Prima la sofferenza poi la gioia: Italia ai quarti con meno certezze
La Nazionale di Mancini batte l’Austria dopo 120 minuti di fatica. A Monaco contro Belgio o Portogallo, servirà un’altra prestazione
Uno scoglio più complicato del previsto, ma alla fine l’Italia va a Monaco per il quarti di finale di Euro 2020.
Contro un’Austria che si dimostra compatta e coriacea gli azzurri hanno rischiato grosso soprattutto nella ripresa ma ai supplementari è uscito fuori il potenziale tecnico superiore. Obiettivo minimo raggiunto, ma dalla prossima partita, che sia Belgio o Portogallo, servirà una presentazione diversa.
Italia in difficoltà sul piano del gioco: soffocata sul piano fisico
Era una sensazione già palesata al termine della fase a gironi, confermata alla prova dei fatti. L’Italia nel girone di Roma ha dato la sensazione di dominare sempre e comunque sul piano del ritmo e del controllo del gioco ma nella fase ad eliminazione diretta la musica è cambiata. L’Austria si è presentata a Wembley facendo valere le proprie qualità: compattezza, aggressività e fisicità. Insomma, ha fatto la partita che doveva fare, cosa non riuscita all’Italia.
Un atteggiamento visto non tanto nel primo tempo, in cui gli azzurri hanno avuto momenti di controllo e occasioni per essere pericolosi, seppur con tentativi dalla distanza (vedasi l’incrocio colto da Immobile e tiro di Spinazzola). Nella ripresa gli austriaci hanno preso fiducia ed hanno aggredito i primi secondi di possesso azzurri, creando grattacapi in fase di impostazione. Un secondo tempo di “soffocamento” che ha poi costretto Mancini a cambiare volto alla squadra: nelle scorse partite non c’era stato bisogno.
Il piano B vincente di Mancini: Chiesa e Belotti
Appena dopo il gol annullato ad Arnautovic, Mancini ha cambiato prima le mezzali di centrocampo poi buona parte del tridente. Se era attesa la staffetta tra Verratti e Locatelli, il ct ha cambiato contemporaneamente anche un acciaccato Barella per Pessina e dopo 15 minuti sono entrati anche Chiesa e Belotti per Immobile ed uno spento Berardi.
Cambi attesi, soprattutto in vista di un supplementare cominciato dall’Italia col piglio giusto. Cambi che hanno dato ragione al tecnico jesino. Prima il gol di Chiesa, imbeccato da un lancio visionario di Spinazzola. Tre gesti complicatissimi per il figlio d’arte: controllo di faccia, dribbling in aria con la punta del destro ad aggiustarsi la palla e coordinazione perfetta per il sinistro di controbalzo sul palo più lontano. Tre piccoli capolavori in uno. A seguire il raddoppio di un altro neo entrato, Pessina, su servizio a centro area di Acerbi. Anche l’ingresso di Belotti è stato fondamentale, soprattutto nel secondo tempo supplementare quando ci ha messo la fisicità atta a fare a spallate per tenere la palla lontano dall’area azzurra.
Oggi viene fuori ciò che dice e ciò che fa Mancini da tre anni: ci sono 26 titolari e le armi in possesso dell’Italia sono molteplici. La vittoria è arrivata con il piano B negli uomini e anche nel modulo (3-5-2) negli ultimi minuti di sofferenza, con Cristante al posto di Insigne. Cambiano gli uomini ma non l’identità: sono maturi i frutti seminati in questi anni.
Prestazione sufficiente nei quarti servirà di più
Al termine di 120 minuti lunghissimi è stato raggiunto l’obiettivo minimo di questa Nazionale: il raggiungimento dei quarti di finale, che verranno giocati a Monaco di Baviera venerdì prossimo contro la vincente di Belgio-Portogallo. La prestazione in generale offre la conferma ai dubbi di una fase a gironi “troppo bella per essere vera”. È arrivata una squadra più quadrata, fisica e aggressiva ed alcuni nodi sono venuti al pettine, come alcune problematiche difensive già intraviste con il Galles, le palle inattive. Da lì è arrivato il gol del 2-1 che ha violato l’imbattibilità della porta azzurra in questi europei.
La squadra ha dimostrato di saper soffrire e, toccato il punto più basso con il gol di Arnautovic annullato per fuorigioco, si è risollevata facendo vedere di essere un gruppo più unito che mai. Tuttavia sono mancate alcune combinazioni e la qualità in mezzo al campo, più l’imprevedibilità di Berardi e di Insigne. Nei quarti di finale servirà qualcosa di più, l’asticella si alza vertiginosamente.