Protestiamo contro la PA ma con le banche? Gli diamo i soldi e siamo succubi
Il rapporto tra i cittadini e la banca ha qualcosa di misterioso. Le banche si comportano come se i soldi che detengono fossero i loro e non dei clienti
Pubblica Amministrazione, l’unica disprezzata
La Pubblica Amministrazione, si sa, non funziona. Lo sanno quelli che ci lavorano, in particolare i pochi che si dannano l’anima per farla funzionare e lo sanno certamente i cittadini, che ne pagano tutti i giorni le conseguenze. Per un’oscura maledizione, della quale sono però ben note le cause, quasi tutto quello che è gestito dal pubblico, funziona male e indispone gli utenti. La gran parte dei cittadini ha le tasche piene dei dipendenti pubblici – siano essi ministeriali, regionali, provinciali o comunali – e il loro fastidio diviene esponenziale quando al malfunzionamento si sommano la supponenza, l’arroganza e la maleducazione, che contraddistinguono molti, forse troppi, funzionari pubblici. Quindi abbasso la Pubblica Amministrazione!
Un rancore disomogeneo per la Pubblica Amministrazione
Quanto sia giusto il rancore dei cittadini non sta a me dirlo, ma la Pubblica Amministrazione non è certo l’unico settore, tra i cosiddetti “Servizi di pubblica utilità”, nel quale sia diffusa l’inefficienza, la maleducazione o l’arroganza. Basti pensare alle Aziende di trasporto urbano o di raccolta dei rifiuti, tanto per citare quelli più tristemente noti. Eppure, ci sono alcuni servizi nei confronti dei quali il rancore dei cittadini non si esprime nello stesso modo o addirittura non si esprime affatto.
Tra questi la Sanità, tanto pubblica quanto privata, dalla quale i cittadini, pur rilevando i disservizi e le carenze, accettano di farsi trattare come “sudditi” psicologicamente soggiogati dal potere del personale sanitario. Anche qui si sono verificati casi di proteste eclatanti, ma sono appunto casi isolati, eccezionali, causati il più delle volte dalla rabbia per la perdita di una persona cara.
Nel caso della Sanità l’atteggiamento dei cittadini è tuttavia comprensibile, perché ad essa ci si rivolge quando si è particolarmente fragili e nella condizione di bisogno estremo, quella di essere curati con urgenza. Una condizione nella quale il medico o l’infermiere appaiono come i detentori dell’unica chiave di salvezza e ad essi, per quanto sgradevoli possano essere i loro modi, ci dobbiamo necessariamente affidare.
Il caso anomalo delle banche
Ma quando si tratta delle Banche? Inutile nasconderlo, il rapporto tra i cittadini e la Banca ha qualcosa di misterioso. Forse è l’unico caso nel quale chi dà i soldi è succube di chi li riceve. Le Banche si comportano come se i soldi che detengono fossero i loro e non dei clienti. Sembra quasi che ci facciano un favore a tenere i nostri soldi in deposito, come se quei quei soldi, i nostri soldi, non fossero lo strumento della loro ricchezza e del loro potere. Strumenti con i quali finanziano iniziative, offrono prestiti ed a volte partecipano direttamente ad ardite e rischiose speculazioni nelle quali, guarda che caso, a rischiare sono soprattutto i piccoli risparmiatori, cioè tutti noi.
Io brucio i tuoi soldi ma è colpa tua
Può persino accadere che seguendo i loro consigli di investimento tu possa perdere gran parte della tua liquidità, ma il colpevole sei tu. Mi spiego meglio: nell’investire, la gran parte di noi, non avendo specifica competenza, si affida al proprio consulente bancario e investendo in titoli azionari si può incappare in una fase negativa dei mercati, perdendo parte del capitale investito. Questa è la regola che a Roma chiamano del “chi non risica non rosica” nella quale il rischio può fare guadagnare ma anche perdere molto. Fin qui tutto normale e la colpa potrebbe non essere di chi ci ha consigliato.
Ma se per caso sei un’azienda e a seguito di quell’investimento sbagliato ti trovi in difficoltà economica a causa dalla carenza di liquidità e magari incappi in una minima insolvenza, quella stessa banca che ti ha consigliato l’investimento rovinoso, anziché aiutarti ad uscire dal momento di crisi, ti inserisce tra i clienti inaffidabili e ti chiude in faccia tutte le porte. Bella gente eh?
La legge del menga
Ma queste sono le loro leggi e le regole di lorsignori, dove il rischio è solo tuo e se vuoi il loro aiuto devi dare delle garanzie che non sei in condizione di dare, perché altrimenti non avresti bisogno del loro aiuto. Un circolo vizioso nel quale puoi uscire stritolato o devi accettare “concordati” pesanti che comunque sono onerosi e ti vengono concessi a fatica, facendoti quasi un favore. Quando aprite un conto, magari sostanzioso, vi trattano da principi, ma dal giorno successivo, diventate dei limoni da spremere, offrendovi in cambio un servizio da terzo mondo, con file lunghissime anche per chiedere un banale assegno circolare, cioè una parte del vostro denaro.
Certo, per alcune operazioni si può utilizzare il cosiddetto “home banking” che, in quanto autogestito dal cliente, è decisamente comodo, ma se malauguratamente doveste avere bisogno di loro: prestiti, fidejussioni, garanzie varie, consulenze che non riguardino investimenti, tutta la squisita cortesia dei gestori del vostro patrimonio, si trasforma nello stolido elenco di regole burocratiche, al pari del peggiore degli sportelli comunali.
Banche, un servizio in caduta libera
I risparmiatori/clienti, che sono l’origine del benessere e della forza delle banche dovrebbero essere trattati con ogni riguardo o quantomeno con un servizio preciso, efficiente, affidabile e decisamente confortevole, ma il servizio che offrono le banche è sempre più scadente. Dopo la follia del Covid è persino peggiorato, con lo “smart working” sempre più esteso, che ha reso praticamente irreperibili consulenti e funzionari. Per non parlare del periodo estivo, durante il quale, lo sanno coloro che sono andati in banca in questi giorni, le file diventano estenuanti.
Qualcuno potrebbe obiettare che nulla ci impedisce, sfruttando il regime del mercato concorrenziale, di cambiare banca. Ma nel sistema bancario vige una pseudo concorrenza, dato che quasi tutte banche offrono un medesimo scadente livello di servizio, con differenze solo marginali. L’unica alternativa sono le poche banche che operano con i “family banker” che sono sempre disponibili a venire a casa, ma con servizi limitati o le banche che offrono esclusivamente servizi on-line, ma che non possono soddisfare il grande pubblico adulto, privo della cosiddetta alfabetizzazione digitale.
Tutti zitti e buoni
Eppure, raramente vi capiterà di udire in una banca un cliente che sbraiti all’indirizzo degli impiegati, tacciandoli di essere fannulloni e incapaci. Qualcuno obietterà che questo è normale, perché ai funzionari bancari lo stipendio lo paga la banca, mentre ai dipendenti pubblici lo paghiamo direttamente noi attraverso le tasse. Nulla di più sbagliato!
Le banche esistono solo grazie ai nostri risparmi, che non possiamo certo tenere nel materasso e sono i nostri soldi a fare andare avanti la loro “baracca”. Meriteremmo quindi più rispetto ed un servizio migliore. Per non parlare di come a volte le banche si avventurino in pericolosi giochi speculativi – con la Banca d’Italia che si “distrae” quando dovrebbe esercitare il controllo – che se vanno bene aumentano i dividendi degli azionisti della banca senza alcun vantaggio, nemmeno organizzativo, per i clienti, ma se vanno male il “crack” lo pagano tutto i piccoli risparmiatori.
Nel tempio del dio danaro il silenzio è d’oro
Eppure, nel sacro tempio del dio danaro nessuno alza la voce e nessuno aggredisce – per fortuna aggiungo io – i funzionari di banca. Nemmeno quando hai perso metà dei tuoi risparmi per via dei loro suggerimenti sbagliati. Sia chiaro, sbagliare è umano, ma quando un ingegnere sbaglia i calcoli e un ponte crolla, viene quasi sempre processato e chiamato a risarcire il danno. In questo caso invece ci si appella alla “volatilità del mercato” che come una foglia di fico copre tutte le vergogne. Fatto sta che che il fatidico cetriolo finisce sempre al povero ortolano, che non sa nemmeno come difendersi. Ma quelli brutti, sporchi e cattivi sono sempre e solo i dipendenti pubblici. Potere del dio danaro.