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Ponte Mammolo, 60 famiglie occupano la scuola abbandonata: “Abbiamo diritto a una casa”

All’interno dell’edificio dovrebbero nascere un asilo nido comunale, di cui il quartiere è sprovvisto, e una scuola dell’infanzia

Occupazione scuola ponte mammmolo da Instagram MovimentoabitareRoma

L'occupaziione a Ponte Mammolo, foto da Instagram: Movimentoabitareroma

Oltre duecento persone hanno occupato, già dalle prime ore di lunedì 16 settembre, la struttura scolastica di via Liberato Palenco a Roma, nella zona di Ponte Mammolo. Si tratta di un edificio abbandonato su cui sono stati stanziati 4,3 milioni di fondi del Pnrr per la creazione di un nuovo polo scolastico 0-6.

L’inizio dei lavori era previsto per la fine di novembre, ma l’occupazione potrebbe far saltare il rigido cronoprogramma imposto per i progetti finanziati con i fondi europei. Per questo, dal municipio arriva un appello agli occupanti: «il diritto alla casa ha lo stesso valore del diritto all’istruzione», afferma Massimiliano Umberti, presidente del IV municipio.

I fatti

Gli occupanti, aiutati dagli attivisti del Movimento per il diritto all’abitare, sono entrati nell’edificio lunedì mattina. Si tratta di circa 60 famiglie, tra cui 40 minori, che erano state sgomberate dall’ex scuola statale Sibilla Aleramo e successivamente accampate con tende e rifugi di fortuna nei pressi dell’ex scuola in via Tiburtina. Secondo gli attivisti che hanno coordinato l’operazione, l’azione è nata perché l’edificio di via Palenco era in stato di abbandono.

In effetti, già dallo scorso settembre, l’unica classe rimasta nella scuola era stata spostata in un altro plesso a causa della pericolosità dell’edificio. Tuttavia, il Comune era pronto a investire nuovamente sulla scuola, grazie ai fondi del Pnrr. «Quell’edificio non è sicuro: le mura non sono stabili, ed è per questo che non è più utilizzato – spiega Umberti quella scuola rischia di crollare. E poi a breve inizieranno i lavori per la riqualificazione: entro la fine di novembre partirà il cantiere». Si tratta di uno dei cantieri del Pnrr, un progetto da 4,3 milioni di euro con cui sorgerà un innovativo polo 0-6. «Siamo molto orgogliosi perché il nostro, il municipio IV, è l’unico che avrà due poli 0-6».

Il progetto

All’interno dell’edificio oggi in disuso dovrebbero nascere un asilo nido comunale, di cui il quartiere è sprovvisto, e una scuola dell’infanzia. In totale, il polo dovrebbe accogliere circa 100 bambini, che potrebbero anche sfruttare il grande parco circostante per attività innovative e giochi all’aperto. «È un progetto a cui teniamo molto: una struttura di eccellenza in un quartiere periferico e densamente popolato – commenta Annarita Leobruni, vicepresidente del IV municipio e assessora alla scuola, Politiche giovanili e Pari Opportunità del municipio IV – speriamo che questo episodio non provochi ritardi nella tabella di marcia, perché il Pnrr ha tempi definiti, e se dovessero slittare, rischiamo di perdere i fondi. Facciamo appello al loro buon senso – aggiunge – sono sicura che chi manifesta per il diritto alla casa sia sensibile anche al tema della scuola pubblica».

Tuttavia, secondo gli occupanti, «non c’è ancora nessun progetto in atto: è tutto fumoso. Noi abbiamo trovato uno stabile totalmente abbandonato. Se poi questo progetto dovesse partire, trovata una soluzione per queste famiglie, andremo via», afferma Margherita Grazioli del Movimento per il diritto all’abitare. «Intanto, però, queste persone avranno un tetto sopra la testa. Ma non impediremo la realizzazione dei lavori».

«Voglio sperare che sia così, ma purtroppo queste promesse non mi tranquillizzano», replica il presidente del IV municipio, Umberti. Secondo i tecnici, per il momento non ci sono ritardi: dopo l’approvazione, il progetto esecutivo è ora nella fase di verifica per la conformità. Subito dopo, i lavori dovrebbero partire. «Ma un ritardo rischia di determinare lo slittamento dei lavori e quindi la consegna dell’edificio entro il 2026», spiega Leobruni. «Se fosse così, rischiamo di perdere un progetto fiore all’occhiello del territorio».