Politica: le novità sono solo nei talk show in tv. Per la testa e per la pancia
Che cosa è sostanzialmente emerso nei talk-show condotti da Nicola Porro (“Quarta Repubblica”) e da Bruno Vespa (“Porta a porta”)?
In questi ultimi giorni certe inattese novità sul piano delle tendenze e delle proposte politiche sono affiorate in sedi extraistituzionali: più precisamente, nei talk-shows condotti da Nicola Porro (“Quarta Repubblica”) e da Bruno Vespa (“Porta a porta”). Che cosa è sostanzialmente emerso?
Nella trasmissione di Nicola Porro, solitamente propensa -come le altre d’ogni altro canale tv- a richiamare audience lasciando sfogare a ruota libera i partecipanti con tutta la detestabile odierna carica di imbarbarimento politico alieno dal proporre soluzioni o progetti e quasi sempre rivolto solo a demonizzare gli avversari, e non lesinando frequenti mini-commenti non neutrali da parte del conduttore, si è assistito stavolta ad un’angelica trasmutazione dello stesso conduttore in asettico sollecitatore di risposte pacate e costruttive e in severo censore d’ogni intervento palesemente aggressivo e fazioso. Non solo: sia da parte di Porro, sia da parte degli intervenuti di destra e di sinistra, più volte è stata ribadita l’opportunità di una “riconciliazione” formale tra le parti politiche come premessa di un confronto più costruttivo e civile, a fronte della condivisa presa d’atto dell’inquietante crisi industriale e sociale che oggi affligge il nostro Paese.
A “Porta a porta” Matteo Renzi, intervistato da Bruno Vespa, ha espresso critiche verso la linea del governo e verso quella dell’opposizione, auspicando una futura condivisione di intenti politici -a suo avviso, possibilmente con un nuovo ruolo determinante da parte di un costruendo “centro moderato”- indispensabile al fine di evitare sia ulteriori devastanti leggi demagogiche di spesa solo elettoralmente lucrose, sia ulteriori crisi della capacità produttiva industriale che, uniti alla scarsa saldezza del potere decisionale del Governo e alla sterile polemica strumentalmente elettoralistica dell’opposizione, potrebbero far colare a picco qualsiasi residua credibilità del Paese come destinatario di possibili investimenti provenienti dall’estero.
Stando ai summenzionati esempi, si consolida la viva impressione di un’immagine multipla e stratificata della scena politica, tale da presentarsi con modalità e decifrabilità di volta in volta opportunamente diversificate -adeguandole anche ai tempi e agli eventi, dosando scientemente i messaggi alla “pancia” e quelli alla “testa”- per le masse incolte, le masse meno incolte, i poveri e i meno poveri, gli intellettuali, i politici di professione, i lettori o spettatori politicamente scaltriti.
Recitazioni? Sì. In politica è di fatto impossibile risultare credibili parlando con “il cuore in mano”.
Si sarebbe fatalmente fraintesi, perché -non a torto- la gente sospetta dovunque “secondi fini”. Ingannevoli? Non necessariamente. Comunque non prive di interesse. Ovviamente, da valutare con implacabile spirito critico. E preferibilmente con la testa, non con la pancia.