Referendum Giustizia: un punto di partenza e un traguardo
Per interpretare e applicare la legge in modo corretto la magistratura deve garantire indipendenza, imparzialità, professionalità, giustizia
Si tratta di un punto di partenza e di un traguardo, ma anche di un fondamentale strumento di democrazia e partecipazione. Mi riferisco al ‘Referendum per una Giustizia più giusta’ per il quale si stanno raccogliendo le firme in tutt’Italia.
Questo Referendum è un punto di partenza ma anche di stimolo perché si proceda senza indugi a una riforma complessiva del sistema giustizia in Italia. Ma è anche un traguardo perché con i quesiti referendari si toccano temi critici rimasti irrisolti per troppi anni.
Non è retorico domandarsi se la legge sia uguale per tutti
Per interpretare e applicare la legge in modo corretto è fondamentale da parte della magistratura garantire indipendenza, imparzialità e professionalità. Certamente la gran parte dei magistrati opera seguendo questi alti standard, tuttavia non possiamo ancora fingere di non vedere certe gravi storture.
Scandali e nomine pilotate (il ‘caso Palamara’ rappresenta la punta dell’iceberg) hanno messo in discussione la credibilità del sistema nell’opinione pubblica. La riforma è ineludibile come porre freni alla giustizia senza limiti che può minare i principi fondamentali del nostro ordinamento”.
Queste le modifiche proposte nei 6 quesiti
1) Elezione del CSM: il quesito propone di abrogare il vincolo della raccolta firme consentendo a tutti i magistrati di proporsi come membri del Consiglio presentando la propria candidatura liberamente, superando l’appoggio e il potere di veto delle correnti.
2) Responsabilità civile dei magistrati: il quesito chiede di abrogare parte della legge 117/1988 per ridurre la ‘specialità’ della disciplina della responsabilità dei magistrati consentendo al cittadino leso nei propri diritti da un eventuale errore commesso dal magistrato di poter agire direttamente nei suoi confronti, citandolo in giudizio.
3) Equa valutazione dei magistrati: il quesito chiede di conferire il diritto di voto agli avvocati e ai professori universitari, componenti dei mini CSM, nei consigli giudiziari in occasione delle valutazioni professionali dei magistrati, in modo da porre fine al principio della giustizia esclusivamente interna della magistratura.
4) Separazione delle carriere dei magistrati: il quesito propone di abrogare parte di una serie di disposizioni affinché i magistrati, una volta scelta la funzione giudicante o requirente all’inizio della propria carriera, non possano più passare dall’una all’altra, con il conseguente rischio di compromettere l’equilibrio e l’imparzialità della giustizia.
5) Limiti della custodia cautelare: il quesito propone di limitare il carcere preventivo ai soli reati gravi, ponendo fine a un possibile uso distorto di questo strumento cautelare.
6) Abrogazione della legge ‘Severino’: il quesito punta a lasciare alla magistratura la facoltà di decidere, di volta in volta, in caso di una eventuale condanna, se comminare oltre alla sanzione penale, anche la sanzione accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici e per quanto tempo. Nella prassi, infatti, l’applicazione della misura dell’incandidabilità presenta diverse criticità, oltre a essere del tutto sproporzionata rispetto allo spirito della norma (la legge ‘Severino’).
Enrico Sirotti Gaudenzi – Responsabile del Dipartimento Giustizia Lega Romagna