Professore picchia studente, Fulvio Abbate: “Sto con gli scolari. Gli insegnanti oggi valgono poco”
Lo scrittore: “Gli studenti sono indifferenti verso il sapere, ma gli insegnanti non sanno tenere una classe. La violenza non è giustificata”
Professore sospeso a Pontedera, nel pisano. Il docente, in seguito a una dinamica ancora in corso di valutazione, ha colpito con un pugno un suo studente.
I fatti
La vicenda è avvenuta in un istituto superiore. Secondo le prime ricostruzioni, l’alunno pare si fosse alzato e avvicinato alla cattedra, al fine di deridere l’insegnante. Quest’ultimo dunque, avrebbe reagito colpendolo allo stomaco. Sull’episodio continua a indagare la polizia, che ha ricevuto la denuncia da parte dei genitori del ragazzo. La dirigenza scolastica, intanto, ha provveduto a sospendere l’insegnante.
Per le ricostruzioni del caso, gli inquirenti stanno verificando il materiale video relativo allo scontro, registrato da alcuni studenti.
Un episodio che certamente testimonia una sempre più urgente necessità di ritrovare valori, ripristinando il senso di figure di riferimento sempre più smarrite, in questo tempo di fragilità e solitudine.
Il parere di Fulvio Abbate
Abbiamo chiesto a Fulvio Abbate, giornalista, scrittore e filosofo, un parere sull’accaduto.
“Ogni storia è una storia a sé” – dice lo scrittore – “Noi non possiamo conoscere approfonditamente le dinamiche che si instaurano tra allievi e docenti. L’idea della disciplina, così come la rammento io è irricevibile. I maestri si dotavano di una bacchetta, molti anni fa. Il mio sguardo, sinceramente in una vicenda del genere è soprattutto dalla parte della vittima, degli scolari, vittime dell’istituzione scolastica“.
Resta in effetti difficile stabilire chi possa realmente essere la vittima in queste situazioni. E non per una semplice individuazione, a seguito di un’interpretazione di un pugno. Sferrato o ricevuto che sia. Perché certamente la violenza non è mai giustificabile. Ma forse, la vittima è probabilmente anche un docente privato del suo ruolo, banalizzato nella sua autorità, ridimensionato del peso del proprio incarico di guida, di formatore, di uomini e donne della società futura.
“Questa è una situazione simmetrica a quella di un pronto soccorso, nel quale un medico viene picchiato da familiari di una persona che aspetta di essere ricoverata” – insiste Abbate.
“Io non conosco le singole realtà. Da una parte c’è il disinteresse degli studenti nei confronti del sapere, dall’altra c’è l’incapacità da parte di un insegante, di riuscire a tenere una classe. Sono figlio di insegnante, conosco bene la categoria. Ho una percezione diversa. Ai miei tempi insegnanti e bidelli vestivano più o meno allo stesso modo. Adesso fai meno perché le attività scolastiche ed extra scolastiche sono molteplici. E in più la formazione degli insegnanti spesso è assai lacunosa. Questo però non giustifica la violenza“.
La notizia certamente continuerà anche nei prossimi giorni a concedere opportunità per spunti riflessivi. Sui social intanto l’opinione pubblica si divide. Ci si interroga, ancora una volta, non solo sulla preparazione dei docenti, in termini formativi, pedagogici e psicologici. Ma anche sulle motivazioni che portano, al di là della ricerca di attenzione, a questi atti di biasimo e svilimento perpetrati da studenti, nei confronti dei loro insegnanti.