Ricetta Segre: “Basta odio, parliamo d’amore”. E troppi si lasciano incantare
Le parole della senatrice saranno anche sincere, ma in chiave politica il messaggio diventa quanto mai ingannevole
Dovremmo credere pure questa, quindi.
Che la società in cui viviamo è costruita per essere buona e che un po’ dappertutto ci sono appunto persone gentili, solidali, amorevoli. Che per un po’ si erano curiosamente eclissate dalla scena pubblica – forse perché indaffarate a essere altrettanto buone in via privata, o forse perché non si erano rese conto di quanto fosse essenziale contrapporsi a chi non ha un cuoricino nobile e palpitante come il loro – ma che ora si stanno ritrovando tutte insieme.
Per ora nelle piazze, con le sardine. O stringendosi a coorte intorno a Liliana Segre, con slogan al tempo stesso commoventi e pugnaci quali “La tua scorta siamo noi”. In futuro, quando l’establishment vorrà, anche nelle urne.
Mattarella in testa (chi meglio di lui, d’altronde?) lo spettacolo che va in scena è La Riscossa dei Migliori. E come da copione è essenziale che, per contrasto, ci siano anche i cattivi. Anzi, i cattivissimi.
Indovinate un po’ chi sono?
Esatto: i terribili sovranisti. Che invece sono pieni di odio. Un odio istintivo e ottuso e bestiale. Anzi no: “bestiale” non si può dire perché è un insulto alle bestie. Alle cosiddette bestie che in realtà sono animali, più precisamente i Signori Animali, e che nessuno si azzardi a mancare loro di rispetto.
Cambiamo formula, allora. “Un odio istintivo e ottuso e xenofobo”. Xenofobo ci sta sempre bene: se appena appena ti infastidisci all’idea che intorno a te ci siano più stranieri che connazionali, xenofobo te lo becchi di sicuro. E zitto, che se no ti denunciano. O quantomeno ti svergognano: non lo sai, razzistaccio semianalfabeta, che gli esseri umani sotto tutti uguali e ugualmente apprezzabili, poiché “ogni differenza è un arricchimento”? E gli immigrati sono “una risorsa”. E siamo tutti figli di Dio, sia-lodato-Gesù-Cristo.
Un odio incomprensibile, peraltro. Come è mai possibile – come è mai pensabile – che qualcuno non rimanga sereno e fiducioso, per come vanno le cose? Sia qui in Italia, sia più in generale in Occidente. A cominciare dagli USA.
Come si fa a non capire che le classi dirigenti, da quelle finanziarie a quelle parlamentari e mediatiche, sono impegnatissime a fare del proprio meglio, per creare le condizioni più favorevoli all’armoniosa convivenza di tutti?
Le enormi disparità di reddito e di privilegi non devono mica trarci in inganno. Ci mancherebbe. Il vero problema, come ci ha appena spiegato lo stesso Mattarella, sono gli evasori. Se quel buco «indecente» da 119 miliardi venisse colmato, «le possibilità di aumentare pensioni, di aumentare stipendi, di abbassare le tasse per chi le paga, e così via, sarebbero di molto aumentate».
Sergio Mattarella: quello che all’inizio era considerato un po’ da tutti la quintessenza del politico grigio e anonimo, e che adesso viene celebrato come un miracolo di saggezza. Adesso che serve in questa luce.
Stranissimo che prima, invece, fosse così sottovalutato.
Interessante, la “memoria condivisa”
Questa è la versione ironica. Quella seria è disseminata negli articoli che abbiamo già scritto nelle scorse settimane a commento dell’attualità politica ed economica. Per esempio sulle sardine, sul MES, sui licenziamenti di massa cui si accinge Unicredit.
La versione seria si può riassumere in una frase: non abboccate all’amo. A questo ennesimo amo… dell’amore.
Liliana Segre che afferma «Basta odio, parliamo d'amore, guardiamoci da amici anche solo per un attimo. Perché l'odio si combatte anche tenendo viva la memoria condivisa» è uno svolazzo retorico che a lei si può magari perdonare in forza dell’età assai avanzata e della sua vicenda personale. Ma che viceversa è imperdonabile quando venga usato per occultare la vera natura delle disuguaglianze socioeconomiche e la deliberata brutalità dei meccanismi e delle procedure con cui si perseguono, da moltissimo tempo e senza alcuno scrupolo, quegli scopi di sopraffazione. Sempre cinica. Spesso spietata.
Al di là della buonafede di chi scende in piazza con le migliori intenzioni, l’inganno che si sta ordendo nelle ultime settimane è tra i più insidiosi. Perché fa leva sul desiderio di sentirsi parte di un mondo assai migliore di quello in cui si vive realmente.
La suggestione del “Sistema Buono che si era un po’ distratto ma che ora si ravvede, dal rilancio del lavoro alla difesa dell’ambiente” è un colossale abbaglio. E va sbugiardato senza mezzi termini.
La “memoria condivisa” non dovrebbe essere solo quella richiamata dalla senatrice Segre. Dovrebbe essere anche, eccome, quella delle innumerevoli menzogne che ci sono state rifilate in passato: proclamando valori elevatissimi, sguazzando in abusi di ogni sorta.
Non sono semplici “sviste”.
Non lo sono mai state.