Rieti, 16enne picchiata con la sedia dalla madre e chiusa nel bagagliaio
Una Pasquetta da incubo quella passata da una ragazzina poco più che sedicenne, di origine marocchina
Una Pasquetta da incubo quella passata da una ragazzina poco più che sedicenne, di origine marocchina, ma residente da molti anni nel reatino insieme alla sua famiglia. Rientrata a casa alla fine della giornata, come racconta Il Messaggero, sua madre si è accorta che la giovane aveva con sé un pacchetto di sigarette, e… Ciò è bastato a far scattare un’inaudita ed ingiustificata violenza: l’ha picchiata più volte, anche con l’aiuto di una sedia, finché la ragazza è riuscita a fuggire da casa, rifugiandosi nel centro del piccolo comune di residenza. Ha poi trascorso la notte fuori, all’aperto, al freddo. Fino a che, nelle prime ore del mattino, è stata ritrovata da suo padre e dal fratello, che si erano messi alla sua ricerca senza avvertire le forze dell’ordine. Non appena individuata, l’hanno immobilizzata e hanno anche loro iniziato a percuoterla, in mezzo alla strada, rinchiudendola poi nel bagagliaio dell’auto per riportarla a casa. Terrorizzata da tutta quella violenza e da ciò che l’aspettava a casa, la piccola è riuscita comunque a telefonare ai carabinieri, intanto che era chiusa nel portabagagli e che l’automobile procedeva a tutto gas. Gli ha raccontato tutto, piangendo, urlando e singhiozzando. Ha poi riattaccato, senza però fornire loro le sue generalità ed il suo indirizzo.
Fortunatamente, grazie alla localizzazione del cellulare, i militari non c’hanno messo molto a individuare la sua abitazione e a intervenire. La giovane era chiusa in bagno, in preda al terrore, con evidenti segni di percosse. Sono stati subito attivati i servizi sociali e la ragazza è stata immediatamente allontanata dalla sua famiglia. Ha passato la notte coi carabinieri e il giorno seguente è stata accompagnata presso una struttura protetta. Madre, padre e fratello sono stati denunciati in stato di libertà alla procura della repubblica e al tribunale di Rieti per abuso dei mezzi di correzione e disciplina (previsto e punito dall’art. 572 del c.p., rubricato “Maltrattamenti contro familiari e conviventi”, che prevede la pena della reclusione da due a sei anni per “chiunque (…) maltratta una persona della famiglia o comunque convivente, o una persona sottoposta alla sua autorità o a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, o per l’esercizio di una professione o di un’arte”).