Proietti vs. Marino: “duello” a distanza a colpi di missive
Proietti e Marino affidano le loro riflessioni alle colonne del quotidiano Il Messaggero
PROIETTI E L’ORGOGLIO SPQR. “Roma? Sta succedendo di tutto”. Così, l’incipit di una lettera a firma di Gigi Proietti, affidata alle colonne de Il Messaggero, a commento della fase storica che la Capitale sta vivendo in questo momento. Proietti così scrive: “Lo stato d’animo di un romano che assiste, io, ad esempio, senza retorica e innamorato della mia città, è uno solo: lo sconcerto. Che altro si può provare?”.
Passa in rassegna tutti gli eventi dell’ultimo mese, dai funerali di Casamonica – che hanno destato tanto scalpore da meritarsi persino l’attenzione del New York Times – fino alla relazione del ministro degli Interni Angelino Alfano, dalla quale sono scaturiti “poteri straordinari” al prefetto Franco Gabrielli. Che tradotto, secondo Proietti, vuol dire “la messa sotto tutela del sindaco Marino”. Il quale, osserva, “sta in vacanza”.
Una situazione senza precedenti storici. Tanto che, continua il mattatore romano, “dal Dopoguerra a oggi, credo sia la prima volta che Roma si trovi in simili condizioni”. “Viviamo – aggiunge – in una sorta di sospensione che può solo attendere la prossima notizia, la piccola o grande catastrofe quotidiana, il disservizio di turno, la sorpresa dietro l’angolo. Ottimisti, se pure con cautela, occorre rimanerlo. Ma ripeto: lo sconcerto, il non sapere da che parte propendere rimane l’atteggiamento dominante”.
“Meno male che la Roma ha battuto la Juve”, conclude, con una nota amara, piena di ricordi rivolti al passato: “Passando da qualche parte, se butto gli occhi sul basamento di una statua o su un antico muro e ci leggo, in rilievo sul marmo bianco, SPQR, mi vengono in mente la dignità dei romani di una volta, compresi mi padre e mi madre, il senso civico dell’Urbe, l’orgoglio del civis romanus sum… E so’ dolori”.
LA RISPOSTA DEL SINDACO MARINO. La lettera di Gigi Proietti non è passata inosservata. E prontamente, proprio il sindaco di Roma Ignazio Marino, ha risposto. Con un’altra lettera; ancora una volta affidata alle colonne de Il Messaggero.
La missiva a firma del primo cittadino arriva da oltreoceano, dove attualmente si trova (ancora) il sindaco. Marino prova a rassicurare Proietti e altri “osservatori più o meno distratti” che hanno avuto la sensazione che “questi ultimi dieci giorni di agosto” siano stati confusi.
Sui funerali in stile Padrino, Marino scrive: “I funerali di un uomo della famiglia Casamonica sono stati una esibizione muscolare della criminalità organizzata, un colpo battuto molto rumorosamente. Come interpretarlo? Al di là delle mancanze e delle disattenzioni di cui ha parlato il prefetto, che hanno impedito di comprendere prima cosa sarebbe successo a piazza don Bosco, credo che il segnale delle mafie non sia un segnale di forza ma il tentativo di riaffermare il proprio potere in una fase totalmente nuova”. A questo proposito, però, il sindaco sottolinea che “c’è l’impegno fermissimo del Campidoglio e mio personale, da due anni, perché sia fatta terra bruciata attorno all’intrico di interessi che ha messo insieme corruzione, pezzi della macchina amministrativa e poteri mafiosi (pesante eredità del sindaco che mi ha preceduto, adesso indagato per associazione mafiosa)”.
Per quanto riguarda i superpoteri di Gabrielli, Marino tranquillizza e riprende le parole dello stesso prefetto: “A Roma «c'è un sindaco solo, eletto dal popolo e legittimato dal voto, che così rimarrà fino alla fine del suo mandato». Parole mie? No, parole pronunciate da Franco Gabrielli, il prefetto di Roma, un galantuomo e un rappresentante dello Stato col quale ho un solido rapporto di collaborazione e stima”, scrive, precisando che “con lui affronteremo le questioni più delicate, verificheremo ciò che ancora c’è da fare sul terreno della legalità e della trasparenza”.
“La ringrazio per aver ricordato e fatto appello a quell'orgoglio da civis con cui conclude la sua lettera. Perché nell’SPQR che lei richiama c’è la risposta ai nostri problemi: Senato (per dirla in modo moderno Campidoglio) e popolo romano come un’unica entità. Insieme ce la faremo”, conclude da oltreoceano il sindaco Marino.