Religione, Dio vince la morte
Oggi, a distanza di duemila anni, credere non è ancora qualcosa di immediato: c’è un travaglio che conduce alla fede, c’è un cammino da compiere, c’è una zona oscura da attraversare per rinascere finalmente alla luce
Il primo giorno della settimana
Maria di Magdala si reca molto presto al sepolcro che era ancora buio e la narrazione (Gv. 20, 1-9) precisa anche che ciò avvenne “il primo giorno della settimana” (v. 1), vale a dire il giorno del Signore, la Domenica. L’espressione richiama alla mente “il primo giorno della creazione”, quando Dio pone in essere con la sua parola “la luce”: “Dio disse: Sia la luce! E la luce fu” (Gen 1, 3). Nel primo giorno della settimana, dopo il “sabato” (sabbàth) e la morte di Gesù, egli ha fatto dono della risurrezione al suo Cristo, cioè la “luce delle genti”. Finalmente l’uomo è stato raggiunto dalla Vera Luce definitiva, l’unica che non solo splende, ma che illumina ogni sua via.
Tuttavia la scoperta della tomba vuota fa sprofondare nell’angoscia la donna (Maria Maddalena), la quale spontaneamente pensa che il corpo sia stato portato via. Ma il sepolcro da questo momento non sarà più il luogo della sofferenza e della disperazione, poiché diventerà lo spazio di una scoperta decisiva, che non può più lasciare indifferenti: ogni uomo ora è chiamato a prendere posizione, ad “afferrare” una netta decisione.
Una corsa che culminerà nella fede
La prima a correre è la Maddalena, che fugge ad avvertire Pietro e l’altro discepolo, quello che Gesù amava, Giovanni. Nonostante i due si rechino insieme al sepolcro, il discepolo amato giunge per primo a destinazione. Anche se arrivato per primo, Giovanni non entra nel sepolcro, si limita a vedere che i teli erano posati per terra, diventando così il secondo testimone della mancanza del corpo di Gesù. Attende l’arrivo di Pietro: non è da escludere che qui ci sia il riconoscimento della preminenza petrina, o almeno della maggiore età, il rispetto del più anziano. Quest’ultimo invece, appena giunto al sepolcro, entra immediatamente e osserva anche lui i teli per terra, mentre il sudario lo vede ben piegato in altra posizione. Simile panorama non fa pensare a un trafugamento o al rapimento di cadavere: se così fosse stato, i loro occhi avrebbero visto un gran disordine.
Dalla narrazione emerge un dato: Pietro vede, ma la sua visione rimane sterile, il segno non gli dice nulla; il discepolo amato invece testimonia un altro tipo di visione, quella della fede: “e vide e credette” (v. 8). Non basta allora constatare la concretezza dei fatti per accedere all’intelligenza della fede. Il discepolo amato vide i fatti, e credette che in quei fatti ci fosse all’opera l’azione di Dio, interpretò che proprio lì avesse agito la potenza del Signore. Saranno poi i primi cristiani a essere aiutati dalla Scrittura, chiave ermeneutica per l’interpretazione del sepolcro vuoto.
Partecipare al racconto
Sono tre i protagonisti della vicenda, i quali rispecchiano qualsiasi lettore. La Maddalena, ligia al suo dovere di donna dopo la sepoltura di un cadavere, non fa altro che praticare quanto la buona religione e la buona morale dell’epoca richiedevano.
L’impressione è che davvero le parole del Maestro fossero decadute completamente: quanto dichiarato e comunicato durante la sua vita sembra ormai morto e sepolto, allo stesso modo nel quale i suoi seguaci pensano di lui. Eppure qualcosa sta cambiando: “Corse allora…” (v. 2), questo correre di Maria Maddalena mostra la comprensione che qualcosa di straordinario sia accaduto e che la spinge ad andare da coloro che più di tutti gli altri avevano un rapporto profondamente intimo con Gesù. Questa corsa è il suo primo passo verso la conversione continua, ma che mira al passo definitivo che arriverà per lei subito dopo (vv, 11-18).
Pietro non appare ancora pronto per questo salto, forse la sua “responsabilità” lo rende rigido a quanto visto. Osserva i fatti, ma non manifesta alcun fremito interiore. Egli ha capito tutto, eppure non sente il mare mosso in sé, non comprende che è giunto il momento di dare di più. L’essere coinvolti, l’amare davvero è proprio quanto Gesù chiede e finché questa dimensione umana manca, il passo successivo non si può fare.
Il discepolo amato, Giovanni, è colui che realmente ha vissuto con Gesù intimamente e profondamente. A lui è stato sufficiente osservare e immediatamente interpretare i fatti: “vide e credette” (v. 8). Giovanni non ha mai dubitato della parola del Maestro, fin dal primo momento ha creduto che lui fosse il Figlio di Dio, degno di fiducia, a partire dal suo comportamento coerente e fecondo. L’evangelista permette ai lettori di ogni tempo di vestire i panni dei protagonisti del racconto.
Maria Maddalena: pur forte nella sua fede, l’umanità lacerata dal dolore la porta al pianto e alla tristezza, finché si sente chiamare per nome (v. 16). La voce di Gesù che la chiama per nome con la stessa tenerezza di sempre, le apre gli occhi e il cuore, e la fede sboccia, e le sue lacrime germogliano nella gioia.
Pietro e Giovanni: sono passati tre anni da quando Gesù li ha chiamati sulle rive del lago, e ora li cerca attraverso la voce di una donna e li chiama a un nuovo incontro. Corrono insieme al sepolcro: Pietro osserva, Giovanni vede e crede. Il movimento esterno della ricerca di Gesù si traduce in un cammino interiore, in un bisogno di affidarsi oltre il segno delle reliquie funebri: la tomba vuota con i teli e il sudario bel piegati.
Oggi, a distanza di duemila anni, credere non è ancora qualcosa di immediato: c’è un travaglio che conduce alla fede, c’è un cammino da compiere, c’è una zona oscura da attraversare per rinascere finalmente alla luce. Buona Pasqua… nonostante la pandemia!
Il Capocordata.
Bibliografia consultata: Bonelli, 2020; Toffolon, 2020; Laurita, 2020.