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Premierato, la riforma-compromesso non piace (per davvero) a nessuno

“Da sinistra” si denuncia il rischio di autoritarismo, “da destra” si chiede un maggior aumento dei poteri chigiani: ma gli Italiani concordano almeno con la ratio del ddl Casellati

Giorgia Meloni presenta la riforma del premierato

Giorgia Meloni presenta la riforma del premierato (© Governo.it)

Il Consiglio dei Ministri ha approvato la riforma del premierato o, in burocratese, il disegno di legge costituzionale per l’introduzione dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio. Un testo che porta la firma dell’azzurra Maria Elisabetta Alberti Casellati, Ministro per le Riforme istituzionali ed ex Presidente del Senato. E che, pur essendo già il frutto di un compromesso – o forse proprio per questo – non piace (per davvero) a nessuno.

Giorgia Meloni presenta la riforma del premierato
Giorgia Meloni presenta la riforma del premierato (© Governo.it)

La riforma del premierato

Via libera, quindi, da parte del Cdm al ddl Casellati che modificherà la Costituzione mediante, tra l’altro, l’istituzione del premierato. La riforma, scrive il Corsera, si snoda secondo cinque direttrici, di cui la principale è che il Capo del Governo sarà scelto dal popolo senza intermediazioni istituzionali.

Maria Elisabetta Alberti Casellati, riforma del premierato
Maria Elisabetta Alberti Casellati (immagine dal suo account Twitter)

Inoltre, dovrà essere necessariamente un parlamentare (il che esclude, dunque, esecutivi tecnici) e, una volta ottenuta la fiducia delle Camere, resterà in carica cinque anni. Potrà essere sostituito solo da un altro eletto della stessa maggioranza, solo per attuare lo stesso programma presentato in campagna elettorale e solo una volta. In caso di cessazione anticipata del mandato del secondo inquilino di Palazzo Chigi, l’unica alternativa possibile sarebbe il ritorno alle urne.

Gli altri articoli riguardano la governabilità, da assicurare attraverso una nuova legge elettorale maggioritaria che assegnerà il 55% dei seggi alla coalizione o al partito più votato. E l’abolizione dei senatori a vita di nomina quirinalizia (resterebbero tali solo gli ex Presidenti della Repubblica), fermo restando che quelli già in funzione non decadrebbero.

Un compromesso che non piace a nessuno

Il possibile restyling della Carta fondamentale ha immediatamente suscitato svariate critiche, solo di segno diverso a seconda dei valori politici (e non solo) di riferimento. “Da sinistra”, per esempio, Il Riformista evidenzia il paradosso che il sostituto del Premier terrebbe in pugno la maggioranza di Governo più dello stesso Premier. A differenza di quest’ultimo, infatti, potrebbe minacciare di farsi da parte, consapevole che a quel punto si tornerebbe necessariamente al voto.

Costituzione della Repubblica italiana, riforme istituzionali
Costituzione della Repubblica italiana (© Egiglia via Wikimedia Commons)

Come inoltre riporta TGCom24, il leader di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli ha denunciato il rischio di «svolta autoritaria». Infine, Giuliano Amato, Presidente emerito della Corte Costituzionale, intervistato da La Repubblica ha evocato l’indebolimento del Parlamento e del ruolo di garante del Capo dello Stato.

Giuliano Amato, Fisco
Giuliano Amato (© Eugeniatta via Wikimedia Commons)

A tal proposito, peraltro, da giorni si sussurra di possibili dimissioni di Sergio Mattarella in caso di varo definitivo della riforma. Che comunque ha anche dei difetti.

Sergio Mattarella
Sergio Mattarella (© Quirinale.it)

“Da destra”, d’altra parte, si invoca più coraggio nell’aumento dei poteri del Premier, sottolineando in particolare due aspetti. Il fatto che un Presidente del Consiglio dovrebbe avere quantomeno la facoltà di nominare e revocare i Ministri – che invece resterebbe prerogativa del Colle. E l’assurdità che il vincitore della tornata elettorale dovrebbe ottenere la fiducia delle Aule pur essendo già stato legittimato dall’investitura popolare.

Gli Italiani sono favorevoli al premierato

Nel frattempo, un sondaggio pubblicato da La Stampa ha svelato gli umori degli Italiani in merito al premierato. Scoprendo anzitutto che, non sorprendentemente, la revisione costituzionale non interessa più di tanto. E, più significativamente, che la maggioranza degli intervistati (il 40,7%) è favorevole al superamento dei senatori a vita. E soprattutto (nella misura del 43,4%) alla norma anti-ribaltone, a ennesima conferma che i giochi di palazzo piacciono solo alla “gente che piace”.

Occorre comunque precisare che l’elezione diretta del Primo Ministro spacca praticamente a metà l’opinione pubblica, che in ogni caso tendenzialmente concorda con la ratio del premierato. Dati che, alla luce del referendum confermativo che si terrà se (com’è probabile) il provvedimento non sarà avallato dai due terzi degli onorevoli, danno già indicazioni importanti.

Referendum costituzionale, riforma del premierato
Referendum costituzionale (© Holapaco77 via Wikimedia Commons)

Lo strapotere dell’arbitro, infatti, a quanto pare irrita ben oltre i confini calcistici. E, con buona pace delle previsioni dell’ex bi-Premier Giuseppe Conte, verosimilmente l’eventuale partita referendaria si giocherà soltanto tra il Sì e l’astensione.