Rain Dogs di Tom Waits è il disco della quarantena di oggi
Oggi con Raindogs di Tom Waits i dischi della quarantena si gettano nelle fauci dell’orco di Pomona, qui catturato all’apice della sua ispirazione
Oggi con Rain Dogs di Tom Waits i dischi della quarantena si gettano nelle fauci dell’orco di Pomona, qui catturato all’apice della sua ispirazione. Born loser, Tom Waits spende, come tanti losers della sua generazione, la sua prima parte di carriera nei peggiori nightclub della California. Sbarca il lunario facendo il cameriere in questi locali dove spesso ha la possibilità, quando finisce il suo turno di lavoro, di suonare il piano e cantare le proprie cose. Viene notato agli inizi degli anni ’70 da un talent scout della Asylum Records, etichetta che ha sotto contratto tra gli altri Bob Dylan, Joni Mitchell e Jackson Browne. Con la scimmia di Kerouac sulle spalle il repertorio del giovane Tom canta dei dolori degli ubriachi, barboni, e nottambuli in generale. Conduce la classica vita del beatnik fino a quando agli inizi degli anni ’80 non viene scaricato dalla sua casa discografica.
L’arrivo a New York a metà anni ’80
Una voce che non passa inosservata. A metà anni ’80 si sposa, si trasferisce a New York e cambia etichetta discografica. Si lascia anche alle spalle l’immagine di vagabondo beat che lo aveva accompagnato fino ad allora e, complice un radicale cambio del suo timbro vocale dovuto al consumo smisurato di alcol e tabacco, cambia anche il suo modo di approcciarsi alla musica. Dirà in proposito lo stesso Waits che “da cantante confidenziale quale ero, ora emetto dei suoni che si avvicinano al rumore di un appartamento dove abitano tredici famiglie di portoricani con relativi parenti tubercolotici”. La trilogia di Frank L’Orco di Pomona, ormai così lo chiamano gli addetti ai lavori, proprio per quel particolare timbro vocale, abbandona il pianoforte d’ordinanza.
La trilogia di Frank, al centro c’è Rain Dogs
Lo sostituisce con “un’orchestra di rottami” fatta spesso da strumenti inventati sul momento a cui si aggiunge il prezioso e fondamentale apporto alla chitarra di Marc Ribot. Sfornerà quindi tre album poi noti come la trilogia di Frank, di cui questo Rain Dogs ne costituisce l’atto centrale e quello più compiuto. Canzoni come Singapore, Clap Hands, Cemetery Polka, Jockey Full of Bourbon, Hang Down Your Head e Downtown Train eludono ogni tentativo di classificazione e mostrano l’istrionismo del bluesman-orco al massimo della sua ispirazione.
Tom Waits nelle strade di Manhattan
A chi gli chiede il significato del titolo del disco Tom Waits risponde: “A Manhattan, dopo che ha piovuto, si vedono in giro tutti questi cani che sembrano smarriti. La pioggia lava via gli odori. Non riescono più a orientarsi, a ritrovare la strada di casa. Tutte le persone di cui canto sono tenute insieme dal modo fisico con cui condividono dolore e disagio”. Chiudiamo con un aneddoto riguardante l’iconica copertina del disco che cattura un momento intimo di due amanti. I più oggi ancora pensano che il maschio sia Tom Waits mentre in realtà lo scatto cattura due perfetti sconosciuti in un caffè di Amburgo, anche se c’è da riconoscere che la somiglianza con il nostro orco preferito è impressionante.
E in quegli anni a New York circolavano anche i Rem