Raggi shock, 600 mila € per applicare etichette o dare i numerini d’attesa
I soldi dei Romani stanziati per servizi per cui gli attuali 23mila dipendenti non sarebbero qualificati. Difficile non pensare a una regalia elettorale in vista delle Comunali 2021…
Raggi shock, in tutti i sensi. Il sindaco della Capitale è (verosimilmente) turbata dopo l’ufficialità del processo-bis a cui dovrà essere sottoposta in piena campagna elettorale. Ma è lei stessa a sconcertare i Romani con un’iniziativa che eufemisticamente si potrebbe definire “bizzarra”, e più adeguatamente beffarda, se non proprio assurda.
Raggi shock, 600mila euro per applicare etichette
Lo scorso 12 ottobre, il Campidoglio ha stanziato 635.703,56 euro per il «servizio integrato di ausilio agli uffici, all’archiviazione e alle attività dedicate al pubblico». Una cifra considerevole, soprattutto se si pensa che il Comune dispone già di 23.541 dipendenti. Tuttavia, una delibera di giunta del 2008 aveva portato alla «riqualificazione dei dipendenti di categoria B, in grado di svolgere» le attività oggetto del bando.
Di qui la determina della Centrale unica degli appalti di Roma Capitale, la numero 424/2020 (non 434, come riportato da vari organi d’informazione). Finalizzata a conferire un incarico da svolgere per tre anni nelle sedi del Dipartimento Risorse Economiche, in via Ciappi e in via Ostiense.
Abbandonando il burocratese, in cosa consisterà mai questa mansione «indispensabile per garantire i più elevati standard qualitativi»? Ebbene, il “personale qualificato” accoglierà gli utenti anche controllando il video-citofono, distribuirà moduli, consegnerà copie di atti e smisterà la corrispondenza. Ma c’è anche chi – udite, udite! – dovrà dispensare la numerazione d’accesso, distribuire la cancelleria e, dulcis in fundo, applicare le etichette sui documenti. In pratica, c’è chi sarà pagato per dare il numeretto a chi è in fila o per spostare penne tra le scrivanie. Quasi come il ragionier Fantozzi assunto nella megaditta con la qualifica di “spugnetta per francobolli”.
Occupazioni per cui, come si suol dire, non serve certo una laurea, che poi è la circostanza più ricorrente tra i dipendenti comunali. Di cui oltre il 60% ha al massimo la maturità, con un migliaio circa che si è fermato alla terza media.
Eppure, anziché comprare un distributore di ticket o chiedere all’impiegato che compila una pratica di apporvi la carta adesiva, meglio ingaggiare «operatori esterni all’Amministrazione». Le Comunali, dopotutto, si avvicinano, e non conviene lesinare sulle regalie. Tanto, pagano i contribuenti…
I guai della Raggi
Non dev’essere comunque una settimana facile per Virginia Raggi, essendosi aperta con la riedizione dei guai giudiziari di cui sperava di essersi liberata. L’accusa è sempre quella di falso relativa alla nomina di Renato Marra, fratello dell’ex Capo del Personale capitolino Raffaele Marra, a capo dell’ufficio Direzione Turismo.
Accusa dalla quale il primo cittadino era stata assolta in primo grado nel 2018, perché secondo il giudice il fatto non costituiva reato. Virgy, nell’interpretazione del magistrato, non sapeva di star mentendo quando aveva comunicato all’allora responsabile dell’Anticorruzione del Campidoglio Mariarosa Turchi di aver deciso autonomamente la promozione.
Facendo un considerevole sforzo per ignorare l’amenità giuridica, la Procura di Roma aveva fatto appello contro la sentenza, ritenendo invece provato il reato. L’esponente grillina avrebbe mentito consapevolmente, sia per fare scudo all’allora dominus di Palazzo Senatorio Marra senior che per evitare un’inchiesta per abuso d’ufficio. Che, da vecchio regolamento del M5S, avrebbe potuto costringerla alle dimissioni.
La prima cittadina dell’Urbe tornerà in tribunale il prossimo 26 novembre, con il rischio che il nuovo dibattimento torni a catalizzare l’attenzione dei media. E, soprattutto, che il caso possa deflagrare proprio nel bel mezzo della campagna elettorale per Roma 2021.
Raggi shock: le conseguenze politiche
Raggi shock, dunque, anche perché dal punto di vista politico pesa pure la scelta dell’omologa Chiara Appendino. Che ha rinunciato a correre per un secondo mandato a Torino dopo essere stata condannata a sei mesi proprio per falso ideologico in atto pubblico.
Eppure, in fin dei conti questo aspetto pertiene maggiormente alla presunta onestà che il MoVimento pretende di autoattribuire ai suoi esponenti. I 600mila e passa euro elargiti agli incollatori di etichette, invece, riguardano le tasche dei cittadini.
Domandina all’amministrazione pentastellata, allora: secondo voi, quale di queste di due questioni faranno sentire i Romani, una volta di più, Raggi-rati? Meditate, gente, meditate.