Raggi assolta: Salvini si dice “contento”, però a Roma “sono messi male”
Un’ulteriore conferma del fatto che il sodalizio tra Lega e M5S non comprende il Campidoglio
Correttissimo e persino amichevole, se lo si ascolta un po’ distrattamente. Salvini viene intervistato sull’assoluzione di Virginia Raggi e snocciola osservazioni ineccepibili, con un tono assai tranquillo e una faccia quasi sorridente. Osservazioni che cominciano, infatti, con un limpido “Son contento”. E che anche nel prosieguo non mostrano alcuna aggressività nei confronti della Prima cittadina di Roma.
“Un sindaco – afferma Salvini – va giudicato per quello che fa e per quello che non fa”. Dopo, però, non manca di rimarcare che a Roma i servizi pubblici “sono messi male” e che anche l’attuale amministrazione, pur avendo ricevuto quel degrado in eredità da chi ha governato in precedenza, “poteva fare di più”.
Una ‘serena’ stilettata, diciamo così.
Non più tardi di un paio di settimane fa, del resto, il capogruppo leghista nell’assemblea capitolina, Maurizio Politi, aveva attaccato la gestione della Giunta pentastellata e detto chiaro e tondo che per le prossime elezioni la Lega è intenzionata a trovarsi un proprio candidato.
Appunto: alleati al Parlamento, avversari in Campidoglio. E per allearsi alle Camere, del resto, c’è voluta una trattativa sicuramente non facile e sfociata in un programma di governo per il quale, non a caso, è stato usato il termine ‘contratto’. Non tanto per sancirlo come impegno nei riguardi degli elettori, quanto per sottolineare che era frutto di diatribe e mediazioni.
La verità, insomma, è che il leader leghista ci sa fare. Magari a modo suo, ma non solo per istinto. Salvini, che si è preso in carico le macerie della gestione Bossi e ha tirato su un grattacielo, conosce a menadito la partita doppia della propaganda politica, il dare e l’avere della comunicazione pubblica. Ciò che si concede e ciò che si incassa. A volte, per chi si fermi alla superficie, i conti sembrano non tornare e l’impressione è che i suoi siano solo discorsi ‘di pancia’. Ma non è così: lui è molto più attento di quanto non appaia e il saldo di quei conti è attivo. Eccome se lo è.
Lo spettacolo che va in scena è spesso grossolano, ma la regia è sempre sagace. A volte Matteo le spara grosse per dare soddisfazione ai sostenitori, ma in cuor suo sa benissimo che all’atto pratico dovrà muoversi in maniera più misurata. Altre volte, come in questo caso, si mostra pacato e ragionevole ma, tra le righe, prende le distanze e predispone il possibile scontro.
Sono due modi diversi, d’altronde, di tirare acqua al proprio mulino. Il mulino della Lega che al momento macina consensi lavorando in asse con quello dei Cinque Stelle, ma che certo non rinuncia ai propri obiettivi di crescita ulteriore sul piano elettorale e ai propri piani di egemonia all’interno del governo.
Non soltanto il governo che c’è adesso ma anche quelli che verranno: insieme a chi, si vedrà.