Radio e Tv: informazione locale e cultura alla base del Made in Italy
Il progetto 100 radio e 100 tv per informare chi non si vuole più accontentare delle spiegazioni correnti lo trovate sul sito Reasat.eu
Il 4 maggio scorso si è svolta alla sala stampa estera di Roma, l’attesa conferenza della REA (radiotelevisioni Europee associate) con un denso programma che si è articolato in aspetti culturali e aspetti tecnici (le più recenti novità sulle telecomunicazioni libere).
Il programma della Rea promuove diritti e libertà
Il programma che qui brevemente riportiamo indica un respiro di livello molto ampio, che supera le solite chiacchiere della comunicazione ufficiale (stereotipata e legata sempre agli stessi ripetuti e monotoni slogan).
RELAZIONI
Antonio Diomede – Presidente REA : La vertenza delle radiotvù locali
Giuseppe Sugamele – Segretario Gen.le Libersind Confsal : Il CCdL REA/LibersindConfsal delle locali in linea con l’innovazione tecnologica
Fabrizio Abbate – Rapporti Esterni REA : Informazione, pluralismo e cultura
Gabriele Betti – Operatore Telecomunicazioni : L’alternativa delle piattaforme multimediali aggregative al Digitale Radiotivù Terrestre.
Luca Borgomeo – Presidente AIART (Associazione Italiana Telespettatori) : La programmazione di qualità e gli indici di ascolto Auditel
Carlo De Masi – Presidente Adiconsum: Radio e TV aziende energivore
Enea Franza – Docente Economia e Finanza UNIPACE –ONU : Monopoli informativi e libertà economica
Fabio Duranti – Editore Radio Radio/Vice Presidente REA : La posizione dominate e sostitutiva di Google nella editoria radiotelevisiva italiana
Rainero Schembri – Rapporti Esteri : Una forte identità nazionale non può prescindere dagli italiani all’estero – La voce degli italiani all’estero nelle radio tv locali
Libertà di informazione
È emerso un panorama preoccupante che spiega bene perché le continue restrizioni che subiscono le antenne libere non sono casuali, ma parte di una strategia, con cui si vuole omologare tutto e tutti al pensiero dominante.
A me è toccato l’onore di parlare subito dopo il presidente e gli esponenti sindacali per fare una sorta di premessa culturale che inquadra il tema della libertà di comunicazione in Italia.
La breve relazione è imperniata tutta sul concetto che il Made in Italy è cultura + informazione locale + radici storiche dei territori, creatività + fantasia + artigianato, un mix unico che la burocrazia sta distruggendo.
La oppressiva limitazione dell’informazione locale libera viene mascherata con risibili scuse burocratiche
Il legame tra questa limitazione e l’impoverimento economico del nostro paese da oltre 20 anni( anch’esso non casuale) viene occultato con strane tesi tutte enunciate da consulenti delle multinazionali (i famosi sedicenti competenti) le tesi che qui non ripercorriamo citano ad esempio l’auditel come misura di qualità dei programmi, proprio così, qualità culturale, non le risse TV che magari fanno audience ma non certo contenuto.
La dignità d’impresa
Altra tesi strampalata è che devono essere aiutati i soggetti che hanno “dignità di impresa” mentre le altre la dignità non la meritano! La tesi è strampalata perché caso mai dignità di impresa significa stare sul mercato con mezzi propri non con interventi pubblici che devono aiutare i deboli non i forti. Che debbono incentivare i servizi locali non le vendite di informazione come prodotto economico. Ma tant’è, l’arroganza non si accorge neanche di teorizzare il metodo di rubare ai poveri per regalare ai ricchi tipico dello sceriffo di Sherwood.
Il decadimento della comunicazione e della cultura è ben evidenziato dalle trasmissioni rissa e da certe trasmissioni civetta che vengono fatte passare per pluralismo e mascherano invece una realtà ben diversa. E precisamente che la strategia ormai perseguita è quella che se non hai molti soldi non hai diritti
Se non hai molti soldi non puoi comunicare.
Se non sei tra i superricchi e tra i loro clientes, non puoi fare cultura.
Siamo tornati cioè indietro di 150 anni, quando i diritti in occidente erano affermati, ma collegati in pratica al censo, (solo i borghesi avevano diritti, negati sia alle donne che alle classi subalterne).
Indietro di anni
Non vogliamo soffermarci a sottolineare che in quei tempi i padroni delle ferriere negavano i diritti a tutti i lavoratori. Non vogliamo richiamare il fatto che in quel periodo la linea prevalente era quella degli imperi coloniali ed è sfociata nel rovinoso e devastante primo conflitto mondiale.
Questa è però proprio la direzione prescelta in questi anni ed è chiaro che danneggia tutto il Paese e la sua ossatura basata su piccole e medie imprese, ma danneggia soprattutto il centro sud a cui da anni viene impedito di crescere.
Non si tratta di un risultato casuale ma degli effetti di una strategia che cita il Made in Italy a sproposito, ma poi nei fatti lo osteggia e lo vuole bloccare. Sradicando il vivaio del Made in Italy, si condanna l’Italia alla povertà.
Ecco perché da vent’anni il Paese non cresce.
Ecco perché il centro sud si impoverisce e viene costretto all’emigrazione o alla stasi. Stasi di cui la delinquenza organizzata si avvantaggia.
Naturale che i cosiddetti esperti nascondano tutto questo e non riescano a spiegarlo. L’intervento al convegno della REA è stato necessariamente succinto (per ragioni di tempo) e si basa su passaggi rapidi e sintetici) ma serve per approfondire il problema, per chi lo desidera.
Il progetto 100 Radio e 100 Tv
Iscrivendovi al nostro canale youtube e seguendo l’azione sul portale REASAT.eu potrete avere una ben più ampia illustrazione.
Potrete capire il significato del progetto 100radio e 100tv per informare liberamente chi non si vuole più accontentare delle spiegazioni correnti e capisce che molte cose non vanno.
Su facebook è stato inoltre creato un gruppo intitolato Neoevo che promuove l’arte e la cultura in difesa dei diritti e della libertà, adesione libera.
Avv. Fabrizio Abbate