PNRR bloccato? La Meloni: “Cambieremo l’abuso d’ufficio”
Il Premier contro la “paura della firma” che inchioda la Nazione, col rischio di perdere i fondi europei. Plaudono i Sindaci, certi che il reato ne paralizzi l’attività
No, il Governo non si è affatto dimenticato del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, per gli amici PNRR. Lo ha assicurato il Premier Giorgia Meloni, sottolineando al contempo la necessità di modifiche regolamentari volte a evitare rallentamenti e addirittura blocchi degli appalti. Con particolare riferimento al reato, contestatissimo dagli amministratori locali, di abuso d’ufficio.
L’abuso di ufficio
«È necessario definire meglio, a partire dall’abuso d’ufficio, le norme penali che riguardano i pubblici amministratori», che attualmente danno troppo spazio a interpretazioni discrezionali. Così, come riferisce Il Foglio, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo con un video-messaggio all’assemblea dell’Anci, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani.
Il reato in questione è disciplinato dall’articolo 323 del Codice Penale. Semplificando, punisce un pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio che, nell’esercizio delle sue funzioni, produce un danno o un vantaggio patrimoniale in violazione della legge.
Il perimetro del lecito e dell’illecito, però, è considerato troppo nebuloso dagli stessi primi cittadini. Talmente spaventati dalla possibilità di essere processati (anche se il 93% delle indagini, afferma la Meloni, «si risolve con assoluzioni o archiviazioni») da preferire l’inazione.
Ma l’aspetto più assurdo è che neppure questa forma di ignavia fa dormire sonni tranquilli, come ha rivelato al Messaggero Dario Nardella, Sindaco dem di Firenze. «Siamo al paradosso che un amministratore rischia sia se firma un atto, per abuso d’ufficio, sia se non lo firma, per omissione».
Da cui l’urgenza, da parte dell’esecutivo, di «modificare una serie di reati contro la Pubblica Amministrazione». Che potrebbero altrimenti produrre effetti nefasti ben oltre i confini dell’Italia.
Il Governo Meloni e il PNRR
Il j’accuse chigiano, come illustra Il Giornale, ruotava attorno a un bersaglio ben preciso, di nome PNRR. Che, pur non essendo stato inserito nella Manovra appena approvata, resta «al primo posto dell’agenda di Governo» e sarà inserito in un apposito Decreto.
Qui però si innesta quella «paura della firma» che inchioda la Nazione, contro la quale, scrive La Repubblica, ha puntato l’indice la leader di Fratelli d’Italia. Troppe regole, troppi vincoli, troppa burocrazia frenano l’avvio di cantieri e riforme, laddove occorre «accelerare l’iter di approvazione dei progetti». Pena il pericolo concreto di perdere i fondi europei, «un appuntamento che l’Italia non può fallire».
E se, per Re Enrico IV di Francia, Parigi valeva bene una Messa, Bruxelles varrà bene una mossa. Perché non è questo il momento di andare… Piano.