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Riduzione dello stock di debito pubblico italiano: la madre di tutte le battaglie

Può un governo democratico impostare con forza e decisione urgenti cambiamenti sociali, economici, fiscali, mediante legge anche di tipo costituzionale?

Piazza Colonna, Palazzo Chigi (sede Governo)

Piazza Colonna, Palazzo Chigi (sede Governo)

Il debito pubblico nella economia moderna ha da sempre influenzato la sopravvivenza di monarchie e stati repubblicani, sin dai tempi dei banchieri rinascimentali inglesi, olandesi e fiorentini l’ interesse sul debito è stato utilizzato per condizionare la vita politica e militare dei governi dell’ epoca. Tutti hanno dovuto fare i conti con questa regola non scritta: Papi, Monarchi e Principi perfino ai tempi della Rivoluzione Francese e della fine della monarchia (dettata dalla crisi finanziaria dello Stato francese pesantemente indebitato per le guerre) e a quelli degli inglesi con Napoleone Bonaparte con il debito della Corona che rimase in piedi per decenni.

Debito pubblico: oggi in Italia non facciamo eccezione, anzi

Soltanto che oggi i media fanno in modo che il popolo (che dovrebbe essere sovrano in Costituzione) di sovrano abbia ben poco e quindi sappia poco. Ebbene sì per comandare realmente devi sapere e se non sai, in definitiva non comandi tu ma un altro. Anzi altri che compaiono poco o nulla e in realtà detengono i capitali finanziari utili a comandarti anche in maniera occulta o poco visibile se non agli addetti ai lavori.

Quindi è fondamentale capire il legame che oggi esiste tra finanza (detentrice del debito), informazione (posseduta dalla finanza) governo degli Stati (apparentemente autonomi) e popolo.

La grande finanza può condizionare pesantemente un Governo (anche di una serie di Stati come la UE) solo se possiede direttamente o indirettamente una grande quota dello stock del debito pubblico del singolo Stato: una volta che la Nazione accetta di fare a meno dell’ Istituto di emissione della valuta (per esempio la Banca di Italia) e cede questo potere monetario ad una istituzione collettiva plurinazionale sovraordinata (BCE per esempio), è ovvio che può fare fronte alle sue necessità o riducendo le sue spese pubbliche (difficile farlo senza sollevare disordini pesanti in uno Stato fortemente basato sulla PA come Italia, soprattutto nel breve periodo) o stampando/emettendo nuovi titoli di Stato che vende sul mercato recuperando valuta (ovviamente ad interessi passivi variabili in relazione alla situazione economica e politica).

Crescono gli interessi passivi

In questo modo lo stock di debito della Nazione ogni anno cresce e con esso cresce ogni anno ovviamente lo stock degli interessi passivi che lo Stato annualmente deve pagare ai sottoscrittori dei titoli di Stato emessi.

Ora questo succede in maniera gigantesca (molto più che in Italia) in Paesi economicamente forti come il Giappone, ma qui il debito pubblico è quasi interamente riservato e sottoscritto da investitori istituzionali privati o pubblici e anche retail (cittadini) giapponesi. Cioè la esposizione debitoria mostruosa del Giappone (che è un isola ricordiamocelo bene) è solo e soltanto con i suoi cittadini.

Oppure questo succede ancora più in maniera gigantesca con gli USA che però impongono le loro regole e quindi governano di fatto il loro debito (molto a scadenza prolungata) con la loro forza politica di leader mondiale, con la loro forza militare di nazionale potente e con la forza della loro gigantesca economia e le loro multinazionali che dominano tutto dalla energia, alle armi, ai farmaci ed alla informazione. Potrei continuare.

L’ Italia è una nazione particolare, geograficamente importantissima nel cuore del Mediterraneo, politicamente importante perché ospita la maggior parte dei soldati USA e basi Nato di Europa, religiosamente importantissima perché è la sede del Vaticano.

Ma oggi e non da oggi ha un punto debolissimo nel suo stock di debito pubblico nazionale emesso dal MEF che negli ultimi dieci – quindici anni è tecnicamente in forte crescita ed apparentemente fuori controllo: siamo arrivati ad un rapporto debito/PIL del 155 % (contro il 60% di tetto massimo imposto dal Trattato di Maastricht) e un valore complessivo di debito pubblico italiano che cresce annualmente ed ha raggiunto con il Governo Meloni la cifra record di 2580 mld euro.

Spread stabilizzato con il Governo Meloni

Il problema dei problemi italiano è che lo spread del debito pubblico italiano, cioè il differenziale degli interessi passivi tra BTP italiano e Bund tedesco si è stabilizzato con il Governo Meloni (complice anche la corsa al rialzo dei tassi internazionali) su quota 170 punti base circa, rispetto ai 110 punti base circa dell’ epoca di Draghi e Conte. Quindi la quota finanziaria in Legge di Bilancio che il Governo prevede di pagare (sempre emettendo nuovi titoli di Stato !) si attesta tra i 70 e gli 80 mld euro/annui, che naturalmente vengono sottratti alle politiche di investimento in infrastrutture (digitali, stradali, case, ospedali, ponti, viadotti, autostrade, manutenzione ordinaria e straordinaria, ecc) e alle spese sociali o di supporto alla impresa privata. E’ un valore pari quasi ogni anno a TRE Leggi Finanziarie ed è una perdita di ricchezza impressionante, un lento impoverimento collettivo. Strisciante ma pericolosissimo.

Il pesante indebitamento pubblico italiano (attualmente la vita media del debito italiano è di circa 7 anni) condiziona pesantemente le politiche di sviluppo e non consente di fatto la reale riduzione della pressione fiscale sia sulle persone fisiche che su quelle giuridiche (imprese) impedendo quindi di creare nuovi VERI posti di lavoro e non meri pannicelli caldi inutili per creare famiglie e fare figli e fare sviluppare la personalità del giovane.

La Repubblica fondata sul debito pubblico

Articolo 1 della Costituzione … la Repubblica è fondata sul lavoro… potremmo dire ironizzando che oggi la Repubblica Italiana alla faccia di Calamandrei, Parri e Moro non è fondata sul lavoro ma sul … debito pubblico !! Questa è la dura realtà: senza debito pubblico non ci sta ossigeno per vivere in Italia. Ma il debito pubblico, come il cianuro, se è eccessivo ci avvelena lentamente.

A fronte di questo enorme e pericolosissimo debito pubblico, in Italia abbiamo un risparmio bancario gigantesco: spesso poco inutilizzato, infruttifero ed utile solo al sistema bancario italiano ed estero. Si dice il valore del risparmio bancario si aggiri in 4-5 volte il costo di tutto il debito pubblico italiano !!

Da qui la mia proposta che è lo riconosco assai dirompente e provocatoria ed è fondamentalmente basata sulla grande quantità di risparmi (spesso poco utili) dei cittadini italiani depositati nel circuito bancario italiano ed estero.

Un patto tra Governo e cittadini

Io propongo sostanzialmente che il Governo italiano (eletto democraticamente, chiunque sia e d’ accordo con la opposizione) faccia un vero e proprio patto con il popolo italiano e lo metta per iscritto ed il PATTO sarebbe questo pressappoco:

– Il Governo emette lungo un arco di due tre anni una serie di nuovi Titoli di Stato a scadenza molto lunga (almeno trentennale), a tassi di interesse molto sotto soglia mercato e con condizioni molto difficili di rivendita se non a scadenza naturale.

– Contemporaneamente in questi due, tre anni il Governo si ricompra con questi soldi i titoli italiani di debito a breve media scadenza, presenti nel mercato: operazione apparentemente in perdita, ma che allunga subito e drasticamente la vita media del debito italiano e quindi da subito lo mette in condizione di essere ristrutturato ed essere al sicuro dagli attacchi della finanza speculativa internazionale (vedi il duo Monti-Napolitano e la crisi del Governo Berlusconi).

– Parallelamente gli interessi passivi sul costo del debito italiano scenderanno progressivamente e rapidamente in un arco temporale di 3-5 anni e questo rafforzerà la credibilità finanziaria italiana, attraendo direttamente come effetto collaterale positivo capitali stranieri per le attività di sviluppo imprenditoriale

– La liberazione del costo del debito a valori fisiologici (10-15 mld euro annui invece dei 70-80 attuali) libererà grandissime risorse per un vero e drastico calo delle tasse e una riduzione della aliquota irpef a due aliquote 15 e 25 o giù di lì e non gli spiccioli di adesso che illudono soltanto le masse ignoranti e non risolvono il problema della fiacca domanda interna italiana.

Un nuovo boom economico per l’Italia

Questo permetterà il boom del lavoro e degli investimenti privati, con assunzione di giovani e creazione di tantissime nuove imprese che faranno crescere in pochissimo tempo il PIL nazionale anche a valori del 5-6 % annuo (altro che superbonus edilizio) e questo riassorbirà in pochissimo tempo tutto il debito complessivo o quasi e permetterà di riappropriarci della politica interna ed estera e non sottostare in realtà ai diktat attuali (militari e farmacologici per esempio) degli gnomi della finanza (fondi di investimento internazionali e sovranazionali, fondi sovrani).

– A questo tassello mancano le ultime due parti. Nella prima il popolo crederà secondo me a questa richiesta di aiuto del Governo (nessuna costrizione/imposizione/furto quindi stile Amato 1992 ma un patto di libertà) solo se il Parlamento ed anche le opposizioni con il Governo si impegneranno formalmente senza guardare in faccia a nessuno a ristrutturare subito e drasticamente il quadro legislativo e fiscale che ha prodotto in 70 anni oltre 12.000 leggi, decreti e dpcm privilegiando la loro fusione per materia (con abolizione annullamento o disapplicazione delle norme confliggenti) in nuovi ed articolati Testi Unici.

Questo porterà in due tre anni ad una potente semplificazione e sburocratizzazione della P.A.., svuoterà i tribunali dal contenzioso civile e amministrativo ed attrarrà fiducia e consenso degli investitori privati ed esteri allo sviluppo culturale ed imprenditoriale della Nazione.

Il mercato degli stupefacenti

Nella seconda parte il Governo deve una volta per tutte risolvere il problema della massiva diffusione del mercato illegale degli stupefacenti che porta via moltissima attività della magistratura e della polizia giudiziaria, ci riempie di migranti mano d’ opera del narcotraffico, riempie le nostre carceri di queste tipologie di reati. La mia proposta è di prendere atto laicamente e prosaicamente che il narcotraffico nella società italiana ha purtroppo vinto la sua battaglia e che non si possa svuotare un oceano con il secchiello né si può fare del nostro Paese uno stato di Polizia decuplicando per le strade le forze dell’ ordine.

La potenza economica del narcotraffico va normalizzata facendo un accordo che metta in capo a chi si converte alla legalità la possibilità per loro e per la loro discendenza di rientrare nella legalità a fronte del versamento allo Stato di una grande quantità del loro patrimonio illegale fin qui accumulato. Questo tassello antiproibizionista è simile a quello che nel 1936 circa gli USA fecero con il commercio degli alcoolici: si accorsero che non potevano fermare l’ acqua del fiume con le mani e tolsero il divieto di vendere alcoolici.

Il lecito acquisto di stupefacenti

Così noi dovremmo prevedere dei percorsi di lecito acquisto delle droghe in posti predeterminati dallo Stato (farmacie per esempio) con identificazione del compratore per motivi sociali e di sanità pubblica: si eliminerebbe la leva principale alla base del mercato nero, cioè il proibizionismo. Ovviamente in caso passasse questa proposta, chiunque continuasse a delinquere nel narcotraffico nazionale e internazionale (produttori, distributori, consumatori) nel mercato nero verrebbe perseguito con forza decuplicata e con riforma degli ordinamenti giudiziari che impediscano le garanzie processuali (quindi pene aumentate e condanne certe per tutti anche per i consumatori che così non avrebbero più scuse). I reati si ridurrebbero moltissimo e lo Stato vedrebbe l’ afflusso di enormi capitali finanziari anche dall’ Estero.

La domanda per i lettori è però: può un governo democratico con due camere legislative e una Presidenza della Repubblica autonoma impostare con forza e decisione e senza tentennamenti questi urgenti cambiamenti sociali, economici, fiscali, ecc mediante legge ad hoc anche di tipo costituzionale? Secondo me sì, non servirebbe una dittatura politica o militare come qualcuno mi suggerisce per misure così draconiane. Soprattutto se ci sarà una piena convergenza su queste misure di Governo ed Opposizione Parlamentare e dei corpi intermedi dello Stato (alla Gramsci) come per esempio i Sindacati confederali, quelli autonomi e le Associazioni e perché no anche la Massoneria ufficiale.

I rischi che si corrono se non si interviene

Se non si fa una operazione di questo tipo in tempi brevi, il massiccio debito pubblico e la corruzione dell’ impianto legislativo alla sua base ci porterà all’ esaurimento anche per fuga all’ estero dei depositi di liquidità bancaria, alla emigrazione dei nostri giovani migliori (come ad inizio del 900) cosa che già succede per i medici, alla perdita di pezzi importantissimi di welfare sociale come il SSN per fare solo un esempio, alla potente e incontrollata immigrazione africana e medio orientale, al buio demografico delle famiglie. In parole povere in assenza di una misura complessiva come questa, io prevedo entro breve tempo il crollo del nostro Paese come nazione democratica e l’ asservimento pieno allo Straniero dell’ Italia con tutto quello che ne consegue.

Si apra quindi su questa proposta complessiva un rapido e approfondito dibattito pubblico ad opera dei media e si chieda il coinvolgimento di tutti sulla materia. Senza infingimenti e manovrine retrostanti, la gravità del momento storico (è in corso una vera e propria guerra al popolo italiano).

Naturalmente, le opinioni di questo articolo sono strettamente personali da privato cittadino della Repubblica Italiana e non coinvolgono minimamente l’ Università di Roma Tor Vergata presso cui io lavoro.