Prostituzione. A Roma cresce lo sfruttamento di baby prostitute
Il report del Campidoglio. Presentato il rifinanziamento del progetto Roxanne
Consumare rapporti non protetti e perlopiù con ragazzine, in particolare extracomunitarie o provenienti dall’Europa dell’Est: è questo quanto emerge da un report del Campidoglio sulla prostituzione, presentato nel corso di una seduta della Commissione Politiche Sociali di Roma Capitale, presieduta dalla consigliera capitolina di maggioranza Erica Battaglia (PD), indetta per discutere del rilancio e del rifinanziamento del progetto Roxanne, deciso dopo la parziale bocciatura della zonizzazione della prostituzione all’Eur, proposta avanzata dal presidente del Municipio IX Andrea Santoro. Il progetto Roxanne fu promosso nel 1999 dall’allora amministrazione capitolina per aiutare le persone vittime di tratta sessuale.
Il 75% dei clienti richiede rapporti non protetti. Tre quarti dei clienti richiederebbe di consumare rapporti non protetti, con la conseguenza che, per non rischiare di veder sfumato il guadagno soprattutto nei confronti dello sfruttatore, le prostitute si troverebbero costrette ad accettare la richiesta. Il rischio più grande, però, è quello della trasmissione di malattie sessuali, con una scarsa sicurezza a livello igienico-sanitario.
Sfruttamento delle ragazzine. Sfruttamento della prostituzione, ma non solo. Anche sfruttamento della prostituzione minorile, soprattutto di ragazzine romene e nigeriane.
Aborti clandestini. Ulteriore problematica, secondo i dati snocciolati in Commissione, quella degli aborti clandestini. Col Policlinico Casilino sarebbe stata redatta una bozza di protocollo che andrebbe solo firmata, e sembra sia prossimo alla firma anche un documento con la Questura.
700 ragazze sottratte allo sfruttamento della prostituzione. A Roma ci sono due ‘case di fuga’ e altrettante di ‘semiautonomia’ e, grazie al progetto Roxanne, 700 ragazze dal 1999 sono state sottratte allo sfruttamento della prostituzione e riportate a una vita autonoma legale con un proprio lavoro. Le unità di strada dei servizi sociali, pur con tutti i tagli subiti dal progetto, hanno condotto circa 3.000 mila contatti l'anno con le donne sfruttate sui marciapiedi, la metà del risultato ottenuto prima dell'avvento della giunta Alemanno, quando la quota aveva raggiunto anche gli 8.000 contatti. Poi, il progetto è stato definanziato.
Sono circa 60 l'anno le persone accolte nelle strutture di Roma Capitale e che da qui ricominciano il loro percorso per una vita normale. I tagli subiti dal progetto hanno inciso sulle attività non strettamente di supporto alle donne, comportando così il calo dei contatti sul territorio con le persone sfruttate e di conseguenza la diminuzione delle presenze agli sportelli e nelle accoglienze. In sostanza nelle case protette arrivavano solo donne portate dalle forze dell'ordine.
Il rifinanziamento del progetto. Non più un progetto, ma un servizio a tutti gli effetti: è questo l’obiettivo dell’amministrazione capitolina in merito al progetto Roxanne, per offrire un sostegno alle persone vittime di tratta sessuale. “La smetterei di chiamarlo progetto, sarebbe utile togliere questo titolo perché ormai si tratta di un’importante attività storica” – dice l’assessore alle Politiche Sociali di Roma Capitale, Francesca Danese. Della stessa idea, anche Erica Battaglia: “Il progetto Roxanne deve farsi servizio e sostenere l’enorme sforzo che a livello locale i Municipi stanno sostenendo”.
Recuperare la prevenzione in città. L’assessore Danese intende recuperare anche la ‘prevenzione in città’. Tante sono le azioni da compiere: “Va fatto un lavoro sugli uomini e con le scuole, dall’educazione sentimentale a quella sessuale, come era all’inizio – spiega la Danese – Il progetto Roxanne ci dà la possibilità di agire con intelligenza mettendo insieme anche l’aspetto che riguarda i cittadini, con un nuovo investimento per le politiche di sicurezza, che significa fare un’attività formativa con le forze dell’ordine, incrociare alcuni dati con la Gdf, per vedere anche come compiere un’azione significativa contro gli sfruttatori”. Infine Danese ribadisce che “uno dei capisaldi sarà la cabina di regia con tutti i Municipi”.
Un protocollo di intesa. Un protocollo di intesa “che renda istituzionale l’approccio condiviso tra Questura, servizi sanitari e sociali, terzo settore e associazionismo iscritto all’albo nazionale antitratta, ma anche ad un coordinamento efficace con i Municipi” è necessario anche per la consigliera Battaglia. “Quello Roxanne – dice la consigliera – è un progetto nato dalla generosità di questo Dipartimento: va oggi valorizzato in termini istituzionali anche per rispondere alle esigenze di monitoraggio e valutazione degli interventi e alla necessità di modernizzazione e attualizzazione ai nuovi bisogni”.