Regina Elisabetta II: riti, simboli e monarchie
I notiziari non smettono di seguire ogni passo successivo alla morte della Regina Elisabetta II e del destino dell’anziano figlio Re Carlo III
A distanza ormai di giorni, nonostante i dissensi e le polemiche, tutti i notiziari mondiali non smettono di parlare e seguire ogni passo successivo alla morte della Regina Elisabetta II, del destino dell’anziano figlio successore Re Carlo III e della sua consorte, nonché di ogni vicenda dettagliata che riguarda tutti i componenti della famiglia Windsor.
Gran Bretagna: uno splendido isolamento
Al rispetto del rigido protocollo reale – che è culminerà con i funerali solenni della sovrana il prossimo 19 settembre – corrisponde la commozione di un popolo che non rinuncia al fascino della continuità monarchica, rivelandosi sinceramente devoto alla nobiltà e rispettoso dei riti e dei simboli che la connotano.
E’ una delle espressioni dello “splendido isolamento” di cui la Gran Bretagna si fregia da sempre e anche di recente dimostrato con “Brexit”, ma che esprime anche un fortissimo senso di appartenenza che – al di là dei termini da noi abusati come patriottismo e sovranismo – si manifesta con il simbolo puro della “corona”, capace di unire questo popolo con un vigore straordinario.
Le reazioni italiane sui social si sono espresse perlopiù con toni di derisione, saccenza, malcelato disinteresse. Addirittura c’è stato anche il distratto rampollo del defunto “re degli attori italiani” che non si è nemmeno reso conto della propria utilità dinastica, se pur laica e chissà se così tanto meritevole rispetto al cognome che la fortuna gli consente di portare.
Vale quindi la pena di analizzare qualche peculiarità.
Vero è che la monarchia è superata dalla storia, però non si spiega allora come mai in molti stati dell’Unione Europea è ancora la regola.
In Inghilterra la Regina Elisabetta e in Italia un re laico
Ma è altrettanto vero che se la Costituzione italiana repubblicana ha previsto l’elezione di un “re laico” accanto al capo del Governo, di certo non lo ha fatto per “nostalgia” verso i componenti di Casa Savoia esiliati dopo il chiacchierato referendum, bensì il timore di un pericoloso ritorno dello stato totalitario.
Vero è che il diritto di nascita con “sangue blu” non garantisce la capacità degli eredi di sostenere un ruolo che può dipendere soltanto dal merito.
Ma è altrettanto vero che se una regina con quattro figli accanto al lavoro è stata capace per settant’anni di essere Capo dello Stato del Commonwhealt che consta di ben 53 stati aderenti, c’è da ritenere che l’erede al trono ne sappia qualcosa in più del solito “politico comune” eletto, magari soltanto perché è simpatico.
Vero è che i Windsor sono una dinastia “taroccata” perché il re Giorgio V modificò il nome della sua casata Sassonia-Coburgo-Gotha, scomodo ai britannici perché bombardati dai tedeschi, per sostituirlo con quello attuale e che Windsor sarebbe un cognome inventato dopo un’attenta operazione di rebranding.
Sangue Blu
Ma è altrettanto vero che Lady Diana Spencer, nobilissima millenaria ambiziosa e supponente verso i parenti del marito, non seppe affatto gestire il suo ruolo portandosi al disastro autodistruttivo. così dando conferma che – alla lunga – a forza di sposarsi e riprodursi tra di loro, per questi soggetti di sangue blu qualche problema di intelligenza si crea, tant’è che i recenti consorti di estrazione borghese si stanno rivelando molto più adatti.
Vero è che – come disse anni fa Vittorio Sgarbi – le famiglie reali servono a dare il buon esempio e quindi se si comportano come le “gente comune” in termini di scandali, corna, tradimenti, divorzi, droga, alcool non servono più a nulla.
Ma è altrettanto vero che il reddito da merchandising che la famiglia reale produce ogni anno con tutte le numerose facce dei suoi componenti riprodotte su abiti e oggetti di ogni tipo è semplicemente stratosferico e fonte di notorietà mondiale per tutta la Gran Bretagna.
Reddito reale da merchandising
Vero è che ad Ascot (solo per indicare uno degli eventi più noti) c’è il trionfo dei cappellini femminili più ridicoli e bizzarri da far ridere a più non posso.
Ma è altrettanto vero che il maggior trofeo dello sport più nobile del mondo si gioca a Wimbledon, ove ogni campione di tennis ambisce alla consegna della coppa dalle mani della Duchessa di Kent, magari abusiva anche lei, ma non importa perché quel che conta è il simbolo che porta con sé.
Vero è che il vero mondo democratico è laico, che siamo tutti uguali dinanzi alla legge e che i nostri figli debbono nascere, vivere e morire in condizioni di pari opportunità.
Ma è altrettanto vero che – quando nasce o muore un regnante o erede al trono, i cannoni sparano a salve per giorni e giorni; qui da noi, “se sei de Roma”, al limite ti potrai accontentare dello sparo di mezzogiorno dal cannone del Gianicolo che è per tutti.
Ciò solo per dire che l’ironia e la banalizzazione di persone e modi di essere rappresentativi di un popolo che vanta l’appartenenza a una potente nazione ultramillenaria non sono sufficienti per “bocciare” in solo colpo questo complesso sistema con le sue modalità consolidate, se pur apparentemente goffe e fuori tempo.
Precisando comunque che, avendo io vissuto e lavorato a Cambridge per molti mesi da studentessa universitaria al fine di imparare la lingua inglese, ho visto i britannici in azione: posati, spesso modesti, ubbidienti alle leggi e consapevoli (fin troppo) delle loro capacità. Ecco perché ho forse lasciato lì un “pezzetto di cuore”, magari ripensando romanticamente ai magnifici “Cigni della Regina” presenti in ogni specchio d’acqua situato in ogni loro curatissimo giardino pubblico.