Quirinale, chiedere un “Presidente donna” svilisce anzitutto le donne
Gli unici criteri dovrebbero essere merito e autorevolezza, altrimenti è inconsapevole (auto)sessismo: mentre sarebbe diverso se si iniziassero a fare dei nomi…
A una decina di giorni dall’inizio dell’iter parlamentare della nomina del nuovo Capo dello Stato, la corsa al Quirinale è entrata ufficialmente nel vivo. E, accanto ai nomi che da settimane campeggiano sui media mainstream, cresce la richiesta che il successore di Sergio Mattarella sia una donna. Un’istanza ovviamente legittima ma che, paradossalmente, è offensiva anzitutto verso le donne stesse.
Una donna al Quirinale?
Le date segnate col circoletto rosso, com’è ormai arcinoto, sono il 24 gennaio, quando il Parlamento si riunirà in seduta comune. E il 27 gennaio, quando per nominare l’inquilino del Colle diventerà sufficiente la maggioranza assoluta dei grandi elettori, e non più i due terzi.
I superfavoriti, almeno per quanto concerne le carte (più o meno) scoperte, restano due. Da un lato il Premier Mario Draghi, che continua ad adottare una “strategia del silenzio” estremamente eloquente. Dall’altro il leader azzurro Silvio Berlusconi, cui il segretario leghista Matteo Salvini ha confermato il sostegno «compatto e convinto» del centrodestra, come riferisce l’Adnkronos.
Accanto a queste candidature, si moltiplicano le esortazioni a eleggere un “Presidente donna”. L’ultimo in ordine di tempo, come riporta Sky TG24, è stato l’ex bi-Premier Giuseppe Conte. Già a inizio gennaio, comunque, un appello in tal senso era stato rivolto «alle forze politiche chiamate a votare il prossimo Presidente della Repubblica». Un appello lanciato da diverse personalità femminili del mondo della cultura e dello spettacolo, con la scrittrice Dacia Maraini come prima firmataria.
Un appello paradossale
Eppure, come evidenzia il sociologo Giuliano Guzzo, auspicare un “Presidente donna” non è «una valorizzazione, bensì uno svilimento della presenza femminile nelle istituzioni». Perché si rischierebbe di pensare che la scelta di questo eventuale inquilino del Quirinale sia motivata principalmente dal sesso di appartenenza. E non, quindi, all’alto profilo e all’autorevolezza che dovrebbero contraddistinguere la prima carica dello Stato.
Sarebbe diverso se questi inconsapevoli (auto)sessisti iniziassero a fare dei nomi concreti, che pure non mancano. Sky TG24, per esempio, ha citato il Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, il Ministro della Giustizia Marta Cartabia, l’ex Guardasigilli Paola Severino. E non sono le uniche, naturalmente. Perché non servono anti-meritocratiche quote rosa perché la rosa dei quirinabili in rosa prenda quota.