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Prof rifiuta compito di ragazzo trans, Cecchi Paone: “Il governo influisce sulle scelte”

Il conduttore televisivo: “I politici si sentono tutelati e incoraggiati. C’è un tentativo di cambiare il clima”

Alessandro Cecchi

Alessandro Cecchi Paone

“Io ho davanti una donna, non un uomo“. E’ polemica per le parole rivolte da un docente del Liceo Scientifico Cavour di Roma nei confronti di uno studente trans. L’insegnante ha altresì tracciato una linea sul nome che il giovane ha deciso di utilizzare per firmare un compito in classe.

La vicenda sarebbe avvenuta due giorni fa, denunciata solo ieri su una pagina Instagram dei liceali dell’istituto scolastico romano. L’episodio ha naturalmente fatto scalpore. A sostegno dello studente, l’intervento di vicepreside e compagni di scuola, che hanno difeso a oltranza il giovane.

La scuola è in linea con il regolamento della Carriera Alias che, lo ricordiamo, è quello strumento in virtù del quale, una persona transgender può scegliere di farsi chiamare all’interno del contesto scolastico con il proprio nome di elezione. Vale a dire un nome scelto, in luogo di quello assegnato alla nascita.

Scuola precari

Per approfondire meglio gli aspetti legati a questa vicenda, abbiamo sentito Alessandro Cecchi Paone, giornalista, divulgatore scientifico, conduttore televisivo, saggista e politico italiano.


“Io vedo un aspetto positivo in tutta questa vicenda” – dice il giornalista – “vale a dire l’immediata reazione a difesa del ragazzo/a, perché è in transizione, come sappiamo. Sia di tutti i compagni, sia della vicepreside“.

“Sono intervenuti, ci sono testimonianze in questo senso, a sua difesa e in maniera esplicita, anche davanti all’insegnante. Secondo me c’è un segnale positivo. Il sistema scolastico, la cultura, il costume italiano sono migliorati e continuano a farlo. Evidentemente questo insegnante appartiene a quella fascia di conservatorismo inumano. Il docente non si rende conto di stare rendendo omaggio a qualche sua posizione ideologica, culturale, religiosa o politica. Ciò che non vede invece è la sofferenza, il dolore, la ferita che provoca nel ragazzo. E’ una rigidità completamente fuori dai tempi e soprattutto da un approccio di carattere umanitario“.

Qualcuno ha anche definito illegale tutto questo…

“L’Italia vive in una sorta di deserto normativo, per cui bisognerebbe un po’ arrangiarsi. Ed è per questo che sottolineo doppiamente la positività della reazione della vicepreside e dei compagni. Perché dal momento in cui in Italia non si riesce ad avere, come dimostrato dalla vicenda Zan, un quadro normativo di riferimento nazionale a tutela di queste minoranze deboli, ancora più deboli di altre minoranze, bisogna far da sè. Una cosa sono i gay, un’altra sono i trans, che sono gli ultimi della fila secondo la concezione delle persone più retrive“.

Alessandro Cecchi Paone
Alessandro Cecchi Paone

“Purtroppo in Italia c’è quasi nulla in difesa delle minoranze. E ancor meno in difesa delle minoranze, quali le persone transgender. Bisognerebbe darsi una mossa. Anche se la vedo dura. Quando è successo quello che è successo con Zan, la destra estrema era in minoranza. Adesso è addirittura in maggioranza“.

C’è una relazione tra questo governo e episodi del genere?

Sicuramente sì. Indimostrabile in termini scientifico-sperimentali, ma sicuramente la presenza al governo e anche nelle istituzioni, basti pensare a Fontana, alla Roccella al ministero per la famiglia, sono segnali per cui alcuni che rispondono alle loro convinzioni sessofobiche, omofobiche, transfobiche, tradizionaliste, religiose, stato Dio patria e famiglia, si sentono coperti e autorizzati. In qualche maniera incoraggiati. Non che nessuno lo faccia esplicita, ma di fatto c’è nell’aria un tentativo di cambiare il clima. Che secondo me però non riuscirà. Perché come hanno dimostrato studenti e vicepreside siamo andati avanti. Ma la domanda è: quando riusciremo a far tramutare tutto questo in una norma, in una legge nazionale?”