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Putin è il pericolo pubblico numero uno per la NATO. Ma qual è la vera minaccia?

Questo scenario dovrebbe spingere l’Europa a cercare una rapida soluzione diplomatica del conflitto, ma la Von der Leyen non sembra convinta

Vladimir Putin

Vladimir Putin

Putin è un dittatore? La Russia nel 1993 si trasformò in una Repubblica federale democratica, dotandosi di una Costituzione molto simile a quelle delle democrazie occidentali in materia di diritti umani, libertà di espressione e indipendenza dei poteri esecutivo, legislativo e giudiziario.

La pseudo democrazia della Russia di Putin

Ma le modifiche introdotte man mano da Putin, hanno aumentato a dismisura i poteri presidenziali alterando i rapporti tipici delle democrazie costituzionali e il suo modo di governare, caratterizzato spesso da minacce e ritorsioni nei confronti degli oppositori, non sembra molto democratico.

Putin, divenuto primo ministro nel 1999 sotto la presidenza di Eltsin, quando era praticamente uno sconosciuto, ha rapidamente conquistato il popolo russo grazie alla sua capacità di risollevare l’economia nazionale, disastrata dagli errori di Eltsin degli anni ’90 e restituendo alla Russia l’immagine di grande potenza mondiale. Ma la sua azione di governo è stata anche indirizzata ad ottenere il controllo dell’informazione televisiva e del sistema giudiziario, utili a delegittimare gli avversari e se necessario ad incarcerarli, avvalendosi anche dell’azione sotterranea dei potenti servizi segreti russi, dai quali egli stesso proviene, affidati ovviamente a fedelissimi ex commilitoni.

Morti misteriose in Russia

La storia russa di questi anni è punteggiata di strane morti tra gli oppositori: Boris Nemetsov, suo primo avversario nella corsa al premierato, è morto nel 2015 in circostanze mai chiarite e molti altri – almeno 10 secondo l’agenzia di stampa AFP – sono stati uccisi per mano di ignoti, ai quali si è aggiunto Aleksei Navalny, attivista anticorruzione, morto di recente in una prigione siberiana. Non ci sono prove che Putin sia il mandante di quelle uccisioni e nessuno può accusarlo in mancanza di prove, ma l’analista politica russa Masha Lipman, sostiene che egli abbia creato nel Paese un’atmosfera in cui “alcune persone di potere possono regolare i conti con i loro avversari e farla franca”. Chiuso l’argomento sul Putin “dittatore” passiamo all’argomento della sua pericolosità.

L’invasione dell’Ucraina

Dopo aver violato il diritto internazionale, invadendo il Donbass ed entrando in guerra con l’Ucraina (dopo aver in precedenza annesso la Crimea) Putin è diventato il pericolo pubblico numero uno per la NATO. Ma proviamo ad osservare con maggiore distacco i fatti, partendo dal 1989 quando, con la caduta del muro di Berlino, si avviò la dissoluzione dell’Unione Sovietica.

Quella data avrebbe dovuto segnare anche la fine della “guerra fredda” con la quale si erano fronteggiati fino a quel momento USA e URSS, a colpi di intelligence, di aumento degli armamenti nucleari e di guerre combattute per “conto terzi” in varie parti del mondo. Il mondo comunista si dissolse, ma non le contrapposizioni tra le due potenze mondiali e gli USA approfittarono della debolezza russa seguita alla dissoluzione dell’impero sovietico, per rafforzare la loro presenza in Europa.

Un patto tacito non rispettato?

Secondo Putin – ma anche secondo Gorbaciov – la Russia non si oppose alla riunificazione della Germania perché aveva ottenuto dagli USA l’impegno – morale, perché nulla di scritto c’è mai stato – che la NATO non si sarebbe espansa nei territori europei dell’ex URSS, garantendo così una sorta di protezione dei confini russi con una serie di Stati “cuscinetto” neutrali. Questa tesi è labile e discutibile per motivi che sono facilmente immaginabili, ma è indiscutibile che dal 1991 ad oggi, ben 14 paesi dell’Europa orientale, che una volta facevano parte dell’URSS, sono entrati nella NATO.

Alcuni di questi (Estonia, Lettonia e Lituania) confinano con la Russia e ad essi si deve aggiungere la Polonia che confina con la Bielorussia, fedele alleata di Putin. Altri 3 paesi (Georgia, Ucraina e Bosnia Erzegovina) stanno chiedendo di entrare nell’alleanza e ad essi si potrebbe aggiungere anche la Finlandia. Se tale scenario si concretizzasse, la Russia confinerebbe in Europa solo con paesi aderenti alla NATO, ad eccezione della Bielorussia.

L’accerchiamento della Russia

L’accerchiamento strisciante portato avanti dalla NATO rappresenta per la Russia un grave pericolo, simile a quello che rappresentò per gli USA, all’inizio degli anni sessanta, l’istallazione dei missili sovietici a Cuba. Quella crisi non sfociò in un conflitto mondiale solo grazie all’intelligenza ed alla lungimiranza di Kennedy e Kruscev. C’è qualcuno che oggi abbia la stessa lungimiranza? L’Europa, che è parte integrante della NATO, si è schierata al fianco dell’Ucraina, con sanzioni economiche nei confronti della Russia e fornendo aiuti e armi per miliardi di euro, nella convinzione che le sanzioni avrebbero messo in ginocchio l’economia russa e che la guerra si sarebbe conclusa rapidamente a favore dell’Ucraina.

Ma le cose sono andate diversamente: l’economia europea ristagna, mentre quella russa cresce – al pari di quella degli USA, che sono i maggiori produttori di armi e che hanno anche sostituito la Russia nelle forniture di gas all’Europa – e l’Ucraina, dopo i successi iniziali, non riesce più a contenere gli attacchi russi.

La follia dei venti di guerra

Questo scenario dovrebbe spingere l’Europa a cercare con tutte le sue forze una rapida soluzione diplomatica del conflitto, ma la Presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, in preda a una sorta di raptus bellico, sostiene invece che Putin stia minacciando l’Europa e che quindi non solo si debbano aumentare gli aiuti all’Ucraina, ma che addirittura ci si debba preparare a un possibile conflitto con la Russia. Putin, in verità, non ha mai minacciato l’Europa, anche se i suoi ministri hanno spesso ricordato che la Russia è la maggiore potenza nucleare mondiale.

I venti di guerra, che spettinano le idee della Von der Leyen, non incontrano al momento il consenso degli altri leader europei e tanto meno dei cittadini dell’U.E., ma qualcuno dovrebbe ricordare alla Von der Leyen che il suo compito non è quello di assecondare gli interessi degli USA, ma di tutelare i cittadini europei che, diversamente da lei, vogliono soltanto la pace.