Riapertura delle scuole, la Fondazione GIMBE asfalta il piano del Governo
“Dalle aule ai trasporti nessun cambiamento rilevante, neppure contro il rischio della variante Delta”. Ancora una volta, bocciato sonoramente il Ministro dell’Istruzione Bianchi
Con la riapertura delle scuole prevista quasi ovunque tra il 13 e il 15 settembre, nel già accesissimo dibattito è entrata a gamba tesa la Fondazione GIMBE. L’organizzazione che monitora settimanalmente l’andamento della pandemia e, proprio in riferimento ai rischi connessi al Covid-19, ha analizzato il piano del Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Traendo delle conclusioni che definire impietose è dir poco.
Il j’accuse della Fondazione GIMBE sulla riapertura delle scuole
«Le numerose criticità che lo scorso anno scolastico hanno ostacolato, se non reso impossibile, lo svolgimento delle lezioni in presenza non sono state finora affrontate in modo risolutivo». Lo ha affermato l’ultimo report della Fondazione GIMBE, aggiungendo tranchant che il piano del Governo «non convince». Un sottile eufemismo per edulcorare il durissimo j’accuse contro le misure dell’esecutivo, che «non contengono rilevanti cambiamenti». E questo malgrado il rischio rappresentato dalla variante Delta e l’impegno di Palazzo Chigi «a riaprire le scuole in presenza al 100%».
Sarà che il titolare del MI si era concentrato troppo sulla querelle relativa al Green pass, considerato d’altronde «fondamentale per la ripresa delle lezioni in sicurezza». E i cui problemi di privacy dovrebbero essere superati grazie a una piattaforma informatica attualmente allo studio col supporto del Dicastero della Salute. Una super-App che segnalerà la validità del certificato verde degli operatori scolastici, senza però indicare alcun altro dato.
Il Ministro Bianchi bocciato
Il problema è che questa è l’unica vera novità partorita dal titolare di viale Trastevere (che sta quasi riuscendo nell’impresa di far rimpiangere il predecessore Lucia Azzolina). Tanto che l’azzurro Daniele Capezzone ha liquidato la questione come «arma di distrazione di massa rispetto a ciò che non è stato fatto».
«Non è previsto lo screening periodico e sistematico di studenti e personale scolastico» ha infatti lamentato ancora l’ente diretto da Nino Cartabellotta. Non esiste neppure «alcuna rendicontazione pubblica su come siano stati impiegati i 150 milioni del Decreto Sostegni», destinati (teoricamente) all’allestimento delle aule. «Mentre i 350 milioni del Decreto Sostegni bis» assegnati, tra l’altro, all’acquisto delle mascherine «ad oggi sono stati ripartiti tra le scuole solo sulla carta».
Non a caso si sussurra da tempo che il Premier Mario Draghi abbia messo nel mirino Bianchi, oltre all’omologo del Mit Enrico Giovannini. Anche perché pure «sul fronte trasporti, al di là di generiche indicazioni sullo scaglionamento degli orari di ingresso, spunta solo la figura del mobility manager». Che sarebbe una sorta di “responsabile della mobilità” tra casa e scuola, ma perché usare l’italiano in Italia, quando c’è l’inglese?
Insomma, a circa due settimane dalla riapertura delle scuole, per il Ministro dell’Istruzione, già “rimandato a settembre”, si prospetta l’ennesima bocciatura. Aspetto che, probabilmente, dovrebbe far riflettere più di qualcuno lassù, nelle segrete stanze.