Riapre bar solo per le persone: 300 caffè in 2 giorni, prima in 2 h non conviene
“Non basterà fare un grandissimo piatto o il caffè e cornetto”
Riapre bar e alle 7:30 c’è già fila
“Per il primo caffè post-quarantena la gente non vedeva l’ora e quando abbiamo riaperto c’è stata una reazione stupenda. Alle 7:30 del mattino c’era già la fila”. Riapre un bar nel Centro storico della Capitale.
Lo racconta alla Dire Alessio Tagliaferri, titolare del Caffè Achilli di via Settembrini, nel quartiere Prati, che ha riaperto dopo settimane di lockdown lanciando un servizio di caffetteria da asporto e di consegna a domicilio di colazione, pranzo e cena.
“E’ quello che possiamo fare in questo momento, più che altro per riprendere contatto con le persone. Restituire loro le piccole abitudini di cui avevano nostalgia- spiega Tagliaferri- perché al momento al livello economico non conviene”.
Anche se con lentezza e fatica riapre il bar di via Settembrini, nel quartiere Prati nei primi giorni della Fase 2.
Sono molti, infatti, i bar che per adesso hanno deciso di non riaprire. “Siamo fortunati perché io ho una lunga esperienza come cuoco, posso mettermi ai fornelli e so fare il barista”, racconta Alessio.
“Ci sono tante piccole attività di commercio che per ripartire avrebbero bisogno anche di 5/6 persone tra cuochi, lavapiatti e banchisti.
E come si fa a pagare tutto questo personale se oggi fai 300 caffè in due giorni quando prima li facevi in due ore? Senza contare i materiali usa e getta che fanno inevitabilmente lievitare i costi per il gestore”, spiega ancora Alessio.
Della famiglia Tagliaferri è anche la storica Enoteca al Parlamento Achilli, ristorante con una stella Michelin, che al momento è attivo solo per la vendita dei vini.
“Quando ci faranno riaprire- racconta Alessio- non credo che i ristoranti di livello subiranno il colpo più forte perché, oltre ad avere in generale meno coperti, si rivolgono a una clientela che cerca un certo tipo di esperienza e sono sicuro che continuerà a farlo.
Certo, noi siamo in Centro Storico e ci rivolgiamo al turista enogastonomico, se rimane tutto fermo si lavorerà un po’ meno. Ma a soffrire veramente saranno quelli che lavorano sui grandi numeri, che hanno molti coperti.
Molti ricorreranno a prestiti per pagare stipendi e fornitori
E’ chiaro- continua il cuoco e imprenditore- che per ripartire dopo 3 mesi di stop ci sarà bisogno di soldi per pagare stipendi e fornitori.
Molti dovranno ricorrere a prestiti e il governo, che ha dovuto imporre le chiusure e ha impedito i licenziamenti, potrebbe pensare a finanziamenti a fondo perduto.
Sarebbe anche molto utile bloccare i contributi dei dipendenti fino a dicembre, così si dimezzerebbero i costi sia per chi ne ha 20 che per chi ne ha 2″.
Infine il tema del suolo pubblico. Secondo Tagliaferri “il 35% in più non basta. Se in 10 metri hai 6 tavoli, anche con quella percentuale in più non recuperi lo stesso numero di coperti.
Ci vuole- continua il ristoratore- un via libera fatto bene e contenuto, oppure faremo un salto indietro di 20 anni.
Sarà un far west dove chi trova spazio lo occupa, perché i ristoratori dovranno compensare il numero di tavoli che perderanno negli spazi interni.
A questo punto allora meglio concedere ai ristoranti, dove possibile, di mettere i tavoli nelle aree pedonali o nelle piazzette“.
La fase che si avvicina secondo Tagliaferri sarà “difficile e ce la farà chi mostrerà di avere qualche capacità in più perché non basterà fare un grandissimo piatto o il caffè e cornetto.
Si dovrà- conclude- essere bravi a muoversi, ad adattarsi, a tenere sotto controllo i numeri e a gestire le spese”. (Fla/ Dire)