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Ragazzi italiani che emigrano: Sarah è di Viterbo, Andrea di Latina, Gianna di Roma. Non torneranno

Andrea, 28 anni, infermiere emigrato in Svizzera, dice che il tempo che non perde più nel traffico o negli uffici, è tempo di vita guadagnato

Infermiera

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Quello che spinge tanti giovani a cambiare Paese, anche controvoglia, non è solo il denaro ma la possibilità di vivere al meglio la propria vita, fare delle scelte, avere tempo libero, progettare un futuro sia da soli o in coppia. Insomma in Italia stiamo togliendo ai giovani il futuro e loro vanno a cercarlo fuori.

In un precedente articolo pubblicato sul nostro giornale, si osservava dai dati Istat l’incremento sensibile del numero di giovani tra i 18 e i 34 anni che stanno emigrando all’estero tra il 2002 e il 2022. Dai dati della Fondazione Migrantes, un organismo della Conferenza Episcopale Italiana, che elabora annualmente i dati delle persone che si sono trasferite all’estero, iscritte all’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero, risultano 5,8 milioni gli Italiani espatriati e iscritti all’Aire, pari al 9,8% della popolazione.

Vanno all’estero il 61% dei giovani sotto i 34 anni e i più non tornano indietro

Nel 2022 si sono iscritti all’Aire oltre 80mila italiani, meno degli anni precedenti (in continua crescita dal 2006 con 94mila espatriati fino ai 130mila nel 2020), per poi ridursi principalmente a causa della pandemia.

Negli ultimi due anni gli Italiani all’estero sono in maggioranza giovani con meno di 34 anni (61%) e adulti fino a 49 anni (24%) per un totale dell’85%, maschi (54,7%), celibi e nubili (66,8%), provenienti dalla Lombardia (19%), Veneto (11,7%), Sicilia (9,3%), Emilia Romagna (8,3%), Piemonte (7,4%), per risiedere prevalentemente in Europa: Regno Unito (23%), Germania (14%), Francia (11,3%), Svizzera (8,9%), Spagna (5,8%) – mentre la destinazione extraeuropea preferita è il Brasile (5,4%).

Una popolazione giovane che parte e non ritorna, spinta da un tasso di occupazione dei giovani in Italia tra i 15 e i 29 anni pari, nel 2020, al 29,8% lontano dagli altri paesi europei (46,1% nel 2020 per l’UE di 27 paesi). 

Sarah, 23 anni, afro italiana, è andata a studiare ad Amsterdam, dove nessuno le chiede spiegazioni sul colore della sua pelle

Cinque anni fa si è trasferita in Olanda per studiare Media and Information, la facoltà in cui si sta laureando. Amsterdam è una città che le piace molto, come piace a tanti giovani: aperta alle novità, multietnica, europea eppure con uno spirito internazionale. L’Olanda è stata una grande potenza coloniale, quindi presenta ancora dei forti retaggi di questo passata colonialista. Nonostante ciò gli olandesi, specie i più giovani, hanno acquisito uno spirito di tolleranza e di comprensione che nel nostro Paese non esiste.

Si spendono spesso tante parole sulla simpatia degli Italiani, ma quando vivi all’estero ti rendi conto che da noi il razzismo sotto traccia è emerso in tutta la sua virulenza.  Il continuo interrogare la persona sulla sua provenienza, etnia e credo, solo perché ha occhi a mandorla o pelle scura, fa parte della personalità italiana che vuole sempre mettere in luce gli aspetti personali, partendo dai dati dell’apparenza.

All’estero non conta come appari o quello che sembri ma cosa sai fare e che titoli hai nel curriculum

In Italia non conta chi sei intimamente, le tue qualità umane, il carattere ma il pregiudizio in base a come ti presenti. Conta l’aspetto esteriore, quello che sembri e come ti si possa etichettare. Questo è la base del razzismo. Pensate che a Vancouver, in Canada, quando presenti un curriculum per trovare lavoro non devi mettere il genere, né l’età, né la foto. Proprio perché non si facciano discriminazioni in base al sesso, all’età, all’aspetto. Conta cosa hai fatto e la tua esperienza. Anche in Italia forse tante cose contano meno perché conta solo chi ti raccomanda. Altri mondi che diventano subito attrattivi e non solo perché si pagano meno tasse!

Da italiana afrodiscendente Sarah Bartezzaghi, si è resa conto che in Italia il razzismo è molto più radicato e presente rispetto ad altri paesi. Quando in Olanda lei dice di essere italiana nessuno si stupisce o fa domande insinuanti mentre in Italia è come se dovesse sempre giustificarsi perché i suoi tratti facciali non corrispondono all’italianità che ipotizza il generale Vannacci.

Sarah vorrebbe tornare a casa, a Viterbo, dove vivono i suoi genitori adottivi.  Però ci sta pensando molto. Tornare significherebbe ricadere nelle dinamiche dei pregiudizi, degli sguardi di tralice, delle domande indiscrete che mostrano tutto il provincialismo e la meschinità di tante persone, che non hanno studiato abbastanza, viaggiato abbastanza, aperto la propria mente. Spero per lei che resti dov’è o cerchi altre esperienze lontano dall’Italia. Il nostro, come dicono molti emigranti, è un Paese dove è bello tornare da turisti ma per vivere, proprio no. Non è un Paese per giovani.

Andrea, 28 anni, infermiere, ha scoperto in Svizzera che il tempo che non perde più nel traffico o nelle file in banca è tempo di vita guadagnato

Alcuni suoi amici e compagni di università si erano recati in Germania per lavoro dopo la laurea. Da noi chi fa l’infermiere, specie nel Servizio Sanitario Nazionale riceve uno stipendi da fame, 1300-1400 euro al mese. È costretto agli straordinari. Lavora in condizioni precarie. Sotto organico. Con problemi legati all’afflusso di pazienti e a tempi assurdi di attesa, proteste, liti, incomprensioni e alla fine di un anno di lavoro si ritrova senza un quattrino e con scarse prospettive di carriera. Così decide anche lui di provare a lavorare a Berlino. Trova condizioni di lavoro migliori, si ferma per due anni e mezzo. Poi decide di trasferirsi in  Svizzera, dove c’è una forte carenza di personale infermieristico, con condizioni economiche vantaggiose. 

Trova lavoro a Baden, nel Canton Argovia. Andrea Saponara viene da Priverno (Latina) e Baden che non è una grande città, però ha a disposizione tutti i servizi che da noi si troverebbero solo nei capoluoghi. Mezzi di trasporto, studi yoga, danza teatrale indiana, terme, ospedali, centri commerciali. Vivendo a Baden Andrea ha scoperto che si può vivere meglio se non si fanno le file alla posta, dal medico, se l’autobus non è in ritardo. Il tempo che si guadagna andando al lavoro in bicicletta, ed evitando di stare ore nel traffico è tempo di vita guadagnato. In Svizzera non solo gli appuntamenti sono fissati al minuto, ma viene data un’importanza tale al tempo, che al lavoro la gestione dei turni è personalizzabile. Cosa molto utile se hai figli o bisogno di frequentare un corso di approfondimento.

Adelaide, 31 anni, make up artist, celiaca, ha scoperto che a Montevideo sono più attenti ai problemi della salute

È partita per Montevideo, in Uruguay, a novembre del 2020, post Covid. Adelaide Santercole è originaria di Bari ma ha studiato a Roma. È celiaca, intolleranza al glutine, e deve stare attenta a cosa compra per mangiare. In Italia c’è ancora scarsa sensibilità su questa intolleranza e spesso al ristorante la trattano con superficialità. Le contaminazioni sono all’ordine del giorno. Se si usa la stessa pentola per cuocere la pasta normale e quella gluten free si commette un errore che il cliente rischia di pagare caro. A Montevideo invece ha scoperto che c’è molta più attenzione per questi aspetti salutistici. La qual cosa le ha dato molta fiducia e desiderio di fermarsi.

C’è una buona attività nella produzione cinematografica e un turno giornaliero di lavoro è di cinque ore. La vita è cara ma anche gli stipendi sono adeguati e ci puoi pagare tranquillamente le bollette e l’affitto, cosa che non le succedeva in Italia. Roma compresa. Per cui doveva ricorrere sempre al prestito di papà.

Inoltre, in Uruguay è abbastanza diffuso avere una seconda occupazione. Adelaide è una make up artist ma quando non è impegnata sul set, lavora in un negozio di estetista come free lance, riuscendo a raggranellare quanto le serve per mettere qualcosa da parte.

Gianna, 24 anni, studentessa, omosessuale, ha trovato il suo posto ad Amsterdam

Gianna Rossi, studentessa 24 enne romana, dopo gli studi per una laurea triennale in psicologia clinica e dello sviluppo ha deciso di conseguire un master in psicologia della cultura nella città olandese. La prima differenza che ha notato è che all’estero prendono molto più a cuore chi ha problemi di salute mentale. Non è strano infatti che un periodo particolarmente stressante o difficile per una persona dal punto di vista psicologico venga riconosciuto come un qualunque altro problema di salute, come una polmonite o una frattura. In Italia è una cosa di cui ancora si parla troppo poco. Nonostante sia stato approvato il bonus psicologo, ad esempio, possono accedervi all’incirca 16mila persone, con un rimborso massimo di 600 euro l’anno. È insufficiente.

Un’altra cosa che le piace poi è il fatto di sentirsi davvero supportata in quanto appartenente alla comunità LGBTQI+. “L’Italia potrebbe migliorare molto, sostiene Gianna – perché di strada da fare ce n’è tanta però mi rendo anche conto che vivere in un paese come l’Olanda, uno dei primi al mondo a legalizzare i matrimoni egualitari nel 2001, con la presenza a pieno diritto di tanti membri di questa comunità trasmette un senso si sicurezza.” Completamente opposto all’Italia, dove la proposta del Ddl Zan è stata bocciata nonostante avesse un vasto consenso popolare.