Postano i figli sui social per gli sponsor, Selvaggia Lucarelli: “Fa incazzare terribilmente”
La giornalista si è scagliata contro la pratica di molti genitori di postare i propri figli sui social per gli sponsor
Essere bambini ai tempi dei social. Sempre più stimolati dalle moderne tendenze tecnologiche, è decisamente spopolata la mania di alcuni genitori che postano i figli e rendono loro protagonisti del proprio contenuto sui social network. Soprattutto quando questo poi, è finalizzato a reclamizzare alcuni sponsor.
Il fenomeno dello Sharenting
Col termine “Sharenting” si definisce la tendenza a esibire sui social le foto o video dei propri figli minori. Una pratica condivisa più o meno ormai da tutti, anche se è particolarmente accentuata in persone che conducono una vita pubblica e particolarmente esposta.
Non è quindi desueto vedere Vip che decidono di pubblicare contributi con minori che mangiano, giocano e in alcuni casi, indotti dalle proprie mamme o papà invitano ad acquistare particolari prodotti.
Una pratica denunciata recentemente anche da Selvaggia Lucarelli che ha pubblicato sui suoi social una vera e propria stigmatizzazione di questa consuetudine.
La giornalista si è scagliata contro i genitori che per il solo fine di riscuotere condivisioni e like in più si rendono protagonisti con contributi non esattamente encomiabili. In effetti, la conduttrice mostra una serie di esempi eclatanti. C’è chi utilizza il proprio nipote minorenne per dilettare i telespettatori, facendogli utilzzare un gergo non appropriato, chi soprattutto tra una scena di vita quotidiana e l’altra, sfruttando l’immagine del piccolo, piazza il contenuto pubblicitario sponsorizzato.
Il tutto mentre magari, sempre riprendendo in primo piano l’immagine del minore, vengono raccontate vicissitudini legali, tradimenti, separazioni di vario genere. Con un atteggiamento che assume sempre più le caratteristiche di “normalità”.
La degenerazione di un modello educativo
E’ la degenerazione di un fenomeno che narra la cattiva gestione da parte dei genitori della vita dei bambini. Una cattiva trasmissione di un modello educativo totalmente stravolto.
La pratica rischia anche di far passare il messaggio che sia necessario esporsi, mostrarsi in diversi momenti privati per avere un riscontro, che in certi sviluppi socioculturali vuol dire consenso, integrazione.
Una situazione che potrebbe degenerare causando nei minori una sorta di anoressia emotiva, tale da condurre loro a una parziale o totale chiusura in se stessi, che impedisce una limpida e lineare comunicazione con il mondo.
Impedire che questa consuetudine dilaghi è al momento una opzione che risiede unicamente nelle nostre mani. Questo perché almeno sino ad ora non ci sono limiti attuati da Meta per verificare, controllare e autorizzare determinate condivisioni.
Ecco perché diviene sempre più necessario ricorrere a delle best practices che normalizzino la condotta di noi utenti. Anche se, senza dubbio, rimane sempre una quella da seguire in maniera incondizionata: quella del buon senso.