un’epidemia da 2019-nCov. A svelare gli altarini era stato Andrea Urbani, Dg della Programmazione sanitaria al Ministero, che parlava di un piano pandemico pronto addirittura dal 20 gennaio.

piano pandemico: andrea urbani
Il Direttore generale della Programmazione sanitaria al Ministero della Salute Andrea Urbani

Secondo l’Avvocatura dello Stato, però, si tratterebbe di un equivoco. L’unico dossier sarebbe quello redatto da Stefano Merler, epidemiologo della Fondazione Bruno Kessler di Trento, che aveva realizzato la prima proiezione sull’andamento del coronavirus basandosi sui dati cinesi.

Il ricercatore è stato a sua volta audito dagli inquirenti orobici, che ne hanno secretato la deposizione. Il 22 dicembre toccherà invece al dicastero del Ministro nomen omen Roberto Speranza presentarsi davanti ai giudici amministrativi.

Cos’ha da nascondere Speranza?

Intanto, i legali di viale Lungotevere Ripa hanno inviato una memoria difensiva corredata da un “deposito documentale”, nello sforzo di mostrarsi come “parte diligente”. Il file depositato, però, è di nuovo lo studio di Merler, il che ha mandato su tutte le furie gli onorevoli di Fratelli d’Italia.

«Adesso basta. Il Ministero sta prendendo in giro gli Italiani e fa finta di non capire. E anche l’Avvocatura dello Stato risponderà di quello che ha scritto e prodotto. Perché questa volta portiamo tutto alla Procura Penale» ha tuonato Bignami. «Nei prossimi giorni formalizzeremo le denunce penali perché evidentemente è l’unica soluzione che ci lasciano tutti coloro che stanno nascondendo questi documenti. Perché l’alternativa è che non esista alcun piano di contrasto alla pandemia e che quindi gli alti funzionari del Ministero abbiano mentito agli Italiani. Quindi o c’è incompetenza o c’è malafede».

Magari non serve essere così tranchant, però tanta reticenza induce almeno a farsi qualche domanda. Ha davvero qualche scheletro nell’armadio il Ministro della Salute? E, se sì, cos’ha da nascondere? E perché si impegna così tanto per occultarlo?

roberto speranza
Il Ministro della Salute Roberto Speranza

Attendiamo fiduciosi, nella Speranza che non si… confondano ulteriormente i piani.

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