Report, dopo il servizio sulla strage di Capaci la Dia perquisisce la casa dell’inviato Mondani
“Il motivo sarebbe quello di sequestrare atti sull’inchiesta in cui si evidenziava la presenza di Delle Chiaie sul luogo dell’attentato”
La Direzione Investigativa Antimafia, su mandato della Procura di Caltanissetta, sta perquisendo in queste ore l’abitazione dell’inviato di Report, Paolo Mondani, e la redazione di Sigfrido Ranucci. Gli investigatori stanno cerando, inoltre, atti e testimonianze anche su telefonini e pc. Come riportato sul profilo Facebook del conduttore, il motivo “sarebbe quello di sequestrare atti riguardanti l’inchiesta di ieri sera sulla strage di Capaci. Nella quale si evidenziava la presenza di Stefano Delle Chiaie, leader di Avanguardia Nazionale, sul luogo dell’attentato di Capaci”.
Il servizio della trasmissione di Rai 3, infatti, è iniziato con le dichiarazioni di Roberto Scarpinato, procuratore generale di Palermo fino al 14 gennaio 2022. Quest’ultimo ha rivelato che “emergono sempre più connessioni tra delitti eccellenti, stragi imputate alla mafia nel 1992/93 e stragi imputate all’estremismo di destra. In collaborazione con esponenti della P2 e dei servizi segreti, al nord. Per questo la Corte d’Assise di Bologna citò Falcone, che nel 1988 in una audizione della commissione parlamentare antimafia disse ‘forse dovremmo rileggere tutta la storia italiana‘”.
Report, perquisizione della Dia dopo il servizio sulla strage di Capaci
Come spiegato successivamente da Ranucci, Falcone “proponeva appunto, in alcune audizioni, di rileggere la storia degli omicidi eccellenti e delle stragi in Sicilia. Era rimasto folgorato dall’uccisione di Piersanti Matarella, che aveva abbracciato la linea di Moro e del compromesso storico. Falcone non credeva che il suo assassinio fosse opera esclusivamente della mafia. E aveva raccolto testimonianze in base alle quali Licio Gelli sarebbe stato il mandante.
Gli esecutori, invece, i membri dei Nar, Giusva Fioravanti e Cavallini: gli stessi che verranno poi coinvolti nella strage di Bologna. Pista rimasta in sospeso. Ma dai verbali emerge che Falcone e Borsellino stavano realmente indagando. E credevano a un ruolo della massoneria deviata, della P2, di Gladio e della destra eversiva negli omicidi eccellenti e stragi avvenuti per opera della mafia in Sicilia.
Una realtà che sta emergendo dalle carte del processo di primo grado sui mandanti della strage di Bologna. Dove si ipotizza anche che alcuni membri dei movimenti sciolti di Avanguardia Nazionale e di Ordine Nuovo si fossero uniti ai Nar per realizzare attentati e omicidi. Con il fine di destabilizzare il Paese”.
Il “sopralluogo” di Stefano Delle Chiaie prima di Capaci
Paolo Mondani, con il servizio La Bestia Nera, ha “raccolto testimonianze che confermerebbero che la pista della destra eversiva è perfettamente sovrapponibile a quella della mafia. Per quello che riguarda se non altro la strage di Capaci. Ha raccolto la testimonianza dell’ex brigadiere dei Carabinieri Walter Giustini, che aveva raccolto a sua volta la confidenza di Alberto Locicero, autista di un boss molto rispettato, il quale disse che Riina si sarebbe potuto catturare prima delle stragi. Locicero racconta anche di un sopralluogo prima di Capaci del leader di Avanguardia Nazionale, Stefano Delle Chiaie“. Quest’ultimo è stato coinvolto nel tentato golpe borghese, indagato e prosciolto nei processi sulle stragi di piazza Fontana e della stazione di Bologna.