Quando Bergoglio si servì di Giotto per rifilare i nuovi “7 vizi”
Torna in mente una manipolazione fatta nel 2021 dalla chiesa antipapale di Bergoglio proprio usando gli affreschi di Giotto
Abbiamo appena ri-visitato la Cappella degli Scrovegni, a Padova. Un’avventura estetica da far girare la testa: la cappella è intitolata a Santa Maria della Carità ed è nota in tutto il mondo per lo straordinario ciclo pittorico realizzato da Giotto. L’opera costituisce il massimo capolavoro ad affresco dell’artista e testimonia la profonda rivoluzione che il pittore toscano portò nell’arte occidentale.
Il ciclo affrescato in soli due anni, tra il 1303 e il 1305, si dispiega narrando la Storia della Salvezza in due percorsi differenti: il primo con le Storie della Vita della Vergine e di Cristo dipinto lungo le navate e sull’arco trionfale; il secondo inizia con i Vizi e le Virtù, affrontate nella pozione inferiore delle pareti maggiori, e si conclude con il maestoso Giudizio Universale in controfacciata.
“Dies Irae” e “Intelligenti pauca”: i documentari sul colpo di Stato in Vaticano
Ciò che colpisce è la chiarezza del programma: il Vangelo spiegato anche per gli analfabeti, in un’epoca in cui le immagini erano poche, ma la fede cattolica era qualcosa di serio, un impianto razionale perfettamente coerente, e non il minestrone sentimentalizzato e sincretista che ci è stato ammannito dopo il Concilio Vaticano II, tappa che segna l’irruzione della massoneria nei gangli vitali della Chiesa cattolica.
Torna così in mente una manipolazione fatta nel 2021 di questo splendido ciclo di affreschi dalla chiesa antipapale di Bergoglio. Per chi non fosse al corrente del colpo di stato avvenuto nel 2013, che ha tolto di mezzo papa Benedetto XVI, consigliamo la visione di questi due brevi documentari. “Dies Irae”: in questo (17 minuti) si illustra la perfezione della dinamica canonica con cui papa Benedetto si è fatto porre in “sede totalmente impedita” per poter rimanere il vero papa e scismare così, fin dall’inizio, il vescovo Bergoglio.
“Intelligenti pauca”: nel secondo documentario, (16 minuti), si mostra come papa Benedetto, nell’arco di nove anni di impedimento, ci abbia fatto comprendere la situazione canonica con una serie di inequivocabili messaggi.
Ebbene, quando si parla dei “7 vizi”, molti di voi ricorderanno che sono Superbia, Avarizia, Lussuria, Invidia, Gola, Ira, Accidia.
Bergoglio e la modifica dei 7 vizi: disinformazione religiosa
Ma il ciclo degli Scrovegni consentì, nel gennaio 2021, alla chiesa bergogliana di presentare , tramite Vaticannews, “i 7 vizi” piuttosto come Ira, Disperazione, Incostanza, Gelosia, Infedeltà, Ingiustizia, Stoltezza, posti al centro di una indigeribile trasmissione con Bergoglio e don Marco Pozza.
In realtà, quelli citati erano i sette vizi non canonici che Giotto, dietro suggerimento del committente, il ricco usuraio Enrico degli Scrovegni, figlio di Riccardo – messo all’inferno da Dante – aveva opportunamente scelto per opporli alle corrette 3 virtù teologali e alle 4 cardinali (Prudenza, Giustizia, Fortezza, Temperanza, Fede, Speranza e Carità) del suo ciclo di affreschi nella Cappella di famiglia a Padova.
Il fatto che Vaticannews, pure avendo citato il riferimento al capolavoro giottesco, non specificasse che non si sarebbe trattato dei “Sette vizi capitali”, ma semmai dei “sette vizi opposti alle Virtù” fu fomite di confusione. Presentare quindi “i sette vizi” è come dire “i dieci comandamenti” e se questi sono diversi da quelli che Dio consegnò a Mosè, si fa un’opera di disinformazione religiosa.
E infatti, non a caso, alcune agenzie e persino vari siti cattolici riportarono la notizia citando che nella trasmissione si sarebbe parlato dei “sette vizi capitali”.
Un piccolo disastro, ma ovviamente, voluto.
L’operazione fu parte di un ben più vasto programma di “rimodulazione” della fede cattolica, con un nuovo antimagistero spacciato non ufficialmente, ma attraverso i media, con operazioni ambigue e subliminali, teso a rovesciare la dottrina cattolica.
Ve lo immaginate Bergoglio a parlare di Lussuria, quando sostiene che “il sesso è un dono di Dio” senza specificare che va esercitato all’interno del matrimonio? Oppure quando, di fatto, consente ai preti tedeschi di benedire coppie gay? Sarebbe stato molto molto scomodo. Ma i vizi della Cappella Scrovegni, (senza la Lussuria) gli consentirono di aggirare l’ostacolo e di parlare di vizi molto più politicamente corretti, quegli stessi che lo Scrovegni, figlio di un usuraio, scelse per non troppo sfigurare agli occhi dei fedeli che ben lo conoscevano.