Politica: Ragioni e illusioni del regionalismo, tra autonomia, identità e fisco
Riflessioni a puntate su familismo, campanilismo, regionalismo, passioni sportive, sette, partiti e movimenti, patriottismo, nazionalismo, etnocentrismo, razzismo
L'oltraggio a San Fregorio. Pochi lo sanno, ma San Fregorio è anche il patrono di un omonimo ridente comune italico con un suggestivo ma economicamente depresso centro storico, sito su un'alta collina rocciosa, e con una periferia di recente insediamento in una vasta e fertile pianura attraversata da corsi d'acqua e canali navigabili, ben collegata alle infrastrutture viarie, ferroviarie e aeroportuali. Queste condizioni hanno fatto sì che la verdeggiante Piana di San Fregorio si popolasse gradualmente di nuove case, ma soprattutto di piccole e medie aziende favorite dalla situazione territoriale e logistica. Buona parte dei titolari delle aziende provengono dal centro storico, dal “Cocuzzolo”. I lavoratori dipendenti provengono anch'essi in larga prevalenza dal Cocuzzolo (alcuni da altri Cocuzzoli dispersi per i quattro punti cardinali) ed hanno contribuito allo sviluppo della Piana non solo con la loro opera, ma soprattutto con i bassi salari causati dalla mancanza di alternative di impiego nella zona. Sulla base di queste agevolanti condizioni la Piana è divenuta concorrenzialmente vincente rispetto ai comuni limitrofi, e questo gratifica e inorgoglisce tutti i residenti di San Fregorio.
Ma a un bel giorno gran parte dei cittadini trasferitisi e operanti nella Piana, comincia a manifestare una tipica spocchia da “pidocchi risaliti” e a sollevare aggressive rivendicazioni contro la “zavorra” costituita dai Cocuzzoli, specialmente dall'improduttivo Cocuzzolo-capoluogo e dai suoi infingardi residenti. Addirittura si progetta di distaccarsi dalla tradizione dell'antico centro denso di memorie e di affetti, abbandonandolo al suo infausto destino, per costituire un nuovo comune secessionista, fiero della sua prosperità ed elegantemente denominato “Turbo Pianania”.
San Fregorio sopporta santamente l'ingrato schiaffo dei suoi figli e non trama ritorsioni, mentre i Turbopianiani elaborano una mitica epopea sadomaso di autoglorificazione e di schifato disprezzo verso i Cocuzzolari, sempre più incolpati d'ogni minimo inciampo casualmente incidente sulla frenesia produttivistica della Turbo-Pianania. Sconsolato primo commento di San Fregorio; “Il pesce grosso mangia il pesce piccolo, anche se quest'ultimo è suo padre”. Le statue e i dipinti che lo raffigurano si intristiscono.
L'attuale dibattito sul regionalismo
Dal 2014 imperversa in turbinoso crescendo una padanica campagna -suffragata da demagogici referendum consultivi su quesiti ad ovvia risposta positiva- volta ad ottenere sempre più estesi poteri di autonomia per le Regioni; e in questi ultimi due anni si è cercato e si cerca addirittura di approdare ad una sorta di federalismo sconfinante nel confederalismo per la proclamata esigenza di rendere tutte le Regioni dotate di insindacabile sovranità su una gamma di funzioni e poteri solitamente attribuiti in esclusiva allo Stato centrale: sovranità modulata sulle specifiche e svariatissime caratteristiche socioeconomiche di ogni singola Regione. Fra l'altro si chiede di attribuire alle Regioni: la giustizia di pace, la tutela dell’ambiente e dei beni culturali, nonché le norme sull’istruzione, implicanti anche il reclutamento prioritario e prevalente dei docenti in ambito regionale. E' di palmare ed inquietante evidenza la problematica conciliabilità di connessione funzionale tra norme ed assetti che rischiano concretissimamente di presentare incolmabili divari, data peraltro la martellante insistenza sulla “doverosa tutela” delle specificità locali.
Tradizioni identitarie e buone pratiche locali devono indubbiamente essere valorizzate e tutelate, ma non certo in marcata, prioritaria, babelica contrapposizione alla perequazione interregionale ex art. 119.4 Cost. e più in generale alle presunte prevaricazioni omologanti provenienti dal contesto nazionale e dalla (in parte, forse) correggibile ma irreversibile globalizzazione economica e culturale del pianeta. Altrimenti si va verso un inedito “autonomismo solipsista” di fatto assimilabile ad una sovranità indipendente.
Inoltre, nelle Regioni più “turbopianiane” è diffusa la convinzione secondo cui occorrerebbe trattenere all'interno della Regione tutto il gettito fiscale, cessando di trasferirne una parte ai Cocuzzoli, affinché questi ultimi divengano finalmente meno improduttivi, non si adagino sulle risorse loro trasferite e possano poi godere dei riflessi della crescente prosperità prodotta in eccedenza dalla Piana. Vero? Falso? Corre comunque l'obbligo di non tralasciare un'ovvia osservazione: se su un piatto della bilancia si pongono risorse concretissime e sull'altro soltanto esortazioni e auspici, non c'è forse da chiedersi se la proposta turbopianiana non sia una sòla egoistica o una buggeratura da crisi cardiaca -se fosse ancora in vita- per il povero San Fregorio?
Ma teniamo conto anche dei dati verificabili. L’ultimo Rapporto SVIMEZ conferma quanto era già noto, vale a dire che una quota di residuo del gettito fiscale trasferito alle Regioni del centro-sud ritorna al centro-nord attraverso la domanda di beni e servizi, e quindi risulta dimostrato un nesso di “interdipendenza” tra aree strutturalmente diversificate ma complementari all'interno di un unico sistema.
Oltre tutto, in un sistema fiscale basato sulla progressività la redistribuzione fra i territori è inevitabile. Trattenere il residuo fiscale non può quindi costituire un criterio di finanziamento dei governi regionali, come hanno del resto formalmente sancito le sentenze n. 118/2015 e 69/2016 della Corte Costituzionale.
A parere dello scrivente, l'insistenza sul “turbofederalismo” è fuorviante e regressiva, sulla base delle seguenti rilevazioni:
- il decentramento amministrativo continua ad essere un valore importante ma alquanto depotenziato rispetto a qualche decennio fa, quando non erano disponibili le innumerevoli, semplici e rapide comunicazioni oggi realizzabili per via info-telematica, ivi comprese la stesura semi-automatica e la trasmissione immediata degli atti amministrativi;
- gli stessi mezzi tecnici e logistici oggi disponibili rendono razionali ed altamente opportuni gli accorpamenti di comuni e province, onde ottenere economie di scala ed un più efficiente rapporto tra unità di personale e carichi di lavoro;
- l'interdipendenza tra le economie e le innovazioni tecnologiche dell'intero pianeta richiede il formarsi di organismi politici, militari ed economici forti (anche, e sempre più necessariamente, sovranazionali), in grado di negoziare alla pari con altri organismi forti ed avanzati sul piano economico e su quello tecnologico.
Ripiegarsi nella specificità locale, ampliando il divario tra piccoli territori in potenziale conflittualità di interessi e futile reciproca concorrenza, rischia quindi di tradursi in autolesiva debolezza e in una masochistica “autofregatura”.