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Pro Recco in liquidazione, il “danno collaterale” del caso Toti

Il club più titolato al mondo, considerato il Real Madrid della pallanuoto, svincola i giocatori e rinuncia alla Champions League: e la politica, “prigioniera” della Procura di Genova, non può provare a rimediare

La Pro Recco festeggia la vittoria dello Scudetto 2024

La Pro Recco festeggia la vittoria dello Scudetto 2024 (immagine dalla pagina Facebook della Pro Recco Waterpolo)

Un’eccellenza assoluta dello sport italiano come la Pro Recco, la squadra di pallanuoto più titolata al mondo, è in liquidazione. A neanche due mesi dall’ultimo Scudetto, la società ha liberato i propri giocatori e rinunciato alla wild card per l’accesso diretto alla prossima Champions League. Facendo un paragone calcistico, è come se fallisse il Real Madrid: né la politica locale, tenuta assurdamente in ostaggio dalla magistratura, può provare a rimediare alla situazione.

La Pro Recco festeggia la vittoria dello Scudetto 2024
La Pro Recco festeggia la vittoria dello Scudetto 2024 (immagine dalla pagina Facebook della Pro Recco Waterpolo)

La Pro Recco in liquidazione

Come ricorda La Repubblica, la Pro Recco vanta nel suo palmarès 36 campionati, 17 Coppe Italia, 11 Coppe dei Campioni, 9 Supercoppe europee e 1 Lega Adriatica. Detiene anche il primato della striscia vincente più lunga nello sport del Belpaese, essendosi aggiudicata la 73sima partita consecutiva nell’aprile 2017.

Logo della Pro Recco
Logo della Pro Recco (© Pro Recco Waterpolo 1913 / Wikimedia Commons)

Questo ciclo di trionfi (il secondo nella storia biancoceleste) iniziò nel 2002, col passaggio di proprietà all’imprenditore ed ex calottina del club Gabriele Volpi. Che ora però, come riferisce Il Secolo XIX, ha annunciato «a malincuore» il disimpegno del proprio gruppo Orlean Invest dalla gestione del sodalizio.

Gabriele Volpi
Gabriele Volpi (immagine dalla pagina Facebook della Pro Recco Waterpolo)

Come prima conseguenza di questo passo indietro, scrive Rai News, tutti i tesserati sono ora svincolati. Il Presidente Maurizio Felugo ha assicurato che non è a rischio la partecipazione alla prossima Serie A1, ma con ambizioni fortemente ridimensionate e l’obiettivo probabile della salvezza. C’è invece tempo fino al prossimo 31 luglio per iscriversi alla massima competizione europea attraverso i preliminari, ma è impossibile senza nuovi vertici disposti a investire.

Maurizio Felugo
Maurizio Felugo (immagine dalla pagina Facebook della Pro Recco Waterpolo)

Tuttavia, per ora nessuno si è fatto avanti, né hanno battuto un colpo le autorità territoriali. Che spesso, in caso di crisi di una società (soprattutto quando questa è fortemente rappresentativa della propria città), scendono direttamente in campo. Per fare solo un esempio recente, a inizio mese è capitato al Milazzo calcio, che infatti ha ringraziato pubblicamente «l’amministrazione comunale per il supporto».

Un “danno collaterale” del caso Toti

Si dà però il caso che Giovanni Toti, Presidente della Liguria, dallo scorso maggio sia stato posto agli arresti domiciliari. Una misura, en passant, definita «irragionevole» dal Presidente emerito della Consulta Sabino Cassese, e derivante da ordinanze incomprensibili secondo il Ministro della Giustizia Carlo Nordio. Tant’è che Il Riformista considera esplicitamente l’ex direttore di Studio Aperto «prigioniero politico» della Procura di Genova.

Il Governatore della Liguria Giovanni Toti
Giovanni Toti (immagine dalla sua pagina Facebook)

A prescindere, comunque, la custodia cautelare del Governatore, come riconosce anche (per motivi diversi e manettari) Elly Schlein, segretario del Pd, sta paralizzando le attività regionali. Incluso, se anche ce ne fossero volontà e opportunità, qualsivoglia tentativo di salvataggio istituzionale dell’équipe dei record nostrani.

Elly Schlein
Elly Schlein (immagine dalla sua pagina Facebook)

La surreale vicenda della Pro Recco, dunque, è un “danno collaterale” della libido persecutoria dei baciccia in toga nei confronti del leader di Noi Moderati. Di fronte alla quale non resta che sperare che, più prima che poi, qualcuno arrivi ad accendere la Lanterna.