Ricerca, “i fondi del PNRR solo agli enti che rispettano la parità di genere”
Il Ministro dell’Università condiziona l’accesso agli euro-finanziamenti alle ideologiche quote rosa, umilianti in primis per le donne. Ma la scienza non segue il politically correct
Attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza arriveranno 9 miliardi per il sostegno e il rafforzamento della ricerca. Lo ha stabilito la cabina di regia appositamente riunitasi a Palazzo Chigi, e lo ha confermato Maria Cristina Messa, Ministro dell’Università e della Ricerca stessa. La quale, però, contestualmente ha condizionato l’accesso ai fondi comunitari ad alcuni vincoli, surreali soprattutto perché antiscientifici.
Fondi per la ricerca condizionati
Il Governo ha dunque destinato per interposto PNRR 9 miliardi di euro-finanziamenti alla ricerca, «di cui 5 devono andare a bando entro la fine di quest’anno». Lo ha annunciato il Ministro competente, Maria Cristina Messa, ricordando l’esortazione in tal senso di Giorgio Parisi, neo-vincitore del Premio Nobel per la Fisica.
La titolare del MUR ha anche sottolineato lo sforzo per raggiungere la parità di genere e ridurre il gap generazionale e quello tra Sud e altre Regioni. Obiettivo perseguibile a monte con misure ad hoc, per esempio riservando i progetti «per il 40% a donne ricercatrici», nell’auspicio di arrivare al 50%. Ma anche ammettendo ai concorsi solamente gli enti dotati «di un bilancio di genere e di un “Piano di uguaglianza di genere”». Le quote rosa accademiche, insomma.
Peccato che le quote, di qualsiasi colore, siano lo strumento in assoluto più umiliante per coloro che ne beneficiano. Che avranno sempre il dubbio di essere premiati non per la qualità della propria opera, ma per una caratteristica biologica (sesso, colore della pelle o altro). Quando l’unico criterio della selezione dovrebbe essere il merito – tanto più nella scienza, che del politically correct se ne infischia.
Con questo modus eligendi, invece, si rischia di scartare pregiudizialmente dei lavori validi – magari dei lavori da Nobel. Chi può escludere a priori, infatti, che un novello Parisi non si veda respinto per ragioni meramente ideologiche?
Ecco perché quella dell’ex Rettore della Bicocca di Milano ci sembra un’imbarazzante sceneggiata. O meglio, in omaggio alla protagonista, una “Messa” in scena.