Povera e impaurita, ecco la foto dell’Italia nel 56° rapporto del Censis
“Nell’immaginario collettivo si è sedimentata la convinzione che tutto può accadere anche l’indicibile: la bomba atomica”
Un’Italia post- populista, è questa la definizione che salta all’occhio e che fotografa il rapporto annuale del Censis 2022. Siamo una Nazione agitata dalla paura della guerra e dall’inflazione, che costringe a erodere i risparmi e pagare le bollette in ritardo.
Arriva dal Censis l’analisi sulla situazione sociale di un Paese che, si legge nel testo, “vive in uno stato di latenza”.
Una situazione che per certi versi è stagnante, infatti “Il nostro Paese, nonostante lo stratificarsi di crisi e difficoltà, non regredisce grazie allo sforzo individuale, ma non matura”.
In sostanza sottolinea l’istituto, “l’Italia non cresce abbastanza o non cresce affatto” e “la macchina amministrativa pubblica è andata fuori giri e così non sarà in grado di trainare la ripresa”.
Guerra pandemia e inflazione, le grandi paure del Paese
Si cominciano a vedere gli effetti delle quattro crisi che stanno investendo il mondo intero: la pandemia perdurante, la guerra alla soglia dell’Europa, l’inflazione galoppante e la crisi energetica. Questi fattori, combinati insieme stanno mettendo a dura prova l’economia del Paese.
I principali rischi globali percepiti sono: per il 46,2% la guerra, per il 45,0% la crisi economica, per il 37,7% virus letali e nuove minacce biologiche alla salute, per il 26,6% l’instabilità dei mercati internazionali, dalla scarsità delle materie prime al boom dei prezzi dell’energia, per il 24,5% gli eventi atmosferici catastrofici, come temperature torride e precipitazioni intense, per il 9,4% gli attacchi informatici su vasta scala.
Sarà un crisi lunga
Il dato che emerge in maniera impressionante è che il 92,7% degli Italiani è convinto che l’impennata dell’inflazione durerà a lungo e il 64,4% sta già intaccando i propri risparmi per far fronte ai continui rincari.
L’instabilità geopolitica intimorisce e preoccupa gli italiani, l’84,5% è convinto che eventi che avvengono anche lontano dalla nostra Penisola possano influenzarne la stabilità per il futuro. Il 61,1% teme che possa scoppiare un conflitto mondiale mentre per il 58,8% è concreta la possibilità che si usi l’arma nucleare. Per il 57,7 % anche l’Italia entrerà in guerra.
Ma l’inflazione non solo colpisce i redditi fissi o comunque tendenzialmente stabili nel medio periodo, aumenta anche la forbice della disuguaglianza tra le diverse componenti sociali: le famiglie meno abbienti si confrontano con un incremento medio dei prezzi pari al 9,8%, mentre per le famiglie più agiate l’aumento è del 6,1%, quasi 4 punti percentuali in meno.
Questo divario discende dalla diversa dinamica dei prezzi dei beni (alimentari e per la casa su tutti) che pesano in particolare sul carrello della spesa delle famiglie meno abbienti.
Basta sacrifici
Dal rapporto emerge come la maggior parte degli Italiani non si più disposta a fare sacrifici per emergere dal proprio status, cambiare o diventare altro sa sé. Complessivamente circa l’80% della popolazione non è disposta a fare sacrifici per seguire dettami degli influencer o per vestirsi alla moda, ma il 36,5% non è disposto a rinunce nemmeno per cambiare lavoro o fare carriera.