Razzismo e omofobia è sempre lo stesso problema: la paura del diverso
La paura del diverso è radicata nell’essere umano. Da sempre razzismo e omofobia hanno prodotto discriminazione e oppressione
USA, Wisconsin: polizia spara a un afroamericano alle spalle, un ragazzo di 29 anni di nome Jacob Blake. 7 colpi di pistola mentre il ragazzo stava rientrando in macchina. Presenti anche i suoi figli, traumatizzati per l’accaduto. Si sta cercando di ricostruire la dinamica della vicenda, compreso il motivo per il quale il giovane non avrebbe obbedito all’ordine di stare fermo. La polizia infatti gli intima di stare immobile ma lui continua a camminare e apre lo sportello dell’automobile. Ecco gli spari. Alle spalle di un uomo disarmato. Non uno ma sette colpi d’arma da fuoco.
Tony Evers, governatore del Wisconsin, condanna l’accaduto: “Anche se non sappiamo tutti i dettagli, quello che sappiamo per certo è che non si tratta del primo afroamericano a essere colpito, ferito o ucciso dalle mani delle forze di polizia nel nostro Stato o nel nostro Paese”. Immagini crude riprese da un telefonino che hanno ricordato le tristi vicende di Minneapolis, dove il 26 maggio è stato ucciso George Floyd, un altro cittadino afroamericano, in seguito al violento arresto da parte di quattro agenti bianchi.
Dal razzismo all’omofobia: la paura del diverso
Ben Crump, legale dei diritti civili che rappresenta la famiglia di Floyd critica l’accaduto “Abbiamo visto il video. I tre figli di Blake hanno assistito al padre che cadeva a terra in seguito ai colpi di arma da fuoco. Si tratta di un’azione irresponsabile e senza senso che è quasi costata la vita a un uomo che stava solo cercando di fare la cosa giusta e intervenire in un incidente domestico”. Floyd è diventato il simbolo di una protesta che ha mobilitato l’America intera. L’uomo è morto soffocato a causa del prolungato schiacciamento del ginocchio da parte del poliziotto dopo 8 minuti di terribile agonia.
Tutti questi episodi hanno fatto emergere il dibattito sulla questione razziale. Tema caldo in America sia per le discriminazioni da parte della polizia, sia della società stessa, apparentemente “aperta” al diverso ma in realtà tendente sempre a discriminarlo, reprimerlo, odiarlo.
Razzismo in America: un po’ di storia
“Dobbiamo riconoscere la nostra storia di ingiustizia razziale. Penso che tutto quello che vediamo sia il sintomo di una malattia più grande», afferma in un’intervista rilasciata a The New Yorker Bryan Stevenson. Malattia più grande che da sempre attanaglia gli Stati Uniti. Fin dall’epoca coloniale, infatti, i diritti venivano riconosciuti agli uomini bianchi, nativi anglosassoni, ma negati ai nativi americani, agli afroamericani, agli asioamericani e agli ispanici sudamericani.
Secondo l’US Human Rights Network, organizzazione che si batte per il rispetto dei diritti civili “la discriminazione negli Stati Uniti permea tutti gli aspetti della vita e si estende a tutte le comunità di minoranza.“
Gli afroamericani sono stati da sempre usati come schiavi poiché non potevano contare, a differenza dei bianchi, su solidarietà religiose e etniche da parte dei componenti liberi della società bianca dominante.
Suzanne Plihcik, che si batte per l’uguaglianza razziale e la comprensione del razzismo sistemico, ribadisce a The New Yorker il primato dato alla razza bianca da parte del governo statunitense sostenendo come i “bianchi” siano da sempre avvantaggiati.
“Black lives matter”, le vite dei neri contano
In seguito a tutte le violenze perpetrate nei confronti degli afroamericani, è nata un’organizzazione internazionale chiamata “Black lives matter”, impegnata nella lotta contro il razzismo. Questa organizzazione dà vita a diverse proteste contro gli omicidi da parte della polizia delle persone nere.
“Love is love”: dall’omofobia all’accettazione del diverso
“Love is Love”, recita un famoso slogan statunitense. L’amore è amore e dunque bisognerebbe accettarlo in ogni sua forma, anche in quelle discostanti dai canoni classici.
Accettare ciò che si discosta dalla norma però fa paura poiché, spesso, si teme di essere automaticamente etichettati come “diversi”. Questo tipo di paura del diverso, è data dall’insieme di emozioni negative che si riversano nei confronti di persone di razza, religione, orientamento sessuale diversi dai canoni comunemente accettati.
La paura del diverso, infatti, è radicata nell’essere umano. Da sempre tutto ciò che si discostava dalla maggioranza è stato vittima di discriminazione e oppressione, generando razzismo e quella che oggi viene definita “omofobia”.
Con il termine omofobia si intende la paura intensa e irrazionale nei confronti dell’omosessualità. Il nostro Paese, sebbene laico, viene inoltre ancora influenzato notevolmente dalla concezione religiosa e dagli ideali della Chiesa e ciò ci porta a rimanere indietro rispetto al resto nel mondo e a essere bigotti in merito a temi così delicati come quello dell’omosessualità.
Da dove nasce l’omofobia?
A lungo ci si è chiesti se si nasca omofobi o se lo si diventi con il tempo. Le cause dell’omofobia sono molte e vanno ricercate in numerosi fattori (sociali e culturali). Ma non si nasce omofobi, lo si diventa con l’educazione che si riceve.
Il diverso fa paura ma va accettato
Essere “diversi” non significa essere strani o tantomeno migliori o peggiori di altri. Vuol dire distinguersi, discostarsi dalla massa. Spesso però ci sono numerosi pregiudizi che derivano da processi cognitivi di categorizzazione sociale che generano odio e discriminazione. Bisognerebbe andare oltre il pregiudizio e accettare tutto in ogni sua forma, seppur diversa da ciò a cui siamo abituati.