Premio Vasto 2022, Paola Di Felice presenta l’edizione numero 55
Il Premio Vasto promuove quegli artisti che mostrano un talento e una capacità di aggredire la realtà attraverso la pittura, la scultura, la fotografia
Come nasce in realtà il Premio Vasto e quando?
In realtà questa è la 55.a edizione del Premio Vasto, che nasce per una felice intuizione dell’avv. Roberto Bontempo, che in tempi non sospetti decide di dedicare un premio a quegli artisti che mostrano una capacità talentuosa e una capacità di aggredire la realtà attraverso la pittura, la scultura, la fotografia e la pandemia interrompe, e soprattutto la morte dell’ideatore interrompe la normale organizzazione del Premio Vasto sino a quando, diciamo, per due o tre edizioni, tre edizioni in realtà. Quella di quest’anno è la cinquantacinquesima: si cerca semplicemente di ricordare i grandi artisti che hanno partecipato agli altri premi piuttosto che fare una disamina di tutta quella che è stata l’arte abruzzese
Quest’anno l’erede di Roberto Bontempo, Alfredo Bontempo, ha deciso di affidare appunto a Paola Di Felice la cura di questa edizione.
Dunque l’edizione di quest’anno è curata da me, che per trent’anni ho diretto Il Polo Museale della Città di Teramo. Quest’anno abbiamo pensato che forse il titolo avrebbe potuto essere legato ad un elemento determinante della nostra vita: la luce. E così è stato. Abbiamo dato questo titolo alla mostra: Forme di Luce e un sottotitolo: Artisti abruzzesi demiurghi tra materia e colori. E questo perché ci è parso fondamentale l’elemento luce che, nei secoli, è passato dal discorso della candela alla lampadina ma che nel tempo ha accompagnato l’attività di ogni artista.
Quanti e quali artisti avete scelto in questa edizione?
Beh, gli artisti sono 12. Otto pittori, qualcuno più datato; alcuni purtroppo non più in vita come Giuseppe Fiducia oppure Guido Montauti. Altri, come Gigino Falconi piuttosto che Luca Farina, giovane. L’uno più datato ma l’altro veramente giovane, per dimostrare come poi le generazioni trascorrano ma l’attività artistica trascorra soprattutto attraverso la luce. Quattro invece gli scultori più datati o più giovani: mi riferisco a Piscella che non c’è più da qualche anno piuttosto che Sivio Mastrodascio, pur esso datato ma che ancora opera largamente fino agli scultori Valentino Giampaoli e Gianni Tarli che appartengono invece a generazioni più vicine a noi e che hanno fatto anche essi della luce un elemento molto forte e preponderante.
Quale messaggio lei intende inviare con questa mostra a chiunque sia appassionato d’arte o a chi si avvicina con curiosità?
Beh, la mia idea è stata proprio quella di prendere un elemento fondamentale della vita di tutti. Un elemento che dà anche la possibilità all’ombra di esistere. Dunque luce ed ombra, e che è un po’ poi il senso dato, che la luce sia un’espressione di speranza perché è vero che nei tempi che viviamo c’è tanta ombra ma evidentemente un piccolo barlume di luce consente di sperare che le cose cambino, che le cose vadano meglio. Ecco, gli artisti hanno interpretato la luce, proiettandola nelle loro immagini rappresentate dai loro segni e dai loro simboli e, probabilmente, poiché l’artista in qualche modo preannuncia, precostituisce, sente prima degli altri i valori cogenti della vita, mi è piaciuto molto fare una carrellata su questi autori, evidenziando l’elemento luce contrapposta all’ombra, vita e morte. Una morte che assai spesso è riscattata dalla vita, dall’universo, dall’ambiente che ci circonda.