Religione, l’elezione di Benedetto XVI 15 anni dopo
Il 19 aprile 2005 diventava Papa Joseph Ratzinger, l’umile lavoratore nella vigna del Signore: il suo pontificato è stato segnato dalla rinuncia, ma in tanti dovrebbero chiedergli scusa
Vaticano, 19 aprile 2005. Al secondo giorno del Conclave che doveva eleggere il successore di San Giovanni Paolo II, la tradizionale fumata bianca annunciava ai fedeli riuniti in piazza San Pietro il gaudium magnum.
Habemus Papam, avrebbe confermato di lì a poco il cardinale protodiacono, rivelando al mondo che il nuovo Successore di Pietro era Joseph Ratzinger, il quale aveva scelto come nome Benedetto XVI. Un’elezione nel segno della continuità, dal momento che il cardinal Ratzinger, anche come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, era stato uno degli uomini più vicini a Papa Wojtyła, a cui era andato il suo ricordo nel primo discorso da Pontefice.
«Dopo il grande Papa Giovanni Paolo II» disse infatti Benedetto XVI in quell’occasione, «i signori cardinali hanno eletto me, un semplice ed umile lavoratore nella vigna del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare ed agire anche con strumenti insufficienti». Un esordio che testimoniava la profonda umiltà del più grande teologo vivente, la cui ineguagliabile cultura è pari solo all’immensa dolcezza.
Non a caso, pochi giorni dopo, nella Messa inaugurale del suo pontificato, Papa Benedetto chiedeva ai devoti riuniti nell’abbraccio del Colonnato del Bernini: «Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi». Parole che a molti sarebbero poi suonate profetiche.
La rinuncia di Papa Ratzinger
L’11 febbraio 2013, Papa Benedetto annunciò che, a partire dal successivo 28 febbraio, avrebbe rinunciato al Ministero petrino le cui forze, «per l’età avanzata», non erano più adatte a esercitare in modo adeguato. Storicamente, era l’ottavo Pontefice a compiere, «con piena libertà», questo atto che, dopo oltre sette anni, fa ancora molto parlare.
Nella sua ultima udienza generale, il giorno prima che iniziasse il periodo di sede vacante, il Vicario di Cristo precisò che «il “sempre” è anche un “per sempre” – non c’è più un ritornare nel privato. La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero non revoca questo». A conferma della portata epocale di questa scelta, Benedetto XVI ha assunto il titolo ufficiale di “Sommo Pontefice emerito”, conservando al contempo la talare bianca, l’appellativo di “Sua Santità”, lo stemma papale con le chiavi di San Pietro e anche la residenza in Vaticano, nel monastero Mater Ecclesiae.
Si è molto discusso sulla possibilità che l’abdicazione del Papa regnante possa in effetti essere avvenuta, in qualche modo, sotto costrizione. È noto, infatti, che dall’inizio del gennaio 2013 i bancomat vaticani erano stati bloccati dopo che Bankitalia aveva negato l’autorizzazione a operare transazioni da parte di Deutsche Bank Italia (alla quale erano state trasferite molte delle attività finanziarie della banca vaticana, lo Ior). Blocco casualmente revocato il giorno dopo le dimissioni di Benedetto XVI.
Ciascuno può trarne le proprie conclusioni, ricordando anche ciò che l’allora cardinal Ratzinger disse nella Missa pro eligendo Romano Pontifice: «Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie». Una critica netta, che non poteva piacere alla cultura dominante.
Il calvario di Benedetto XVI
Gli attacchi, praticamente tutti pretestuosi, iniziarono quasi subito. Nel settembre 2006, il Papa tedesco tenne presso l’Università di Ratisbona una lectio magistralis incentrata sul rapporto tra fede e ragione. Il discorso, di una bellezza e di una profondità impressionanti, scatenò violente reazioni nel mondo islamico per una citazione dell’Imperatore bizantino Manuele II Paleologo che, estrapolata dal contesto, venne spacciata per un attacco di Benedetto XVI al profeta Maometto.
In modo simile, i media hanno divulgato una narrazione sempre distorta dei casi di pedofilia nella Chiesa, che Papa Ratzinger ha sempre combattuto con forza: eppure, anche il recente film I due Papi inventa che Benedetto XVI non volle o poté affrontare la spinosa questione.
Di fatto, questa orrenda pellicola presenta una vile caricatura del mite Pontefice bavarese, e la nota piattaforma streaming che l’ha prodotto dovrebbe semplicemente scusarsi con il 265° Vescovo di Roma – così come dovrebbero fare tanti altri.
La Storia, alla fine, non potrà che avere ragione del cumulo di menzogne e calunnie che ancora oggi infangano Benedetto XVI. Papa ancora amatissimo dai fedeli e, proprio per questo motivo, ancora terribilmente scomodo.