Quintavalle, lettera a 24h da manifestazione
“Uniti e insieme si può. Uniti e insieme si vince”: il testo integrale del discorso
A 24 ore dalla manifestazione nazionale degli autoferrotranvieri, che si è svolta ieri per le vie di Roma, Micaela Quintavalle scrive e diffonde una lettera, in cui riporta il suo discorso tenuto ieri:
"A metà gennaio – si legge – CGIL CISL e UIL insieme a Squinzi per la Confindustria hanno sottoscritto accordi per il testo unico sulla rappresentanza. La triplice sindacale continua il suo preannunciato e lento suicidio. Si blinda ed impedisce ad altre forze politico sindacali di incidere e modificare qualcosa nel panorama lavorativo italiano. Da autorevoli sono diventati autoritari.
Per quanto riguarda la CGIL facciamo appello a Giorgio Cremaschi e a Landini,
esponenti del movimento definito "il sindacato è un'altra cosa", perché
sconfiggano questa linea antidemocratica nonché anticostituzionale nel prossimo
congresso della CGIL stessa che si terrà a maggio".
"Noi non ci siamo costituiti in un sindacato – precisa Micaela Quintavalle, riferendosi a Cambia-Menti m410 – per aumentare il numero delle
sigle sindacali, o per aumentare il numero degli aventi diritto ai permessi
sindacali. La parola sindacato è un contenente, ed il contenuto di questa nostra
organizzazione è lo stesso del nostro movimento nato solo due mesi fa. La battaglia è appena iniziata".
"Il potere dei partiti politici come quello delle OOSS storiche è antico, viene
da lontano ed è sedimentato nel tempo. Ma è anche vecchio, per metodi e
contenuti e per la scarsa democrazia interna. Vecchio nel senso di antistorico. Vecchio perché chiuso nella miopia. O meglio, nella cecità politica sindacale che dopo promesse di risanamento bipartisan e tripartisan ha portato l'azienda al possibile default. Questa è la realtà incontrovertibile sotto gli occhi di tutti. Dei lavoratori e dei cittadini".
"In 5 anni – scrive riferendosi ad Atac – abbiamo avuto 6 amministratori delegati. Broggi se non sbaglio è il settimo. E per un discorso di continuità bipartisan, Gabbuti e Cassano sono stati scelti da Veltroni prima e confermati da Alemanno poi. Ed il sig. Cassano sta incassando o ha già incassato 1.300.000 euro per un anno di lavoro, più 400.000 euro di buona uscita. Per un totale di euro
1.700.000: importo che un lavoratore onesto neanche dopo 100 anni di duro
lavoro percepirebbe. In una azienda privata – contemplante utili di esercizio – cifre del genere vengono elargite al raggiungimento di predeterminati obiettivi aziendali. Qui in Atac milioni di euro vengono distribuiti a dirigenti che hanno ed hanno avuto il solo merito di affossare di più e maggiormente l'azienda. Il tutto, sempre sotto la bandiera del cambiamento, del rinnovamento e della discontinuità. Mentre ancora oggi qui in Atac il manuale Cencelli impera. Un caso per tutti: la parentopoli politica e la parentopoli sindacale. Vedi Claudio Napoleoni, UIL, che ha fatto assumere figlia, figlio, compagno della figlia, nipote. L'azienda è il bancomat dei partiti politici: vedi bigliettazione
parallela, ma non solo quella ovviamente. Vedi la spesa per le consulenze e la spesa per la manutenzione a km: in Atac – spiega – costa 1 euro a km, mentre a livello nazionale costa 0.54 centesimi a km. Per non parlare poi di altri sprechi e sparizioni".
"Non è più possibile – incalza – chiedere ai lavoratori tutti ed agli autisti in
particolare, altri ed ulteriori sacrifici. Noi abbiamo già dato, e dato molto, nel corso degli anni. Altri parimenti hanno preso, e preso molto. Quindi il piccolo sconto del 10% sugli stipendi milionari delle figure apicali
di Atac voluto da Marino è insignificante. Rimangono troppo elevati gli stipendi: stiamo parlando di centinaia di migliaia di euro per dirigenti, funzionari e
quadri intermedi".
"Noi non siamo disposti a mediare nessuna delle seguenti nostre
proposte:
1- integrazione del personale viaggiante di 1000 unità, dando la priorità ai
115 interinali e agli autisti della Roma Tpl
2- rinnovo della flotta: l'età media dei mezzi è di 9,2 anni, ma abbiamo
trenini della Roma giardinetti immatricolati nel 1923.
3- godimento delle ferie per ogni singolo anno: nessuna possibilità di accumulo.
Ad oggi, infatti, ci sono autoferrotranvieri che hanno accumulato 90 giorni di
ferie. Ciò è inaccettabile.
4- la tutela del personale viaggiante con cabine di sicurezza sui mezzi.
5- il ripristino per gli autoferrotranvieri del concetto di lavoro usurante, con tutti i vantaggi che tale concetto comporta.
6- il ripristino di un vecchio cavallo di battaglia delle OOSS: a parità di
mansione, parità di salario. Ovviamente portare i salari più bassi a quelli più
alti.
7- utilizzo del personale amministrativo per incrementare il personale
viaggiante.
8- utilizzo del personale amministrativo per incrementare il numero dei
verificatori: 75 sono pochi".
"La tecnica del governo Monti o del governo Letta-Alfano – si legge ancora – non è più applicabile qui in Atac. E non dovrebbe più essere applicabile in Italia. Non abbiamo bisogno di professoroni dai curricula stratosferici. Professoroni che poi fanno sempre ricadere i sacrifici sui cittadini e sui lavoratori.
Broggi ha già detto che l'Atac non ha bisogno di altri autisti, ma che ad ogni
autista deve essere aumentato il numero delle ore lavorate. E come sempre per i professoroni stipendi milionari. Sembra di vedere in Atac uno spaccato dell'Italia".
"Se Broggi avesse la voglia di cambiare qualcosa, se Marino avesse la voglia di
cambiare qualcosa, se Guido Improta avesse la voglia di cambiare qualcosa, tutti loro dovrebbero ascoltare le nostre proposte. Noi siamo l'anello finale, l'anello più esposto e più penalizzato. Ma anche l'anello più preparato, non fosse altro perché svolgiamo la nostra attività sul campo a diretto contatto con l'utenza, e sopra i mezzi. E SENZA NESSUNA POSSIBILITÀ DI MANIPOLARE CONTI E BILANCI".
"Il trasporto è e deve rimanere pubblico – continua – anche se l'Europa dovesse chiedere il contrario. Il fallimento della globalizzazione e del liberismo è palese. Occorre una nuova politica economica che includa il pubblico nel mercato.
Pubblico che possa produrre anche profitti. Pubblico, quindi, non solo nel gioco d azzardo o nei Monopoli. Pubblico nel trasporto su gomma, pubblico nel trasporto aereo, pubblico nelle banche e, perché no, pubblico nella costruzione di vetture e trattori. Con buona pace del "rivoluzionario" Marchionne e della Fiat che ha preso miliardi a palate dai cittadini italiani. Non sono stati i lavoratori del pubblico che hanno fatto fallire grandi aziende come Alitalia, o Telecom, o tante altre. Era ed è L'INFILTRAZIONE DELLA LUNGA MANO PRENSILE DEI PARTITI POLITICI E DEI VERTICI CHE LORO NOMINANO NELLE AZIENDE E NEI MINISTERI. Ergo, il risanamento non passa per la privatizzazione, ma per la trasparenza delle scelte e, su queste, il controllo con parere vincolante dei lavoratori. O, se si preferisce, dei cittadini/lavoratori".
"La logica spartitaria vecchia, anzi vecchissima, deve finire qui in Atac. E deve
finire in tutte le municipalizzate, non solo ovviamente in quelle romane. Deve finire in ENI e Finmeccanica. La Finmeccanica di Guarguaglini, di sua
moglie Marina Grossi e di Giuseppe orsi, tanto per citare alcuni nomi del
settore pubblico.
E noi che abbiamo sempre dato, rivogliamo indietro il maltolto. Incluso il diritto di avere dei diritti: il diritto alla sicurezza, alla salute, ad una giusta remunerazione e, perché no, il diritto reale di controllo sui piani aziendali. Il diritto di avere delle esigenze, e non solo bisogni".
"In nome di questi sacrosanti diritti, sappiano i nostri interlocutori che
innesteremo una conflittualità permanente, una lotta continua in azienda. Praticamente senza tregua. Politici e vertici aziendali sappiano che avranno sempre il nostro fiato sul muscolo sternocleidomastoideo. A queste logiche clientelari, nepotistiche, al liberismo selvaggio – artefici e
madri di tutte le disuguaglianze sociali – noi risponderemo con un "no" secco a
caratteri cubitali.
È ora di dire "NO" a tutti i professoroni e a tutti i sultani comunque mascherati.
È ora di dire "NO" a tutti i caporali.
È ora di dire no al pacchetto Treu del '93 e alla legge Biagi del 2003.
È ora di rivedere un po' tutto a partire dai bisogni, dalle esigenze di chi
da sempre ha dato e da tutto per avere in cambio sempre molto meno. Fino a non
avere più nulla da perdere. Anzi, con ancora qualcosa da perdere: la propria
salute fisica e psichica. Vogliono anche quella.
Noi non siamo disponibili.
"NO" ad un ulteriore massacro sociale, come da più parti richiesto.
Ora sono altri che devono dare. Altri devono pagare.
La possibilità di farcela e di sperare è nelle nostre e nelle vostre mani.
UNITI E INSIEME SI PUÒ.
UNITI E INSIEME SI VINCE.
Siamo appena nati.
Siamo belli vitali e combattenti. E sicuramente cresceremo.
Vi amo,
Micaela".