Reddito di cittadinanza, Raggi: “Va modificato”. Ecco le nuove proposte
Sarà più facilmente revocabile e i percettori faranno lavori di pubblica utilità in attesa dell’offerta di lavoro
“Mancano i controlli, non è una misura per chi è più furbo”. Il reddito di cittadinanza non sta funzionando. Non come dovrebbe almeno, dato che avrebbe dovuto essere un primo e incisivo atto nei confronti della lotta alla povertà, il vero punto di forza del Movimento 5 Stelle. Di fatto, si sta rivelando essere, piuttosto, una corsia preferenziale dei più furbi, che lo utilizzano per beneficiarne clandestinamente, e ingiustamente. La colpa, però risiede in chi lo sfrutta o nell’assenza di controlli?
Raggi: incentivare i controlli e lavori di pubblica utilità
Proprio in questa seconda direzione propenderebbe Virginia Raggi. La Sindaca di Roma ritiene appunto che non sia assolutamente necessario cancellarlo. Ma che vada rivisto sì, e che vengano incentivati i controlli, sottolineando anche l’urgenza con cui apportare queste modifiche . “Va corretto – ha affermato la prima cittadina ospite su La7 – perché mancano i controlli. Abbiamo sentito di abusi che non sono tollerabili. È una misura per chi è più fragile, non per chi è più furbo”.
Sarebbe utile sì, ma anche necessario, consentire ai sindaci di impiegare i percettori del reddito pentastellato per lavori di pubblica utilità, mentre attendono una proposta di lavoro, ha sottolineato la Sindaca. E, per fare ciò, non sarebbe quindi assolutamente necessario un suo smantellamento.
Pareri contrari: Renzi e il referendum abrogativo
Ma non tutti sono dello stesso parere. Chi attua una vera e propria lotta al reddito è il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che ha annunciato nei giorni scorsi la volontà di raccogliere firme al fine di presentare un referendum sull’abrogazione del reddito di cittadinanza nel 2022, sul cui tema vuole che “decidano gli italiani”. La raccolta firme sarà avviata dopo le elezioni del Presidente della Repubblica.
La nuova proposta
Il concetto del reddito di cittadinanza è invece condiviso a pieno dal premier Mario Draghi, come nei giorni scorsi ha dichiarato il Presidente del Consiglio. Intanto gli assessori regionali al Welfare avanzano la proposta al Ministro del lavoro Andrea Orlando; secondo tale ipotesi, l’offerta di lavoro si invia tramite SMS o WhatsApp. Chi la ignora, perde il diritto al reddito. Tale proposta è stata avanzata alla luce del fatto che gli operatori dei centri per l’impiego non hanno la possibilità di controllare se, in caso di offerta, la mancata risposta da parte dell’interessato è dovuta ad assenza di ricezione del messaggio, o a disinteresse. E secondo la norma, il sussidio deve essere revocato alla terza risposta negativa.
Attuare questa idea significherebbe rendere legale il tipo di comunicazione di messaggistica istantanea; tecnici del ministero e dell’Anpal ne stanno verificando la fattibilità. Proprio secondo uno studio dell’ente pubblico del lavoro, su 1.850.000 percettori del reddito, oltre un milione sono cittadini occupabili. Solo 392mila persone – un terzo del totale – hanno sottoscritto un patto per il lavoro.