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Potere della scienza, la campagna vaccinale dimezza i ricoveri in un mese

L’accelerazione del piano di immunizzazione fa crollare i casi di Covid-19 in Italia, con buona pace degli scettici. Ma è polemica tra Pfizer e il coordinatore del Cts Locatelli

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Potere della scienza

Il potere della scienza è una forza a volte misteriosa e poco comprensibile, che rende legittima qualche diffidenza da parte dei non addetti ai lavori. Sulla sua efficacia, però, è più difficile nutrire dei dubbi: anche perché contro qualsiasi perplessità parlano sempre i fatti.

La campagna vaccinale e il potere della scienza

Nell’ultimo mese si sono praticamente dimezzati i ricoveri per SARS-CoV-2 in Italia. Per la precisione, l’ospedalizzazione dei pazienti con sintomi è diminuita del 49,1% nei reparti Covid, e del 45,1% nelle terapie intensive.

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Vaccinazione

Lo ha rilevato il monitoraggio settimanale della Fondazione GIMBE, spiegando questi numeri come conseguenza diretta dell’accelerazione della campagna di vaccinazione. Che, pure, può ancora progredire molto, se si pensa che l’immunizzazione è solo parziale nella fascia 70-79 anni, e largamente incompleta nella fascia 60-69 anni.

Ciononostante il virus circola già molto meno, tanto che il Generale Francesco Paolo Figliuolo, Commissario straordinario per l’emergenza coronavirus, ha fatto sfoggio di ottimismo. Assicurando che «giugno è il mese della svolta per dare una spallata definitiva [alla pandemia, N.d.R.] e lasciarci indietro il periodo peggiore».

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Il Generale Francesco Paolo Figliuolo, Commissario straordinario per l’emergenza coronavirus

È il potere della scienza, che meriterebbe maggiore fiducia. A volte, anche da parte degli stessi specialisti.

La querelle Locatelli-Pfizer

Da qualche giorno è in atto una piccola querelle tra Franco Locatelli, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, e il ramo nostrano di Pfizer. Il casus belli è il richiamo dell’antidoto sviluppato dalla Big Pharma, da effettuare entro 21 giorni che per il Cts si possono estendere a 42.

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Il Presidente del CSS e coordinatore del Cts Franco Locatelli

Valeria Marino, direttore medico di Pfizer Italia, ha consigliato di «attenersi a quello che è emerso dagli studi clinici». Ricordando che non esistono dati su «un più lungo range di somministrazione», benché vi siano «osservazioni di vita reale».

Il presidente del CSS ha però replicato che «l’intervallo tra la prima e la seconda somministrazione prolungato alla sesta settimana non inficia minimamente l’efficacia dell’immunizzazione». Imputando inoltre alla casa farmaceutica statunitense il rischio di «creare sconcerto».

È abbastanza surreale che l’accusa provenga dal numero uno di un consesso di “esperti” che, sul siero di AstraZeneca, ha detto tutto e il contrario di tutto. Dall’inoculazione solo sotto i 55 anni alla liberalizzazione, alla sospensione cautelare, alla raccomandazione di utilizzarlo solo sugli over 60.

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Vaccino AstraZeneca

Ancor più paradossale, però, è che uno scienziato volti le spalle alla scienza – fingendo oltretutto di farsene scudo. «Ritardare la somministrazione dei vaccini Pfizer e Moderna oltre 21 e 28 giorni non è un’indicazione scientifica» ha ammonito Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE. «È una strategia per fronteggiare carenza di dosi, rifiuti di AstraZeneca e accelerare la campagna vaccinale».

Vale a dire che è un tatticismo prettamente politico, e in questo non c’è niente di male: però bisognerebbe avere il buon gusto di ammetterlo. Perché il potere della scienza è immenso ma, come abbiamo già argomentato, per battere lo scetticismo non si può prescindere dalla verità.

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